Vangelo dell'11 marzo 2021
Il muto cominciò a parlare
Lc 11, 14-23
"In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde»".
Israele è la religione dell'ascolto. Ascoltare e parlare sono la forza di una vita di relazione. Il peccato e la morte rendono sordi e muti. Gesù si muove sempre di fronte a questo male radicale dell'uomo e non ha pace finché non lo abbia estirpato.
Parlare e ascoltare sono due facoltà profondamente umane, indispensabili alla relazione; dicono quanto profonda è la nostra necessità di essere guariti, di essere veramente in relazione con il Padre e con i fratelli.
"In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto".
Il salmista drammaticamente dice di sé:
"Io come un sordo non ascolto
e come un muto non apro la bocca" (Sal 38, 40).
Il mutismo è una situazione di morte che impedisce di esprimersi nella relazione, ma prima di tutto impedisce all'essere umano di concepirsi come vivente, di prendere coscienza di quello che è.
L’uomo coglie, vede e incontra se stesso nell'ascoltare parole che lo raggiungono e nel rispondere con parole che nascono da dentro. Ascolto e parola sono la cassa di risonanza che svelano e inventano l'uomo agli altri e a se stesso.
La sordità genera mutismo e non solo dal punto di vista biologico; per la fede, che nasce e si nutre di ascolto della Parola di Dio, la situazione è veramente mortale.
"Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore".
Il ritorno della parola sulle labbra di quest'uomo che non ha nome, ma fino a quel momento per tutti era solo il "muto", genera stupore, come il vedere un morto che ritorna in vita.
Un demonio lo legava alla non vita; Gesù lo slega parlandogli, rivolgendosi a lui come una persona preziosa e amata e finalmente è libero di esprimersi.
"Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo".
Mentre la folla coglie subito l'evento di liberazione, i "professionisti" della religione difficilmente si fanno prendere dallo stupore.
Subito tutto viene teorizzato in base alle dottrine tradizionali e una valanga di cavilli impedisce alla gioia di esprimersi per un uomo finalmente liberato dal suo male. Evidentemente sono legati anche loro da altre catene!
Accusano Gesù di fare teatro, di essere in combutta con il capo dei demoni per fare questi sensazionalismi da mago. Si insiste anche nel chiedere un segno divino che giustifichi i suoi gesti.
Tutta la vita Gesù ha vissuto in questa situazione, nella diffidenza, nel sospetto, e nella tentazione continua di svelarsi, di provare la sua autorità.
"Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno?»"
Il ragionamento di Gesù è disarmante e risponde alle logiche rabbiniche poco usuali nel nostro modo di pensare. In effetti Gesù vuole dire che se satana scaccia satana il suo regno è finito. Se Gesù fosse un servitore del male non lo ostacolerebbe!
"Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici".
Pungente osservazione: i discepoli di altri maestri spirituali scacciano i demoni: anche loro allora si sono accordati con satana?
Se credono che gli altri abbiano il potere di esorcizzare il male, perché non dovrebbero credere a lui?
"Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio".
Ecco come Gesù si rivela: egli è colui che opera per Dio, il suo Messia.
Scacciare i demoni mostra la salvezza, la forza del regno di Dio in mezzo agli uomini. Il dito che crea il mondo si è fatto presente e vicino, impedisce alle forze del male di prevalere; è l'argine messo alla morte per impedirle di distruggere tutto, la nube-presenza che ferma i nemici dell'uomo prima che lo divorino (cfr. Es 14, 19-20)
"Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino".
Per quanto forte sia il demonio e radicato nell'umanità, è arrivato ora chi è più forte di lui, ha preso dimora stabile nella città, lo disarma e lo vince.
"Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde".
I "professionisti del sacro" sono coloro che si erano impossessati del popolo come se fosse dipendente dalle loro mani. L'accusa è terribile: essere contro il Messia è remare contro il progetto del Padre, è incatenare e soggiogare come un demonio.
Queste mire di possesso della verità e di potere su coloro che dovrebbero istruire e condurre al Padre, rendono i capi religiosi dei mercenari che, anziché raccogliere le pecore nell'unico ovile, le disperdono e le mettono in bocca ai lupi (cfr. Gv 10, 12).
"Un demonio che era muto" è un idolo inanimato, morto; non può competere col Padre che opera sempre come Gesù perché parla incessantemente! (cfr. Gv 5, 17)
Non sempre riusciamo a comprendere quale sia la via che conduce al bene, non sempre facciamo opere di pace e di liberazione perché abbiamo le orecchie tappate e le labbra cucite.
Gesù ci aiuta chiedendoci di stare, dimorare e raccogliere con lui: ascoltando lui che parla usciremo dal mutismo e aiuteremo altri fratelli a trovare la potenza liberante della Parola del Padre.
Noi siamo quel muto che "cominciò a parlare"!
"Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio".
RispondiEliminaIl Regno giunge a noi per liberarci.
Il Regno giunge a noi per aprirci.
Il Regno giunge a noi per guarirci.
Il Regno giunge a noi per perdonarci.
Il Regno giunge a noi per risollevarci.
Il Regno giunge a noi per consolarci.
Il Regno giunge a noi per darci vita.
Il Regno giunge a noi per unirci.
Il Regno giunge a noi per divinizzarci.
Se non è così è altro.
Un demonio ch'era muto.
RispondiEliminaSi
Non sempre le parole dicono tutto.
Anche camminando,muovendosi,guardando,sorridendo si trasmettono messaggi.
Il mutismo qui,per me è chiusura alla comunicazione verbale e non.
E' tutto inteso nel proprio orticello;chiuso.
So solo quello che penso io;quindi anche se parlo proferiscolo parole mie,frutto del mio modo di vedere.Logica mia,peculiare.E lo stesso sono muto,perchè non ho la loquela di chii mi dà la vita;dell'altro che mi corregge o arricchisce.
NON VOGLIO RESTARE SOLO,ma abbeverarmi sempre alla TUA fonte per parlare di TE!
Amen
Gesù ci chiama ancora una volta a raccogliere, a mettere-insieme. Mettere insieme per ritrovare la natura originaria di ciò che siamo, per essere autenticamente ciò che siamo chiamati ad essere. Perché l’unica alternativa è disperdere: dividere in frantumi questa unità.
RispondiEliminaTante volte ho preferito di non aver parlato,
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