Prima lettura del 26 dicembre 2019
Contemplo i cieli aperti
At 6, 8-12; 7, 54-60
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì".
Stefano, il primo martire tra i discepoli di Gesù, viene ricordato il giorno dopo il Natale. L'amore che ha iniziato a manifestarsi a Betlemme, ha coinvolto i discepoli nell'amare sino alla fine dando la vita per i nemici.
"In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo".
Gesù aveva detto ai discepoli: "In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste" (Gv 14, 12).
Stefano è la manifestazione di quella profezia che inizia a realizzarsi.
Grazia e potenza insieme dicono il senso profondo del Vangelo tra gli uomini. Il dono gratuito e immeritato di Dio agli uomini ha una sua forza, un potere risanante sulla vita di ogni uomo.
Come per Gesù, anche per Stefano si cercano pretesti per eliminarlo perché con la sua testimonianza rende ancora presente Gesù che hanno condannato e ucciso.
Alcuni "si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava".
Un'altra parola di Gesù che si realizza: "Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere" (Lc 21, 14-15).
La Sapienza di Gesù e del suo Vangelo iniziano a mostrare la luminosità su ogni altra sapienza.
Stefano è trascinato davanti al Sinedrio ed è impressionante la descrizione dell'odio che anziché diminuire, alle sue parole si acutizza: "erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti".
Il giudizio di condanna è già evidente e colpisce la fermezza di Stefano in mezzo a questa tempesta che sta per travolgerlo.
"Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio".
In mezzo alla concitazione e all'avversione di chi gli vuole impedire di annunciare, gli occhi e il cuore di Stefano sono fissi su Gesù, nella sua gloria, alla destra del Padre.
La fede dà occhi per vedere; nella prova e nella persecuzione la visione sostiene e dona perseveranza nel testimoniare.
Colmo dello Spirito, Stefano diceva ad alta voce: "Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio".
È una professione di fede in Gesù Dio-uomo. Per lui i cieli si sono aperti e il mondo di Dio e quello degli uomini non sono più distanti e separati. È Gesù Messia che fa da ponte fra cielo e terra.
Questo annuncio scandalizza e indigna i giudei e sempre scandalizzerà, afferma Paolo : "Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani" (1Cor 1, 23).
La croce è uno spartiacque, discerne i sentimenti del cuore e ne svela la direzione.
Un uomo crocifisso come un criminale, quindi maledetto da Dio, può essere così esaltato? Per i Giudei era un sacrilegio affermarlo, una vera condanna a morte per chi osava continuare in questa fede.
"Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo".
Stefano ormai cammina verso la sua morte da martire.
Il popolo dell'ascolto, davanti all'annuncio del Salvatore, si tura le orecchie, impedendo alla parola di raggiungerlo.
Sordi a Dio che parla, ciechi di fronte ad un testimone fedele: chi non accoglie la trasformazione operata dall'annuncio dell'amore del Padre, rimane col cuore di pietra, ancorato alla legge e incapace di aprirsi all'amore.
"E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo".
Ecco comparire per la prima volta Saulo, meglio noto a noi come Paolo, l'apostolo dei pagani. È lì in veste di "notaio" per l'esecuzione della sentenza; per questo i mantelli vengono affidati a lui.
Questa terribile annotazione non viene omessa negli Atti degli Apostoli; più avanti si dirà chiaramente che "Saulo approvava la sua uccisione" (At 8, 1).
Ma il cammino verso la luce non è precluso a nessuno.
Nelle tenebre della legge che sclerotizza i cuori, la testimonianza di un martire apre uno spiraglio alla sapienza di Dio che porterà i frutti più avanti nella vita di Saulo.
"E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì".
Luca descrive la fine del primo testimone come la morte del Maestro.
Affida il suo spirito al Signore e prega perché non sia loro imputato come colpa: vivere e morire come il Figlio di Dio che "ha dato se stesso per noi" (Ef 5, 2), è la strada del fedele condotto dallo Spirito.
Questo discepolo coraggioso e carismatico, il cui nome significa “incoronato”, è il primo a ricevere la corona del Cristo, che ha raggiunto per amore il punto più vicino alla miseria umana e per questo da Dio è stato incoronato e innalzato (cfr. Ef 2, 6-9).
È centrale la parola di Stefano che dice: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Il Verbo si è fatto carne! Ora, alla destra di Dio, sta Gesù, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo! La nostra povera umanità assunta e glorificata da Gesù, ora sta alla destra di Dio, e indica la direzione nuova dell’esistenza, liberata dal Male e dalla morte, verso la piena comunione con Dio!
RispondiEliminaCosì, il martirio di Stefano diventa la direzione di ogni esistenza cristiana liberata dal male e dalla morte: non si deve più morire! Ora si vive per dare la vita!
(Giovanni Nicolini)
La figura di Stefano è una delle più significative del Nuovo Testamento e lo è - lo dobbiamo dire esplicitamente - per il suo riferimento a Cristo Gesù. Come Gesù si è definito il «servo» per eccellenza (cf Lc 22,27), così Stefano è il primo dei sette aiutanti degli apostoli, addetti appunto al servizio (cf At 6,3). Come Gesù fu pieno di Spirito Santo (cf Lc 4,1.14; 10,21) per l'esercizio della sua missione, così Stefano è detto pieno di fede e di Spirito Santo (cf At 6,5) in funzione di ciò che va dicendo e testimoniando con la sua morte. Come Gesù è stato il martire per eccellenza (cf Lc 22,39-46), sulla scia dei martiri dell'Antico Testamento (cf 2 Mac 7,1-41), così Stefano corona la sua esistenza terrena con il martirio (cf At 7,51-54) e sarà chiamato il protomartire.
RispondiElimina(Carlo Ghidelli)
Santo Stefano, dopo essere stato preso solo per causa della testimonianza che gli veniva dalla sapienza dello Spirito Santo, visto Gesù assiso alla destra di Dio nella sua Gloria, e avendogli consegnato lo spirito, muore chiedendo a Dio di non imputare ai suoi uccisori il peccato del suo assassinio. Egli è il protomartire, il primo dei tanti martiri che avranno amato Gesù fino a dargli la vita, una vita che non sarà stata sprecata, ma che sarà servita a testimoniare Gesù, oltre che ai posteri, perfino ai propri uccisori. La parola “martire”, dal greco, significa infatti testimone. Una testimonianza di amore cristiano fino alla fine, premiata con la Salvezza per la perseveranza in questo amore.
RispondiElimina(Elisa Pallotta)
A Natale il cielo di apre affinché il Figlio di Dio scenda tra noi, ma a Natale il cielo di apre per consentire anche a noi, a Stefano e ad ogni figlio dell' uomo, di salire al cielo , nella gloria del Padre. Il figlio di Dio scende in una mangiatoia, e noi, con Stefano , possiamo salire e sedere presso il trono di Dio.
RispondiEliminaMorendo Stefano rivela quali sono le parole che lo Spirito mette sulle nostre labbra nel momento della persecuzione e del martirio:"signore accogli il mio Spirito" "signore non imputare loro questo peccato" dono le stesse parole con le quali muore Gesù. E sono le parole che aprono il cielo. Un cielo che rimane aperto perché sono parole di perdono gratuitamente offerto persino si persecutori. Parole che mantengono il cielo aperto anche per loro.
RispondiEliminaNon solo il primo dei martiri, ma il modello di ogni martirio: nella morte di santo Stefano appaiono tutti gli elementi ricorrenti ogni volta che qualcuno viene ucciso a causa della fede. Il “fastidio” provocato in chi non comprende la saggezza del Vangelo, le “scuse” e le false accuse e poi l’aggressione e il perdono degli aggressori da parte dei martiri, oltre all’intaccabile fiducia di essere accolti tra le braccia di Dio. La storia di Stefano ci ricorda che credere non è facile e che il Vangelo non è un semplice appello a essere “più buoni”, bensì un potente strumento per cambiare il mondo. Ecco perché destabilizza i potenti, che con ogni mezzo nei secoli hanno cercato di mettere a tacere la voce di chi porta il messaggio del Risorto.
RispondiEliminaGrande il momento,
RispondiEliminaSi contempla una realtà che VEDE, solo chi fa, chi vive secondo la SUA logica.
Maestosità nell'aprirsi a quella logica che supera ogni terrena gratificazione.
Ricompensa anche quando si perde....
Logica che sto inseguendo.... quanto tempo ci metto... Non è dato a me sapere