Prima lettura del 28 luglio 2020

In te noi speriamo
Ger 14, 17-22


"Il Signore ha detto:
«I miei occhi grondano lacrime
notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità
è stata colpita la vergine,
figlia del mio popolo,
da una ferita mortale.
Se esco in aperta campagna,
ecco le vittime della spada;
se entro nella città,
ecco chi muore di fame.
Anche il profeta e il sacerdote
si aggirano per la regione senza comprendere».
Hai forse rigettato completamente Giuda,
oppure ti sei disgustato di Sion?
Perché ci hai colpiti, senza più rimedio per noi?
Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene,
il tempo della guarigione, ed ecco il terrore!
Riconosciamo, Signore, la nostra infedeltà,
la colpa dei nostri padri:
abbiamo peccato contro di te.
Ma per il tuo nome non respingerci,
non disonorare il trono della tua gloria.
Ricòrdati! Non rompere la tua alleanza con noi.
Fra gli idoli vani delle nazioni c’è qualcuno che può far piovere?
Forse che i cieli da sé mandano rovesci?
Non sei piuttosto tu, Signore, nostro Dio?
In te noi speriamo,
perché tu hai fatto tutto questo".

In tempo di grave siccità la parola del Signore è carica di una particolare forza di denuncia della miseria spirituale in cui vive Israele. Il profeta dà voce a questi lamenti da parte del Signore. 
In questa pagina dolorosa la voce di Dio e del profeta si fondono e i due piangono insieme per il popolo amato. 

"I miei occhi grondano lacrime
notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità
è stata colpita la vergine,
figlia del mio popolo,
da una ferita mortale". 
Una ferita che sanguina copiosamente è stata inferta alla città santa e a tutto il popolo.
Il Signore e il profeta piangono questa situazione senza precedenti. Instancabile il Signore, nel guardare i suoi figli, non trova pace vedendoli in questa grande sofferenza. 

"Se esco in aperta campagna,
ecco le vittime della spada;
se entro nella città,
ecco chi muore di fame". 
Guerra e fame hanno ridotto allo stremo il popolo di Dio. Il Signore ovunque vede afflizione e mancanza di nutrimento. 

"Anche il profeta e il sacerdote
si aggirano per la regione senza comprendere". 
Chi doveva portare conforto e forza è disorientato e sembra perdere la speranza.
La religione, grande perno di tutta la vita sociale, rappresentata dal profeta e dal sacerdote,  vede vacillare le sue certezze. Se anche loro sono nello smarrimento, chi darà forza ai figli stremati?

"Hai forse rigettato completamente Giuda,
oppure ti sei disgustato di Sion?". 
Ecco che il profeta si rivolge al Signore, si aggrappa a lui per ritrovare un senso a tutta quella sofferenza. La domanda è preghiera perché vuole risvegliare la memoria a Dio, ricordandogli che è il popolo amato quello che soffre.
Nello stesso tempo diventa memoria per il profeta che ritiene assurdo un rinnegamento da parte del Signore.

"Perché ci hai colpiti, senza più rimedio per noi?". 
La fede  del profeta cerca quindi in un'altra direzione: Dio non abbandona il popolo in cui dimora, ma corregge le vie deviate di Israele quando si butta nel male e nel peccato.
Nella preghiera sale la consapevolezza che il Signore è presente dietro ogni prova, che è meglio una sua correzione che essere lasciati soli.
Per questo a lui chiede rimedio. 

"Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene,
il tempo della guarigione, ed ecco il terrore!"
La situazione è tremenda. Ogni attesa è stata tradita, il bene è svanito e all'orizzonte sembra sorgere ancora sofferenza.
È una constatazione che in tutta la Scrittura è presente, fino all'Apocalisse di Giovanni. Ma i tempi del male hanno i giorni contati.
Mentre i nostri occhi non vedono che tenebre, le vie di Dio non sono che luce.
Serve un oculista diverso a Israele, occhiali nuovi creati dal Signore per guardare nella stessa direzione.

"Riconosciamo, Signore, la nostra infedeltà,
la colpa dei nostri padri:
abbiamo peccato contro di te". 
La via di uscita è sempre la conversione dell'idolatria e abbandonare le strade dell'infedeltà al Signore. 
Riconoscersi mancanti di bene, operatori di opere false e colme della superbia di chi ha capito tutto, è il primo passo per la liberazione e il rinnovamento.

"Ma per il tuo nome non respingerci,
non disonorare il trono della tua gloria.
Ricòrdati! Non rompere la tua alleanza con noi". 
L'invocazione si fa ora molto accorata e ci si appella alla promessa del Signore, all'Alleanza che Dio ha stretto con il suo popolo. Il Signore faccia memoria della sua fedeltà e del suo amore; di conseguenza dimentichi l'infedeltà del suo popolo. Qualcosa di simile chiediamo durante la messa quando diciamo: "O Signore non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa". 
Nostro Padre distolga il suo sguardo dal nostro cuore che sbaglia sicuramente e lo fissi nel suo cuore misericordioso. 

"Fra gli idoli vani delle nazioni c’è qualcuno che può far piovere?
Forse che i cieli da sé mandano rovesci?
Non sei piuttosto tu, Signore, nostro Dio?" Domande retoriche che fanno tornare piano piano la sicurezza di Israele nel suo Dio che sempre provvede ai suoi figli. 
Chi prega così ad alta voce, annuncia alle proprie orecchie l'unicità di Dio di fronte agli idoli inesistenti. 

"In te noi speriamo,
perché tu hai fatto tutto questo"
Rinasce la speranza nel cuore dei credenti nonostante la dura prova che stanno vivendo. Solo nel Signore possono trovare veramente aiuto e salvezza. Ecco come un autentico cammino di preghiera trasforma il cuore, facendolo passare dalla sfiducia alla speranza. 
Il Salmo 33 finisce con la stessa certezza di Geremia: 
"Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo". (Sal 33, 22).
È il motivo che abbiamo per vivere, è la forza che ci alzare lo sguardo oltre le nuvole fitte, facendolo riposare nel Signore.
Per tutte le nostre sofferenze e i nostri pianti, una sola è la via d'uscita: rinunciare a cercare soluzioni fai da te e riporre la speranza nel Signore.

Commenti

  1. Ricordati, non rompere la TUA alleanza.....
    Non ho dubbio su questo!
    La certezza mi viene dalle prove continue che mi DAI, col TUO fare unilaterale.
    Grazie
    Amen

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  2. "Perché ci hai colpiti, senza più rimedio per noi?".  Domanda oscura che nasce da una grande ferita, da grande sfiducia. Voglio fare mia questa domanda per essere parte di ogni essere sfiduciato e ferito. Ma voglio metterci la mia speranza. Una certezza mi nasce dalla fede: il Dio che colpisce è lo stesso che si è fatto uomo ed è passato per croce e morte. In noi anche lui è colpito. Scende con noi negli inferi del dolore e della disperazione. Non ci lascia mai soli, su nessuna strada. Mai, su nessuna. Rimango in silenzio in attesa dell'aurora. Mi nascondo tra le pieghe del Vangelo, dove la luce non muore mai. Così la mia preghiera perde le parole, e vive solo di presenza del Dio-con-noi, di colui che è nascosto nel profondo di ogni cuore e vive con noi sino in fondo. Sempre.

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  3. Difficile sperare sempre... Sollevarsi quando si è piegati e piagati... Nascondersi tra le pieghe del vangelo... Nascondersi tra le piaghe del Crocifisso.....

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  4. In te noi speriamo, si in te continuiamo a credere e sperare perché tu sei Signore, nostro Dio. E se anche ti volto le spalle Tu resti fedele . Ricordati non rompere la tua alleanza... Noi si più volte rompiamo la tua alleanza, ma Tu non la romperai, anzi Tu farai di tutto per ritesserla, per sanare le lacerazioni delle nostre infedeltà.grazie mio Dio

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