Prima lettura del 20 marzo 2020

A te ho affidato la mia causa
Ger 11,18-20

"Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo; mi ha fatto vedere i loro intrighi. E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me, e dicevano: «Abbattiamo l’albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome».
Signore degli eserciti, giusto giudice,
che provi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa."


Geremia, nato 650 anni prima di Gesù, è chiamato ad essere profeta in un periodo drammatico. Mentre il regno di Giuda sta per cadere ad opera di Nabucodonosor, Geremia annuncia la distruzione imminente e gli israeliti a i quali è inviato, lo perseguitano credendolo un profeta di sventura. E questo soffrire è diventato segno del Messia ingiustamente perseguitato.

"Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo; mi ha fatto vedere i loro intrighi".
Questa la grandezza e la croce del profeta: vedere con gli occhi di Dio la realtà, intuirne ii sentieri di morte e sentirsi spinto ad annunciarli ai propri fratelli. Il Signore apre gli occhi ma non tutti sono docili a questa azione di liberazione; così il profeta si trova a gridare nella notte di chi non vuol vedere.

"E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me".
Geremia ammette: ignaro e fiducioso nei suoi amici, si era lasciato manipolare senza opporre resistenza. Solo la rivelazione di Dio gli aveva aperto gli occhi quando ormai era invischiato in intrighi mortali.

"E dicevano: «Abbattiamo l’albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome»".
È un progetto criminale, lucido, che riconosce in Geremia un albero verdeggiante alimentato dalla Parola del Signore, come il giusto descritto all'inizio del libro dei Salmi (cfr. Sal 1,3).
Ma questi nemici di Geremia non sopportano che la sua predicazione metta in luce le loro macchinazioni. Anziché ravvedersi e mettersi in allerta per il pericolo che Geremia ha annunciato, tramano per sbarazzarsi di lui e delle sue parole, cancellandone ogni traccia. E' la sorte di ogni uomo che pratica la giustizia e denuncia il male.
Ed è la stessa sorte che leggiamo nel Vangelo, che trascina in un vortice di male anche il Figlio di Dio.
Sembra la vittoria della stoltezza sulla sapienza dei figli di Dio, l'arroganza del peccato che toglie la parola fondamentale, quella di relazione, di crescita, che fa riconoscere un uomo nell'opera parlante del creatore.
La cosa più scomoda ma anche la più importante nel profeta è la Parola!
Cento anni prima anche Isaia aveva parlato del Messia negli stessi termini:
"Era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori" (Is 53,7).


Ma il profeta spera nel Signore, sa che la salvezza appartiene a lui e che non può essere messo a tacere chi parla in suo nome.
Per questo il brano si chiude con la preghiera fiduciosa di Geremia:
"Signore degli eserciti, giusto giudice,
che provi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa."

E' il Signore che tiene in mano le sorti della storia, lui che si vendica di ogni male che uccide i figli, assumendolo su di sé, annientandolo con la sua misericordia, che sembra muta e invece parla l'unica lingua salvifica, quella dell'amore!
Quando la nostra vita è sopraffatta da un male che dilaga prepotente, che sembra non aver nessun limite, la fede dei profeti, la loro storia e quella del Cristo, agnello che non ha risposto con la stessa moneta al male che lo schiacciava, ci conforti riaccendendo la speranza.
Affidiamo al Signore, che ha cura dei deboli e degli operatori di giustizia, le nostre cause perse: certo lui realizzerà i suoi progetti di giustizia, portando conforto e rivelando la potenza delle sue parole, umili e disarmate, ma portatrici di vita risorta.

Commenti

  1. "Tu che provi il cuore e la mente". Mi tornano in mente le parole di Gesù: "Amerai con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto te stesso". Cuore e mente per l'amore. Cuore e mente coinvolte nell'amore. Cuore e mente finalmente uniti nella stessa direzione. E tu signore te ne prendi cura. Li scruti, ne conosci ogni piega e ne cura ogni piaga. Scrutami Signore, veglia su di me. Togli ciò che mi è d'inciampo per amare. La mia mente sempre affollata di parole ed immagini. Il mio cuore pronto a correre appresso a nuovi inganni. Scrutami Signore e riporta il mio cuore e la mia mente sulla via dell'amore.

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  2. Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo
    La Tua Parola è manifestazione,è realtà,è segno concreto.
    Grazie ,non farmi essere Nicodemo,bene lui,ma dammi la forza di osare di più.
    Con la TUA vicinanza e col prendermi per mano.Cosi' sia!

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  3. "..Tu che scruti mente e cuore..
    Riconducimi a Te Signore,
    a Te che sei liberazione e vita.

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