Vangelo del 20 dicembre 2019


Il Signore stesso vi darà un segno
Is 7, 10-14

"In quei giorni, il Signore parlò ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio?
Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele»".


È il brano profetico che più profuma di Natale. Con questa profezia Giuseppe si arrende alla presenza straordinaria dello Spirito nella sua vita e in quella di Maria (cfr. Mt 1, 22-23).
Anche per noi questa parola rivela uno dei più bei nomi di Dio, il più prossimo alla nostra vita, il più necessario.

Isaia e il suo re Acaz sono divisi dal modo di vedere la politica del momento.

Sembrerà strano ma qui Isaia parla per un motivo politico e la sua profezia è per illuminare Acaz; la stessa profezia ha rincuorato Maria e Giuseppe nel momento in cui lo Spirito ha fatto irruzione nelle loro vite che si affacciavano alle nozze; queste stesse parole sono illuminanti per noi che oggi cerchiamo chi ci guidi al bene.
Le profezie varcano i secoli e continuano a compiere ciò che il Signore desidera, ciò per cui erano state pronunciate (cfr. Is 55, 10-11).
Acaz (il cui nome significa "il Signore ha afferrato per guidare, proteggere") regna a Gerusalemme nella seconda metà dell'VIII secolo prima di Cristo.
È imminente una guerra e si pone il problema delle alleanze.
Acaz sente tutta la sua debolezza di fronte all'Assiria ma si allea con questa potenza contro i suoi vecchi alleati.
Il profeta non condivide una scelta che sarebbe distruttiva e con le sue parole vuole fargli coraggio e fargli riporre fiducia in Dio, il suo vero alleato contro i nemici che premono per schiacciare Israele.

"In quei giorni, il Signore parlò ad Àcaz".
Dio, per mezzo della bocca di Isaia raggiunge il cuore del re che si è appena sposato con una giovane donna e si affaccia nel difficile compito di guida e pastore del popolo. Il Signore non lo lascia solo in questo compito più grande di lui e vuole impedire che una politica scellerata porti Israele verso la distruzione.

"Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto".
Come sempre, nella tradizione biblica, la parola si accompagna al segno. Parola e segno sono il modo con cui Dio parla, si fa immanente e il suo aiuto diventa sperimentabile.
Così ci sottolinea il Concilio Vaticano II: "Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto" (Dei Verbum cap.1).
Fatti e annuncio intimamente connessi sono all'origine della fede.
Isaia ha annunciato il giudizio negativo del Signore sulle decisioni del re e ora lo invita a scegliere un segno che sorregga la sua fede.
E' un segno fuori da ogni influenza umana: nel profondo degli inferi, cioè nell'aldilà dei morti, o nell'alto, cioè nelle altezze dei cieli dove dimora il Signore.

Un segno inequivocabile quindi, uno che rivelerà la potenza di chi parla e compie meraviglie.

"Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore»".
Acaz è chiuso dalla paura dei nemici, ma non vuole mettersi contro Isaia e il suo Dio.
Così vorrebbe uscirsene senza prendere una posizione affermando che, per rispetto, non vuole tentare Dio.
In effetti una decisione l'ha già presa, quella che gli sembra la meno pericolosa per lui, cioè soggiacere agli assiri e non vuole fare nessun passo nella direzione che il Signore gli mostra.

"Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio?".
Pesante conclusione del profeta che denuncia l'atteggiamento di resistenza caparbia e sfiancante del re alla voce del popolo, dei suoi consiglieri e di Isaia stesso.
Nessuno riesce a smuoverlo, tutti sembrano parlare con un muro di gomma che non ascolta preoccupazioni, sofferenze e avvertimenti vitali.
Il re Acaz inoltre mette a dura prova la pazienza e la misericordia di Dio e del suo profeta. Egli spera di stancare Dio, nella speranza che molli la presa e che gli faccia fare la "sua strada".
Non è il nostro atteggiamento di fronte a chi ci ama e vorrebbe fermare le corse distruttive verso evidenti percorsi mortali?!

"Pertanto il Signore stesso vi darà un segno".
Il Signore non molla, non abbandona il suo popolo alla follia di un re giovane e testardo. Offrirà comunque un segno.
Penso che questa pedagogia di Dio sia proprio la nostra salvezza! I segni che il Signore è favorevole ci vengono dati spesso oltre le nostre preghiere e a prescindere dai nostri desideri.

Il Signore si manifesta e ci spiazza: mai la sua azione è ovvia; tutte le sue rivelazioni sono nuove e sconcertanti per noi. Veramente il suo è fare luce per coloro che camminano vagando come ciechi! Sempre Isaia, annunciando il Signore che irrompe nella vita degli uomini, afferma: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 9,1).
E Paolo ci supplica:"Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà!" (Ef 5, 4).


"Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele".
La parola "vergine" ha una sua storia.
Nel testo ebraico è haalmàh: la giovane; nel testo greco della LXX è "e parthènos"; nella Vulgata latina è "virgo". 
Generalmente viene tradotto con “la giovane”, “la fanciulla”, “la ragazza”.
Il vocabolo ebraico usato da Isaia – haalmàh –  non viene mai usato nella Bibbia per indicare una donna sposata; esso designa una ragazza adolescente giunta all’età delle nozze.
Una nascita particolare dunque, un segno che mostri l'intervento fecondante e aperto alla vita da parte di Dio che benedice le nozze del re. È il segno di un nuovo inizio annunciato e certamente compiuto dal Signore.
Questo figlio-segno ha un nome-segno che noi conosciamo bene: "Emmanuele", cioè Dio-con-noi.
Con le parole stesse di Isaia contempliamo questo annuncio diventato realtà per noi nella notte di Betlemme:
"Un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti" (Is 9,5-7).

L'Emmanuele è figlio della Vergine, che ha sperimentato la sua stessa incapacità di generare (cfr. Lc 1, 34).
E' il Figlio di un'umanità frastornata e impedita di fronte a strade in cui non sa camminare.
Colui che è la Via è donato a noi affinché cammini nuovi non ci siano preclusi, imprese di misericordia e condivisione, che pensavamo non fossero alla nostra portata, divengano possibili e per per stupirci di avere accanto un Dio continuamente bene-dicente e bene-fattore.

Commenti

  1. Come rendere possibile l impossibile, se non lasciando cadere la paura di essere fecondati da un raggio di speranza che apre orizzonti inediti ? Come Maria , voglio rimanere disponibile e appassionatamente pronta a cambiare programma di vita per fare spazio alla vita. Vieni, vieni ancora, Signore Gesù !

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  2. Il significato potrebbe essere questo: la città non cadrà nelle mani dei siriani grazie alla protezione del Signore, e il segno che attesterà il compiersi della parola divina sarà proprio il fatto che la sposa del re rimarrà incinta, partorirà e poi alleverà il discendente legittimo, che salirà sul trono di Davide. Così quel bambino mostrerà come Dio sia davvero fedele alla promessa, si sia rivelato come il "Dio con noi".
    (Carla Sprinzeles)

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  3. Questi primi versetti sono narrati nel segno dell'Emmanuelle. Il racconto è imperniato tra Isaia, il profeta dell'annunzio e Acaz re di Giuda. Tra i due c'è la narrazione o meglio, l'annunzio della nascita di una figura gloriosa che la storia giudaica interpreterà in chiave messianica, come l'Emmanuele, il Dio con noi. L'intento di Isaia è di convincere Acaz che arriverà un re liberatore e salvatore(Emmanuele) di Gerusalemme dall'avanzata degli alleati tra loro Siria-Samaria, che intendono piegarlo al loro volere.
    (CPM - Italia)

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  4. Ecco il senso del suo appello disperato al re Acaz e al popolo:  confidare nel Signore , abbando-nandosi con piena fiducia ai suoi disegni. Non è possibile all’ uomo salvarsi solo con le proprie forze.  Il Signore stesso ci chiama, ci conosce, previene le nostre necessità, e ci da dei segni.  L’invito di Isaia è alla speranza, alla fede nella venuta dell’ Emmanuele, in quel Messia che inaugurerà un tempo di pace e di giustizia.  Quindi sta a noi, lasciando le nostre sicurezze, abbandonarci al Signore con cuore umile e fiducioso come bambini riconoscendo l’amore del Padre.
    (Parrocchia S. Carlo da Sezze)

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  5. Attraverso lo SPIRITO SANTO che è in noi sin dal battesimo il Signore ci dà i suoi segni indicandoci la retta via.Dobbiamo imparare a riconoscerlo anche nelle circostanze negative senza avere paura.Per due giorni consecutivi ci ha detto: NON TEMERE.Amen.

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  6. Tu Signore sei il Dio con noi, io mi fido e mi aggrappo a te, perché mantieni le tue promesse. Sii la luce che illumina e riscalda i miei freddi giorni.

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