Salmo del 15 marzo 2021

Al mattino la gioia
Sal 30 (29), 1-6

"1 Salmo. Canto per la dedicazione del tempio. Di Davide.

2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.

3 Signore, mio Dio,
a te ho gridato e mi hai guarito.

4 Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,

6 perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia"


Queste prime 6 strofe del Salmo sono il canto nato dopo le tenebre fitte, in cui si è pensato di perdere tutto, di cadere vittima dei nemici e della morte.
Non è la preghiera di un uomo qualsiasi: questo fedele è ritornato in vita, ha fatto esperienza della morte e ne è uscito vivo. Memoria di salvezza che non si può cancellare, gioia ed esultanza che riempie il cuore!.

"Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me".

Il verbo usato non si può fraintendere: essere risollevati è un'opera di resurrezione che solo il Signore della vita può fare.
Libero dai nemici, il salmista riconosce nel Signore il suo liberatore da nemici che lo volevano usare come lo zerbino su cui festeggiare.
Invece è lui che esulta ed esalta il Liberatore!

"Signore, mio Dio,
a te ho gridato e mi hai guarito".

Quanta riconoscenza nelle parole di questa preghiera! La preghiera non è rimasta inascoltata e la guarigione e arrivata dal Signore che ha cura dei suoi figli.
La fede d'Israele ha un punto fermo, la memoria che ha formato il popolo: il Dio dell'Esodo ha lottato e vinto contro il faraone, oppressore e schiavizzante. Ma questa esperienza parte dalle prime parole di Dio rivelate a Mosè: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido" (Es 3, 7).
Il Signore si svela al condottiero Mosè come una madre attenta e in ascolto che si muove al grido dei figli sofferenti.
"Nella mia sventura ho gridato al Signore:
egli mi ha risposto e messo al sicuro" (Sal 118, 5).

Tutta la Parola riecheggia di parole esultanti di uomini riportati alla loro vita e alla loro dignità.

"Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa".

Ormai con un piede nella fossa, non ci si può illudere di avere tutta la vita nelle proprie mani. Messa da parte l'arroganza del proprio saper fare, franata irrimediabilmente, la preghiera si apre ad un'onesta gratitudine che riconosce come risolutivo l'intervento del Signore.

"Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo".

L'invito alla lode si estende a tutta la comunità. L'esperienza di pochi diventa memoriale di molti, per mantenere viva la speranza anche in momenti di scoraggiamento globali, come questi che stiamo vivendo con la pandemia.

"Perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita".

Questo è il motivo del nostro sperare, del rimettere nelle sue mani la nostra vita stanca di lottare: la collera di questo Padre svanisce presto mentre la bontà ci precede e ci accompagna sempre!
"Lento all'ira e grande nell'amore" (Sal 103, 8): così è dipinto con altre parole il nostro Dio. Sembra di vederla l'ira che cammina come una lumaca e intanto la misericordia che ha fatto un balzo avanti come una lepre! Di quell'ira giusta e sicuramente meritata, se ne perdono le tracce, mentre il peccatore graziato sta già facendo festa per il grande amore che ha scoperto!

"Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia".

E questa è un'esperienza più frequente di quello che pensiamo, che io ho fatto e che vorrei condividere per ridare speranza!
La differenza di qualità tra la notte e il giorno è quella che passa tra disperazione che non ci fa dormire e il vedere sorgere un giorno radioso.
Rimettere nella preghiera le proprie angosce al Signore, consegnarle nelle sue mani, con la richiesta: "io non ce la faccio, fai tu, prenditene carico, portale per me" è una gran pensata, una trovata furba, una salvezza!
Perché il Signore ascolta il grido e se ne prende carico veramente, passa lui a fare i conti di notte e al mattino tutto quello che ci opprimeva, quadra, è lineare, come non sappiamo spiegare, ma è così.
E la nostra vita che ospitava solo la disperazione e le tenebre, scopre, al risveglio che il vero ospite, è lui, la Gioia vera, quella che non ci verrà mai tolta!
Questa è l'esperienza del fedele, questa la certezza che Gesù ci regala, all'apice della rivelazione, con la sua morte e resurrezione.

Commenti

  1. "Alla sera è ospite il pianto
    e al mattino la gioia".
    Nella notte il tuo passaggio Signore. Dal pianto alla gioia mi accompagni tu. Io ospito il pianto e tu mi ospiti nella gioia. Tu solo operi nella notte per trasformare la mia acqua in vino, la tenebra in luce, l'agitazione in pace. Nelle mie notti tu mi curi e mi sostieni. Non è brutta la notte con te. Dal tramonto all'alba, nel silenzio, tu lavori il mio cuore. Il pianto della sera si apre al sorriso del mattino perché a te niente è impossibile. Vieni nelle mie notti Signore.

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  2. "Perché la sua collera dura un istante,
    la sua bontà per tutta la vita".
    Grazie Signore per questa TUA bontà verso le mei azioni.
    Ti dimentichi delle mie marachelle,non dubiti mai della mia figliolanza.
    Mi rivedo sempre accolto,anche dopo una bravata.
    Grazie Signore

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  3. "La saggezza umana dice: Non rimandare a domani

    Ciò che puoi fare oggi stesso.

    E io vi dico Colui che sa rimandare al domani

    E’ quello che è più gradito a Dio.

    "Colui che dorme come un bambino

    E’ anche colui che dorme come la mia cara Speranza.

    E io vi dico Rimandate a domani

    Quelle preoccupazioni e quelle pene che oggi vi rodono

    E oggi potrebbero divorarvi.

    Rimandate a domani quei singhiozzi che vi soffocano

    Quando vedete l’infelicità di oggi.

    Quei singhiozzi che vi salgono e vi strangolano.

    Rimandate a domani quelle lacrime che vi riempiono gli occhi

    e la testa.

    Che v’inondano. Che vi cadono. Quelle lacrime che vi colano.

    Perché da qui a domani, io, Dio, sarò forse passato.

    La saggezza umana dice: Disgraziato chi rimette a domani.

    E io dico Beato, beato chi rimette a domani.

    Beato chi rimette. Cioè Beato chi spera. E che dorme".

    Charles Péguy (da "Il Portico del Mistero della seconda virtù")

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  4. ... Perché il Signore ascolta il nostro grido è se ne prende carico per davvero. Ti ringrazio Padre per il tuo orecchio attento al nostro grido, per i tuoi occhi aperti che guardano le nostre lacrime, per il tuo grande cuore ricco di misericordia e per l'amore immenso che hai per tutti i tuoi figli, pronto a sanare tutte le ferite.

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