Prima lettura dell'8 luglio 2020


Spine e cardi cresceranno
Os 10, 1-3.7-8.12

"Vite rigogliosa era Israele,
che dava sempre il suo frutto;
ma più abbondante era il suo frutto,
più moltiplicava gli altari;
più ricca era la terra,
più belle faceva le sue stele.
Il loro cuore è falso;
orbene, sconteranno la pena!
Egli stesso demolirà i loro altari,
distruggerà le loro stele.
Allora diranno: «Non abbiamo più re,
perché non rispettiamo il Signore.
Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?».
Perirà Samarìa con il suo re,
come un fuscello sull’acqua.
Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele,
saranno distrutte,
spine e cardi cresceranno sui loro altari;
diranno ai monti: «Copriteci»
e ai colli: «Cadete su di noi».
Seminate per voi secondo giustizia
e mieterete secondo bontà;
dissodatevi un campo nuovo,
perché è tempo di cercare il Signore,
finché egli venga
e diffonda su di voi la giustizia".


"L'uomo nella prosperità non comprende" dice un Salmo (49, 21), sottolineando come la ricchezza o la vita senza tanti problemi rendono il cuore dell'uomo ottuso e incapace di discernimento.
In questa deriva sapienziale il rischio più immediato è l'idolatria. Osea affronta questa crisi che vivono in alcuni momenti drammatici i credenti e la sua parola profetica mostra la piaga e la guarigione.

"Vite rigogliosa era Israele,
che dava sempre il suo frutto;
ma più abbondante era il suo frutto,
più moltiplicava gli altari".

È una delle immagini più tradizionali presso i profeti: Israele è la vigna del Signore, da lui piantata, coltivata e gelosamente custodita (cfr. Isaia 5, 1-9).

Vite feconda e ricca di frutti, ma che fa della sua fecondità la strada verso l'idolatria. È il paradosso della ricchezza che il vangelo, scandalizzando, demolisce proclamando beati i poveri, che non entrano in questo circuito perverso.

"Più ricca era la terra,
più belle faceva le sue stele".

La ricchezza illude, crea un senso di onnipotenza fasulla; tutto sembra dipendere dalle proprie capacità, anche un dio fatto a immagine della propria illusione di grandezza.
Per questo, in periodi storici di deriva, tuonavano i profeti, denunciando l'abbandono del Dio vivente per appoggiarsi ad un idolo che garantisse il perdurare di una situazione di comodo per coloro che ostentavano ricchezza, affamando i poveri..
Quante nostre preghiere vanno in questa direzione? Con quanta insistenza chiediamo nella prosperità di rimanere e accrescere questa situazione?
Dio finisce per essere usato come un talismano, un portafortuna che allontani lo spauracchio di una sorte diversa, a cui innalzare monumenti e templi sempre più maestosi.
Ecco il percorso verso l'idolatria che è da monito a noi e al nostro cammino incentrato sulle potenze umane, tecnologiche, economiche!

"Il loro cuore è falso;
orbene, sconteranno la pena!
"Egli stesso demolirà i loro altari,
distruggerà le loro stele".

Un cuore che si illude è più pericoloso di un cuore di pietra.
Il Dio vivo, il Dio vero, distrugge personalmente ogni segno di idolatria e fa crollare gli idoli fabbricati dalle mani e dalla paura degli uomini.
Non permette che il suo popolo viva nell'inganno, non permette che la falsità lo strappi dalle sue mani.

"Allora diranno: «Non abbiamo più re,
perché non rispettiamo il Signore.
Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?»"

Delusione e amarezza seguono sempre l'illusione e l'inganno.
Rimasti senza re per la loro infedeltà, in ogni caso hanno perso la fiducia in una guida illuminata e perso la speranza nel fututìro. È un circolo vizioso dal quale non se ne esce.

"Perirà Samarìa con il suo re,

come un fuscello sull’acqua".
Ecco la sicurezza che si rivela profonda precarietà, una solidità inesistente che si rivela fragile come un fuscello portato dalla corrente. Israele ha fatto la fine della terra di confine, la Samaria, che aveva paganizzato i suoi riti arrivando a farsi sul monte Garizim la copia di un tempio di Gerusalemme, innalzando un idolo.
La stessa sorte, denuncia Osea, toccherà ad Israele se non tornerà al culto del Dio vero.

"Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele,
saranno distrutte,

spine e cardi cresceranno sui loro altari".
Il Signore stesso si impegna a liberare tutte le alture su cui si innalzavano altari, distruggendo i culti idolatrici e lasciando macerie su quello che era uno splendore apparente.
"Spine e cardi" erano le incrostazioni che avevano ingoiato il cuore del popolo, a somiglianza di altari inconsistenti messi su dall'arroganza e dall'impadronirsi dei doni di Dio.

"Diranno ai monti: «Copriteci»
e ai colli: «Cadete su di noi»".

Triste la reazione dei credenti: ormai non vedono una luce in questo vicolo cieco; senza la sicurezza delle ricchezze non trovano un motivo per vivere e desiderano la morte.

La disperazione è spesso frutto del crollo degli idoli amorevolmente alimentati per una vita intera.

Segue finalmente l'annuncio della via nuova che il popolo aveva davanti e, accecato dal denaro, non vedeva:
"Seminate per voi secondo giustizia
e mieterete secondo bontà;
dissodatevi un campo nuovo,
perché è tempo di cercare il Signore,
finché egli venga

e diffonda su di voi la giustizia".
È un tempo che si rinnova cominciando ad abbandonare il vecchio egocentrismo e fidandosi di coltivare quello che non è accaparrato con le proprie energie, ma donato dal Signore.
E' il "nuovo" che và liberato dalle scorie che appesantivano il cuore, è il tempo della ricerca di un progetto, non costruito da mani d'uomo, che dà senso alla vita.
Mettersi in cammino abbandonando la propria terra verso quella della promessa (cfr. Gn 12,1) è rimettere ad un altro le proprie decisioni, fidarsi del suo progetto mai conosciuto prima e vivere la misericordia ricevuta come giustizia verso i fratelli.

Commenti


  1. "Il loro cuore è falso;
    orbene, sconteranno la pena!
    Egli stesso demolirà i loro altari,
    distruggerà le loro stele". La buona notizia: il Signore non si arrende al nostro cuore falso, illuso, facile a lasciarsi ingannare, non sopporta di lasciarci in balia di noi stessi. Il Signore demolisce. Certe cose non lascia che crescano. Si prende cura del nostro cuore. Quanti altari che ho faticosamente innalzati per bruciare incenso al "mio io" ubriaco di illusioni! Preoccupato del "mio" benessere, del "mio" futuro, del "mio" successo, della "mia" pretesa di essere superiore agli altri... Grazie Signore, demolitore di falsità.

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  2. Seguire idoli comporta fallimento.
    Fa che non succeda più!

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  3. " è tempo di cercare il Signore,
    finché egli venga
    e diffonda su di voi la giustizia"....

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