Prima lettura del 29 marzo 2021 - Lunedì Santo
Le isole attendono
Is 42, 1-7
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento».
Così dice il Signore Dio,
che crea i cieli e li dispiega,
distende la terra con ciò che vi nasce,
dà il respiro alla gente che la abita
e l’alito a quanti camminano su di essa:
«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre»".
È la settimana santa e al centro c'è la croce di Gesù.
La Parola di Dio trova compimento e piena rivelazione in questi giorni decisivi della vita del Messia e gli scritti profetici ne sondano l'immensa ricchezza guardandola da diverse angolazioni.
Isaia ci accompagna profeticamente a meditarne il mistero salvifico.
"Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio".
A questo misterioso "servo", il profeta dedica quattro cantici, e questo è il primo.
Il servo di Jahvè non ha nome né volto preciso, ma è sicuramente sostenuto dal Signore che in lui pone tutta la sua fiducia.
"Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni".
La sua missione è portare il "diritto", cioè la salvezza alle nazioni, ai popoli che abitano oltre i confini di Israele. Questo non era scontato per gli ebrei; Isaia è rivoluzionario in questa apertura universale che annuncia in un Messia che è luce e forza per tutti.
"Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta".
Vengono descritti i modi soliti per affermare un diritto, cioè imporlo a scapito di qualcun altro che ne viene schiacciato.
Ma la giustizia del Signore è di altro tipo: colma ciò che manca, sostiene chi non ce la fa a seguire la Legge, si realizza senza gridare per convincere.
Il suo potere si impone nella mitezza e nel servizio, nella pazienza e nella tenerezza.
"Proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento".
Il compito del servo sembra impossibile per le avversità che incontra, nello svelare la verità di Dio e degli uomini. Ma non verrà fermato dal tradimento, dallo scoraggiamento, dalla delusione.
Troppa umanità isolata e irraggiungibile lo aspetta; egli è l'unico che può stendere un ponte di collegamento che faccia arrivare gli uomini al Padre.
"Così dice il Signore Dio,
che crea i cieli e li dispiega,
distende la terra con ciò che vi nasce,
dà il respiro alla gente che la abita
e l’alito a quanti camminano su di essa".
Chi parla, chi porta ogni cosa al bene, è colui che ha creato il cielo e la terra. Isaia lo descrive come un ingegnere accorto che srotola la creazione come un libro che lui ha ordinato sapientemente.
Il Signore è la sorgente di ogni realtà e con la sua cura provvede al respiro che tiene in vita le creature. Progettista e madre, egli porta ogni creatura alla sua piena realizzazione.
"Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano".
Dalla creazione tutta, si passa allo strumento che deve realizzare questa armonia: il Signore si fa compagno assiduo del Messia, unto e designato a realizzare la giustizia, che è risanamento e completezza.
Grande sarà la sofferenza che il servo dovrà subire, come dicono i cantici successivi, ma il Signore è sempre al suo fianco, combatte e vince con lui.
"Ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni".
L'alleanza, caposaldo d'Israele che si sente ricolmo di questa attenzione speciale da parte del suo Dio, si realizza nella carne del Messia, nuova alleanza non fatta con animali sacrificali, ma stretta per sempre nel Figlio. Egli è fratello di tutti, per questo non rimarrà un'alleanza di pochi eletti, ma si aprirà ad ogni popolo della terra.
"Perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre".
Restituire vista e liberazione è il compito di questo servo annunciato ma non ancora conosciuto. L'umanità miope e incapace di incamminarsi sulle vie di Dio verrà guarita e condotta fuori dalla tenebre.
Sappiamo certamente che questa profezia è fondamentale nella storia della salvezza: Gesù stesso, iniziando la sua evangelizzazione, parte da queste parole di Isaia, mostrandole realizzate pienamente in lui (cfr. Is 61, 2 e Lc 4, 18-19).
Nonostante gli sforzi che facciamo per dimenticarci chi siamo, non possiamo non ritrovarci da singoli e come umanità in queste parole di Isaia che ci svegliano dal delirio di onnipotenza.
Camminiamo da ciechi, senza sapere dove andare, prigionieri di paure e sofferenze che ci tolgono il fiato. Siamo nelle tenebre se un virus minuscolo butta nell'indeterminatezza e nello sconforto tutta la famiglia umana!
Gesù è scelto dal Padre per dispiegare il progetto che non avremmo capito diversamente, per dare un volto e una carne alla profezia del servo non conosciuto.
Egli è luce per i nostri cuori tentennati e spaventati, alleanza eterna che non potremo spezzare col nostro peccato, liberatore che ci prende per mano e ci accompagna fuori da ogni prigionia.
Nelle nostre storture, Gesù Cristo è il diritto; nelle nostre solitudini, egli è il ponte che ci unisce al Padre, la certezza di essere amati.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Is 42, 1-7
Commento del 15/04/2019
"Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
RispondiEliminae ti ho preso per mano".
Mi hai preso per mano,nonostante non fossi giusto.
Questo mi basta,mi aiuta a percorrere queste vie nuove e vitali ,loro stesse al mio servizio.
Il servizio è servire.
Uno schiaffo alla mia logica di servito,ma è gratitudine dopo aver gustato che servire è più rasserenante,più gtatificante,più qualitativo...in altri termini è quello che mi fa continuare ad affrontare le peripezie e non,quotidiane,
<così sia sempre!
"Ho posto il mio Spirito su di lui". Ecco il dono. Il Signore non dà cose, dà sè stesso. Lo Spirito del Signore sul Messia, lo Spirito del Signore su di me. Io e il Signore accomunati dallo stesso Spirito. Avvolto dallo Spirito canto la mia gratitudine e percorro le sue vie. Lo Spirito
RispondiEliminadel Signore non nasconde le mie piaghe e la mia povertà, ma se ne prende cura.
"Ho posto il mio spirito su di lui". Credo a questa Parola. Spero in questa Parola. Trovo la forza di amare per questa Parola.