Salmo del 23 marzo 2021

Presto, rispondimi!
Sal 102 (101) 1-13

"1 Preghiera di un povero che è sfinito
ed effonde davanti al Signore il suo lamento.

2 Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido di aiuto.

3 Non nascondermi il tuo volto
nel giorno in cui sono nell'angoscia.
Tendi verso di me l'orecchio,
quando t'invoco, presto, rispondimi!

4 Svaniscono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.

5 Falciato come erba, inaridisce il mio cuore;
dimentico di mangiare il mio pane.

6 A forza di gridare il mio lamento
mi si attacca la pelle alle ossa.

7 Sono come la civetta del deserto,
sono come il gufo delle rovine.

8 Resto a vegliare:
sono come un passero
solitario sopra il tetto.

9 Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro di me.

10 Cenere mangio come fosse pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto;

11 per il tuo sdegno e la tua collera
mi hai sollevato e scagliato lontano.

12 I miei giorni declinano come ombra
e io come erba inaridisco.

13 Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione."


I Salmi cantano la vita, in tutte le sue melodie, che sia la gioia o la sofferenza, la lode o il lamento, ogni momento il fedele lo vive in unione con Dio.
Il Salmo si apre con una premessa che dà una coloritura particolare alle parole:
"Preghiera di un povero che è sfinito
ed effonde davanti al Signore il suo lamento".

Quando le forze sono tutte esaurite, quando la speranza sembra delusa e infondata, un fedele ha l'ultima possibilità: quella di rimettere la sua angoscia al Signore. Il lamento è in tante religioni una forma di preghiera intima e accorata, la prova del nove che dice su chi si appoggia la propria vita.

"Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido di aiuto".

Chi ha fatto esperienza della salvezza, una via di scampo la conosce. Il grido si alza non contro, ma verso chi ascolta e si muove in aiuto.

"Non nascondermi il tuo volto
nel giorno in cui sono nell'angoscia.
Tendi verso di me l'orecchio,
quando t'invoco, presto, rispondimi!"

Volto e orecchio: con immagini che ci sono familiari, il salmista personifica chi non si nasconde davanti all'uomo in ricerca, colui che tende l'orecchio ad ogni bisbiglio, anche i più nascosti, per venire presto in soccorso.

"Svaniscono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
Falciato come erba, inaridisce il mio cuore;
dimentico di mangiare il mio pane".

Sembra di sentire un altro grido di un povero sfinito:
"i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore
e si consumano le mie ossa" (Sal 31, 11).

Davanti a Dio si può onestamente confessare il proprio limite, mostrare il cuore arido, che non batte più e ammettere che i giorni sembrano finire nell'infecondità.

"A forza di gridare il mio lamento
mi si attacca la pelle alle ossa.
Sono come la civetta del deserto,
sono come il gufo delle rovine".

Il lamento sembra il grido luttuoso di un morto, il presagio di un futuro nel sepolcro. Colpisce che comunque la preghiera non si fermi. Il fedele ripone tutto nel Signore, anche la sua morte.

"Resto a vegliare:
sono come un passero
solitario sopra il tetto.
Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro di me".

L'esperienza della solitudine di fronte alla sofferenza è quello che più dilania il cuore. Non scorgere amici ma vedere in tutti i volti coloro che affossano di più l'animo, è il colpo di grazia per un uomo che si vede preda del suo prossimo.

"Cenere mangio come fosse pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto;
per il tuo sdegno e la tua collera
mi hai sollevato e scagliato lontano".

Ecco il fondo dell'angoscia: pensare che la condanna del Signore sia la causa del dolore presente. Al male si aggiunge anche il timore di essere rigettati e non voluti!

"I miei giorni declinano come ombra
e io come erba inaridisco".

Ritorna il presagio della fine imminente, del finire i propri giorni senza un conforto e un senso.
Non possiamo immaginare angoscia più profonda, abisso di solitudine che impedisce di nutrirsi, di guardare avanti e di risollevarsi dalla polvere.
Nel dolore di quest'uomo schiacciato rivediamo l'orrore dei deportati dal nazismo che ha spogliato di ogni dignità i figli d'Israele, facendo desiderare la morte piuttosto che guardare le vite dei fratelli spegnersi giorno dopo giorno. Rivediamo la sofferenza di Gesù che prega nel Getsemani, sudando sangue, prossimo alla morte e all'abbandono di chi ama (cfr. Lc 22, 41-44). Difficile fidarsi in momenti così terribili, difficile credere che qualcuno possa accorrere in aiuto.

"Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione."

Dal profondo una fiammella fa rialzare le braccia nella preghiera. La memoria delle opere salvifiche, conservata, custodita dalle generazioni dei figli di Abramo, è l'àncora di salvezza che fa sperare in un nuovo, decisivo intervento di Dio.
L'arroganza di chi si crede autosufficiente e capace di potersela cavare, di fronte al dolore più profondo si frantuma. Beato chi coltiva il ricordo del Signore!
Colui che nel giorno ha ascoltato la Parola di Dio, nelle tenebre ne trova conforto e riesce a scorgere la mano che rialza dalla morte. La Scrittura è maestra di vita proprio nelle notti più profonde.
Di fronte ai cuori afflitti e oppressi preziosa è la testimonianza di chi ha fatto esperienza di salvezza e può confortare con un memoriale di resurrezione, incoraggiando e sostenendo la voce di chi grida: "Presto, rispondimi".

Commenti

  1. "Non nascondermi il tuo volto". Così invoco fiducioso.
    Così spero in questo giorno.
    Così ti cerco Signore.
    Tu Dio nascosto e rivelato, presenza invisibile, mostrati al mio cuore, che tu hai reso capace di sentirti presente.
    Il tuo volto, nascosto da troppa luce, è visibile nell'ombra della carne di Gesù. Nascosto nelle altezze, reso visibile nell'abbassamento del Cristo. Non nascondermi il tuo volto in questo mio nuovo giorno. I miei occhi vedano e si rallegrino della tua presenza nascosta e vicina. So che ti mostrerai, come sempre.

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  2. Svaniscono in fumo i miei giorni.
    Aiutami a perpetrare la costanza di esserti appresso.
    Sembrano gg. Inutili, non li vorrei vivere.
    Ma Tu mi dici al contrario.
    Aiutami a viverli, non trascinarli.
    Amen

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