Prima lettura del 4 luglio 2020

Rialzerò la capanna di Davide
Am 9,11-15

"Così dice il Signore:
«In quel giorno rialzerò la capanna di Davide,
che è cadente;
ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine,
la ricostruirò come ai tempi antichi,
perché conquistino il resto di Edom
e tutte le nazioni
sulle quali è stato invocato il mio nome.
Oracolo del Signore, che farà tutto questo.
Ecco, verranno giorni
– oracolo del Signore –
in cui chi ara s’incontrerà con chi miete
e chi pigia l’uva con chi getta il seme;
i monti stilleranno il vino nuovo
e le colline si scioglieranno.
Muterò le sorti del mio popolo Israele,
ricostruiranno le città devastate
e vi abiteranno,
pianteranno vigne e ne berranno il vino,
coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto.
Li pianterò nella loro terra
e non saranno mai divelti da quel suolo
che io ho dato loro»".


Uno dei compiti del profeta è ridare speranza al popolo provato ed umiliato dalle grandi sconfitte della storia.
Israele, come tutti i popoli del passato, spesso usciva con le ossa rotte dal confronto armato con i popoli limitrofi.
La sofferenza e la sconfitta potevano prendere due strade: quella dell'indurimento e della caparbietà nell'insistere su strade di morte o quella indicata dal profeta. E' la via di Dio, non ovvia, non facile, ma vincente perché cura la durezza del cuore con la docilità alla parola, dolorosa ma volta al bene.
E' una discesa e una risalita in cui il Signore si fa presente con il suo profeta, che partecipa alla strada dell'abbassamento e della gloria indicata dal Salvatore.

"In quel giorno rialzerò la capanna di Davide,
che è cadente".

L'immagine è molto chiara: il popolo è sempre esule nel cammino della vita. Non ha la solidità di mura protette dai nemici, ma la sua sicurezza viene dal Signore nomade con i suoi figli.
Amos vede la dimora d'Israele abbattuta e fragile; ha bisogno di essere rimessa in piedi.

"Ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine,
la ricostruirò come ai tempi antichi".

Il Signore si impegna a risollevare le sorti della casa di Davide riparandono le brecce che fanno entrare i nemici e le rovine causate dal loro passaggio.
Dei segni di sconfitta, come ferite profonde nell'animo degli abitanti di Gerusalemme, lui se ne prende carico come un muratore solerte perché la città ritorni alla sua bellezza originaria.

"Perché conquistino il resto di Edom
e tutte le nazioni
sulle quali è stato invocato il mio nome".

Edom è il popolo confinante, imparentato e nemico allo stesso tempo, su cui ora Israele può riprendersi la rivincita perché il Signore è al suo fianco.
Invocare il Nome significava nell'antichità riconoscere il potere di un padrone, di un regnante, mettere la propria vita e la propria storia sotto quel nome
La novità è che non solo Israele si riconosce appartenente al Nome del Signore, ma l'invocazione fa dilagare la protezione su tutti i popoli.

"Oracolo del Signore, che farà tutto questo".
È la proclamazione della fedeltà di Dio che realizza ciò che promette. La Parola del Signore diventa un fatto, diventa storia, prende carne.
In Ezechiele l'annuncio di una resurrezione sulle ossa inaridite di Israele è sugellata da questa certezza: "L'ho detto e lo farò" (Ez 37, 14).
Tutta la Scrittura è basata sulla realizzazione certa della Parola, che già nel suo annuncio è realtà.

"Ecco, verranno giorni
– oracolo del Signore –
in cui chi ara s’incontrerà con chi miete
e chi pigia l’uva con chi getta il seme".

L'intervento del Signore è benedizione, vita, fecondità.
Incisiva e poetica l'immagine di incontro tra chi prepara il campo con chi raccoglie i frutti; come anche chi vendemmia lavora insieme con chi semina.
Non c'è più il tempo della fatica e del pianto per cui chi semina non ha la certezza del raccolto (cfr. Sal 126, 6) e vede la sua vita precaria nell'incertezza del risultato.
Il tempo della festa, del raccolto è inaugurato, i frutti sono immediati e il ciclo di una fedìcondità continua allieta tutti i giorni.

"I monti stilleranno il vino nuovo
e le colline si scioglieranno".

Tutta la natura partecipa alla gioia con l'ebbrezza del vino, i fiumi verranno giù dai monti con i doni copiosi, che vanno solo raccolti, della terra promessa agli schiavi in Egitto (cfr. Es 3, 17) e le colline si appianeranno per essere a loro volta coltivate.
Un popolo sconfitto e sfiduciato si sente investito da questo intenso annuncio di vita ed è questa una vera cura per rialzare chi giace senza vita e senza speranza.

"Muterò le sorti del mio popolo Israele,
ricostruiranno le città devastate
e vi abiteranno,
pianteranno vigne e ne berranno il vino,
coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto".

Il Signore rovescia la situazione a favore del suo popolo, finalmente si ricostruirà, si pianterà e si raccoglieranno i frutti. Un tempo di pace e prosperità attende questi figli provati dalla guerra e dalla desolazione.

"Li pianterò nella loro terra
e non saranno mai divelti da quel suolo
che io ho dato loro".

Il contadino del giardino dell'Eden si premura di piantare saldamente l'albero Israele nella terra, promessa ad un arameo errante, Abramo, affinché sia, insieme alla grande discendenza, il segno duraturo che Dio provvede ai suoi figli
Nessuna infedeltà, nessun nemico può strappare dalle mani del Signore questo popolo, perché è radicato in lui, certezza e compimento di bene.
Da Cristo in poi questo popolo è chiaramente tutta l'umanità, radicata saldamente nel Signore e la casa di Davide è divenuta il Regno di Dio, dimora stabile ed eterna assicurata a tutti gli uomini.

Commenti

  1. "Oracolo del Signore, che farà tutto questo". È la firma di Dio nelle parole dei profeti. Il profeta parla e se quello che dice è Parola di Dio, quanto annunciato si realizzerà. È questo il criterio che Mosè, il primo profeta, suggerisce al popolo in cammino del deserto, perché non cada preda di falsi profeti. Il Signore fa ciò che dice, la sua Parola è un fatto già quando è annunciata e ascoltata. Realizza già ciò che dice nelle nostre orecchie e nel nostro cuore. Niente resta come prima quando si ascolta la Parola di Dio. Il Signore farà tutto questo: lo credo e aspetto con fiducia il compimento.

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