Prima lettura del 9 luglio 2020

Un bimbo alla sua guancia
Os 11, 1-4.8-9

"Così dice il Signore:
«Quando Israele era fanciullo,
io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.
A Èfraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore,
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Èfraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira»".


Un dolce cantico d'amore il profeta Osea pronuncia in nome del suo Dio.
Fin dall'uscita dall'Egitto e per tutti i quaranta anni di cammino del deserto il rapporto col Signore è stato di attrazione e repulsione insieme da parte del popolo.
Ma le resistenze e la disobbedienza di Israele non hanno fatto retrocedere il Signore dal suo intento di liberatore, hanno reso però lo stesso cammino più contorto e faticoso.
Quell'esodo diventerà per i profeti il modello della relazione nuziale tormentata.

"Quando Israele era fanciullo,
io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio".

Osea è straordinario nel linguaggio della tenerezza che caratterizza tante sue pagine, lui che ha vissuto nella sua vita sia un grande trasporto d'amore per sua moglie e i suoi figli, ma ha anche patito la bruciante trafittura del tradimento.
Parte dalla sua esperienza e mostra il temuto Dio dell'esodo come un papà premuroso e innamorato del suo bambino.

"Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi".

Ogni papà e ogni mamma fa esperienza di questi sentimenti profondissimi, sia di gioia che di dolore con i propri figli.
Tanto amore e tanta attenzione sembrano a volte buttate al vento; nelle parole del profeta si sente forte il silenzioso dolore del padre che non smette d'amare.
L'idolatria è il grande tarlo nel cuore d'Israele che mina l'unicità di relazione con il Signore; egli in tanti modi si era rivelato e con tante parole aveva guidato fuori dalla schiavitù di idoli oppressivi e fagocitanti, eppure la deriva idolatrica sarà sempre presente e latente in Israele.

"A Èfraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro".

Ogni genitore desidera vedere il figlio fare il primo passo da solo ma la mano comunque non lascia la presa fino a che non è sicura della sua stabilità.
Il figlio ribelle, desideroso e sicuro di poter correre da solo, vorrebbe bruciare i tempi, rischiare un passo che non vede come pericoloso.
Il profeta ci mostra il volto intimo di Dio, la sua tenerezza tradita, amante e quindi ferito dal non amore di Israele.

"Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore,
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare".

In un crescendo ci viene rivelata l'attenzione instancabile di chi tesse vincoli d'amore.
Chi ama non ha il desiderio di essere solitario e libero; desidera invece legarsi in modo assoluto alla persona amata e vorrebbe che sia per sempre.
Questa l'idea originaria della legge e dei comandamenti: non gioghi pesanti e oppressivi ma legami d'amore in cui il popolo poteva riconoscere la guida assidua del suo Dio.
Il bimbo sollevato alla guancia è la più commuovente delle immagini! Dio che si china sull'uomo, che lo sfiora come una mamma accarezza il proprio bimbo col viso per sentirne il profumo, per un bacio guancia a guancia: un'icona da non dimenticare!

"Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione".

Quel dio impassibile ed immutabile dei filosofi, chi lo ha inventato? Qualcuno lo ha rivelato, cioè, comunicato per il desiderio di farlo conoscere in una relazione amante?
E' un dio teorico, che non parte dalla Scrittura, che non è Padre, che non ha un Figlio e innumerevoli figli!
Commozione e fremito fin nelle viscere appartengono al Dio vivente, un Dio malato d'amore, che partorisce con fatica ogni sua creatura, che com-patisce con ognuno e con fatica ci porta alla maturità!
Non potrebbe essere Padre diversamente!

I profeti prima, con queste immagini di commozione, e Gesù poi che ha portato a compimento la rivelazione, ci hanno illuminato su questa profonda verità che svela un volto diverso del nostro Signore.

"Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Èfraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira".

Ecco la buona notizia che solo chi ama può dare! L'amore impedisce che l'altro sia cancellato per vendetta, che all'amato sia impedito di vivere perché ha tradito.
Unica realtà possibile per chi ama è il perdono, perché tanto amore frena ogni spinta alla rivalsa e alla punizione.

In Dio si scopre il dolore della separazione e per l'allontanamento dei suoi figli; ma in fin dei conti nessuno sfogo all'ira, nessuna distruzione o punizione.
Perché? "Sono Dio e non uomo!" Meravigliosa risposta che ci arriva da 2800 anni fa e che cancella ogni tentativo di ridurre il Signore ad un'immagine distorta e a somiglianza della giustizia umana.

Per abbandonare idoli vuoti e pericolosi che attirano la nostra "libertà" verso schiavitù distruttive per noi e per chi abbiamo vicino, abbiamo bisogno di chi ci annuncia il Padre perché lo ha incontrato.
L'ultima e vera risonanza che deve investire il nostro cuore spaventato è la cura affettuosa, contro ogni logica umana, del Dio Amore!

Commenti

  1. "Il mio cuore si commuove dentro di me,
    il mio intimo freme di compassione". Mi sorprende ogni volta che ascolto queste parola che il profeta riferisce a Dio. Commozione, fremito, compassione: così è l'intimo del Dio di Abramo e di Gesù. Non un osservatore freddo e distante, ma amante e visceralmente coinvolto in una storia intensa con l'amata umanità. Il Signore parte sempre dal suo amore e non dalla nostra risposta. Ama e si lega sempre più al rapporto unico con ognuno di noi. Il nostro Dio è veramente il mio Dio. Guardare così nelle profondità del suo amore fa girare la testa. Il Dio del catechismo e della teologia non ha mai espressioni così appassionate. I profeti, suoi amici ed intimi, hanno ascoltato il sussurro del suo cuore. Sussurro che giunge ora al mio orecchio e mi fa cantare d'amore per lui.

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  2. Fa’ splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi....perché tu sei Dio e non uomo ....

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  3. Ti ringrazio Signore perché solo Tu sai amarci con la tenerezza di una madre o un padre che è presente un ogni essere umano,ma tante volte ci stanchiamo e regaliamo male .Soli Tu non Ti stanchi mai e Ci ami oltre ogni limite umano perché Tu sei l'essere per eccellenza quindi Ci ami senza limiti Grazie di vero cuore

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  4. Sono un Dio e non un uomo.
    E meno male❤️
    Grazie per quello che mi fai percepire.
    TU sei con me.
    Amen

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