Seconda lettura di domenica 7 marzo 2021

Noi invece annunciamo Cristo
1Cor 1, 22-25

"Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini".


Pagina coraggiosa e ricca di fede, con cui ogni discepolo, ogni evangelizzatore, deve confrontarsi. Chi seguiamo e chi annunciamo?
Guardare alla croce, affrontando tutto il carico di fallimento, vergogna, repulsione e rabbia che ci suscita, è la strada giusta per entrare nel mistero di Dio che manifesta il suo amore per noi.

"Mentre i Giudei chiedono segni".
È una situazione che si verifica spesso nel Vangelo.
Davanti all'operato di Gesù, che secondo i giudei non è coerente con le tradizioni di Israele, maestri e guide chiedono un segno che attesti in Gesù l'autorità che proviene da Dio.
È una ricerca continua che sembrerebbe portare al riconoscerlo come Messia; invece nessun segno che Gesù propone è sufficiente o accettato, perché mostra un Messia troppo distante dalle loro aspettative.
La richiesta di segni è fatta per avvalorare la loro idea di divinità e non per aprirsi al nuovo che il Signore rivela.

"E i Greci cercano sapienza".
È il mondo pagano fuori d'Israele, fatto di filosofia e sapienza, frutti dell'umano ragionamento.
In questa prospettiva la sofferenza non ha senso, la morte è solo obbrobrio, gli dei sono distanti dagli uomini, la salvezza proviene dai forti e dagli eroi: visioni di questo tipo non sono conciliabili con ciò che Gesù rivela di Dio. Un Dio Amore, a servizio dell'uomo, che si lascia umiliare, che si fa ultimo e perdente non si lega bene a nessuna logica umana.

"Noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani".
È un annuncio di rottura, che mette la croce come nuovo criterio di comprensione non solo di Dio, ma del senso di tutta la vita.
Anche se Isaia aveva annunciato un servo sofferente (cfr. Is 53, 3-5) che si sarebbe caricato del peccato di tutti, la croce non è accolta dalla religiosità ebraica che la riteneva un segno scandaloso, di disprezzo e rifiuto da parte del Signore.
Da parte loro i pagani, attaccati al castello della loro religiosità umana, ritendono illogica una morte ingiusta e senza necessità.

"Ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio".
La chiamata è per tutti, giudei credenti e greci pagani, e la chiamata sconvolge tutti!
Solo la fede mostra che nella croce di Gesù si manifesta la potenza di Dio e la sapienza di Dio: la chiave di lettura sta nello scoprire che Dio per amore dell'uomo è disposto a tutto, ad arrivare fino alle estreme conseguenze dell'amore.
Chi ama ha una forza e una logica diversa da quella semplicemente razionale.

"Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini".
Non si può certo negare: per quanto Dio può essere "stolto" (come ogni innamorato!) sarà sempre più sapiente di qualunque saggio umano!
La sapienza che nasce dall'amore vede più in profondità e più lontano di qualsiasi teoria.

"E ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini".

Nessuna forza, a parte quella dell'amore, osa arrivare a perdere tutto, a rischiare di più. E chi ama si fa debole davanti all'amato per non perderlo.
Il volto di Dio, che Gesù rivela, risulta difficile da accogliere, se non ci si arrende alla debolezza di Dio: ha tanto amato il mondo da arrivare a donare persino il proprio figlio (cfr. Gv 3, 16); e nessun amore si mostra più grande di quello di chi dà la vita per i propri amici (cfr. Gv 15, 13).

Paolo parla delle resistenze che incontra nell'annuncio, ma ancor di più delle sue vecchie pretese di conoscenza della volontà di Dio, cosa che lo aveva reso un integerrimo persecutore del cristianesimo.
La croce è la cartina al tornasole di ogni fede, la verifica inclemente delle belle teorie che ci portiamo dietro per una vita intera e che, solo davanti alla sofferenza e alla morte, crollano inesorabilmente.
Paolo dirà ai Galati: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2, 20).
La croce è apice e rivelazione di come la pensa Dio, non eroe, non salvatore distaccato e lontano dal vivere profano degli uomini, ma compartecipe con noi, compagno nella vita e nella morte, Salvatore da ogni male che ci distrugge e rende schiavi.
Il "tallone di Achille" del Signore siamo noi: per amore nostro si è fatto debole con i deboli, si è fatto calunniare per portarci alla verità, si è fatto disprezzare per rivelarci la nostra dignità, ha abbracciato la croce per donarci la vita.
"Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2 Cor 5, 21).
La croce è lo spiraglio di luce che ci fa penetrare ogni Sapienza, la stoltezza di cui avevamo bisogno, il fallimento che realizza il Regno, lo scandalo che ha sopportato tutto per toglierci la vergogna del peccato, la forza di Dio che ci ha ridato l'immagine di figli.

Commenti

  1. "Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini". Stoltezza e debolezza qualità di Dio. Per noi si fa stolto e debole. Onnipotenza e Sapienza infinita cedono il posto, perché il Signore è innamorato! L'amore capovolge sempre tutto. Ci passa anche Dio per questa via in perdita. Onnipotente, diventa debole per accogliere la nostra debolezza. Sapienza infinita, diventa stolto per poter camminare con noi. Più guardo la croce di Gesù e più mi sembra scandalosamente evidente. E questo è la sua forza.
    Benedetta croce che manifesta questo amore sino in fondo, senza riserve.
    Benedetta divina debolezza e stoltezza, che confonde i nostri parametri e le nostre idolatrie.

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  2. Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio"
    Si
    CHI se non LUI
    Dona sè stesso con sapienza,certezza e fede che non è l'ULTIMA PAROLA!
    La Parola fine spetta al Padre,solo a LUI.
    Fine di rivalsa ai soprusi subiti?Anche,ma col metro dell'amore.
    Io sono a questa scuoal!
    Me lo ricordo spesso.
    Così sia

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