Seconda lettura di domenica 26 luglio 2020


Noi sappiamo
Rm 8, 28-30

"Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati".


Bellissima pagina della lettera ai Romani in cui Paolo ci regala una prima sintesi di ciò che l'incontro dell'umano col divino realizzano.

"Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio".
La certezza di Paolo ci conforta perché la dice così, senza tentennamenti, senza i "ma" e senza i "se" che invece il nostro cuore turbato si fa.
Quando la sofferenza ci prova, quella degli altri, quella che non possiamo alleviare in nessun modo; quando la delinquenza ci ferisce e ci sentiamo vulnerabili e in balia di un male che non possiamo frenare, quando la morte mette fine ad esistenze appena iniziate, quando i nostri sacrifici per portare bene sembrano andare nella direzione opposta... Tutti questi dubbi ci assalgono e ci tolgono la pace.
Paolo ci viene incontro e ci dice: tutto, ma proprio tutto, concorre al bene di chi si scopre amato da Dio e lo ama a sua volta!
È un'affermazione di grande consolazione che non parte dal di fuori, da ciò che ci aggredisce e che mina la nostra tranquillità.
Il movimento parte da dentro, dal cuore pacificato perché ha incontrato un amore che vince la paura, la morte, la stanchezza, la delusione e la disperazione.
"Noi sappiamo": tutto quel male che ho elencato prima e molto altro di cui ne soffriamo le conseguenze, si scontra con questa consapevolezza, con la pazzia dell'amore che ci viene da dentro.
Non è nascondere i problemi sotto il tappeto, ma affrontarli con una "conoscenza" profonda che niente può scalfire.

"Per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno".

Una delle cose che ho scoperto nell'adolescenza sono state le teorie della creazione ad opera del "caso"! Le ricordo ancora perché le ho vissute come una profonda destabilizzazione; mi hanno buttato nello sconforto, come se non avessi radici, motivo, senso.
Che sicurezza invece viene dalla Scrittura! La nostra vita non è frutto del caso, di chi sa quali combinazioni fortuite, di una scintilla di vita che si è sprigionata ma che poteva non essere.
C'è una chiamata e un disegno!
Paolo spesso ripete nelle sue lettere che il Padre da sempre ci ha eletti, fatti figli e ha pensato nel suo immenso amore anche a predisporre un cammino umanamente possibile affinché tutti arrivassimo a scoprirci amati.
Se questo è un caso!

Poi, come in progressione, Paolo indica una serie di tappe che riguardano il progetto di Dio e ci ricordano il suo continuo essere amorevolmente presente nella nostra vita.
"Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli".

Al centro dei pensieri di Dio c'è il Figlio, per il quale ha modellato, plasmato, dato vita e fatto crescere tutti gli altri figli.
Conosciuti e amati fin dal principio, siamo destinati a crescere fino alla statura del Figlio suo (cfr. Ef 4, 13) affinché si crei una fraternità umano-divina in cui il Figlio è il primogenito di una moltitudine di fratelli. Ecco, non siamo nati per caso e non camminiamo a caso, perchè è come se il nostro DNA avesse il tracciato di quello che saremo, ha i geni del Figlio!

"Quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati".

Quelli che fin dall'inizio ha destinato a lui, non li ha lasciati nell'incertezza dei passi da compiere: li ha anche chiamati in una concreta storia umana.
E' nella relazione e nella vocazione che concretamente si incontrano il nostro desiderio e il suo incedere verso di noi.

"Quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati".

Questo è uno straordinario regalo: i chiamati li ha resi giusti perché siano realmente adatti a partecipare a questa figliolanza. La giustifazione che Dio opera è, secondo la visione di Paolo, un passaggio fondamentale per partecipare al mistero dell'amore di Dio.
Insomma proprio perché il Signore ci tiene a renderci partecipi del suo disegno, ha reso giusti noi che non lo siamo e lo ha fatto per la sua misericordia.

"Quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati".

Tappa successiva e finale è quella di portare alla pienezza del suo amore tutti coloro che ha reso giusti.
Il cammino di trasformazione interiore non ha come meta una dirittura morale, come spesso pensiamo noi.
La meta è partecipare alla gloria del Padre, cioè essere figli nella pienezza, completamente rivestiti del suo amore.
Il Figlio ci ha rivelato che Dio è Padre e che noi partecipiamo del suo amore: tutto questo Paolo e tutta la Scrittura chiamano "gloria di Dio".

Non siamo poveri illusi, che si nutrono di favole: la sapienza del Vangelo ci fa sicuri che ogni evento e ogni giorno sono mattoni con cui Dio trasforma tutte le cose portandole al loro compimento finale.

Creazione, chiamata, giustificazione e glorificazione partono dal suo amore e si realizzano per ogni uomo. Questo noi sappiamo e questo è necessario annunciare affinché ogni persona trovi il suo senso e la sua pace.

Commenti

  1. "Per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno".
    Tutto è il fine di un UNICO progetto:portarci a sè......!
    Grazie Signore.

    RispondiElimina
  2. "Tutto concorre al bene". Secondo Paolo i cristiani sanno questo. Guardando la storia, la loro e quella del mondo, hanno un sapere particolare: tutto concorre al bene, perché dietro a ogni cosa c'è il Bene, Dio. Gli antichi erano certi che il Bene è eterno e il male è un limite di questo mondo. Tutto cammina verso il bene e ciò che è male passerà come passa ogni cosa di questo mondo. Sappiamo questo. È la nostra sapienza preziosa che ci toglie dall'ambiguità della lotta bene-male. Il Bene è il futuro, tutto il resto appartiene alla scena di questo mondo, che prima o poi passa, non rimane per sempre. Sappiamo questo, perciò guardiamo alla nostra storia pieni di speranza, di fiducia, portando il peso dell'oggi segnato dalla sofferenza e dal male. Già oggi nel nostro cuore il male perde potere perché non ha futuro, è temporaneo, e vediamo che tutto invece cammina verso il bene. Lo sappiamo e lo diciamo, perché si sappia che il bene rimane, il male passa.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019