Prima lettura del 23 febbraio 2022

Se il Signore vorrà vivremo.
Gc 4, 13-17

"Ora [mi rivolgo] a voi, che dite: «Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni», mentre non sapete quale sarà domani la vostra vita! Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare.
Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello». Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo.
Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato".


Provvisorietà, temporalità, impermanenza, tanti i nomi per indicare una cosa evidente: la vita dell'uomo in questo mondo non è eterna e corre verso una fine. Tutto passa e si consuma. Eppure proprio la paura di una fine ci spinge a dimenticarcene, a ragionare come se fossimo eterni su questa terra. Cerchiamo di non pensarci e diventa un tabù parlare di morte, dimenticando che è un tempo nostro, naturale, che fa parte della vita. Giacomo in questo brano prende di mira chi, con superbia, pensa di essere l'assoluto padrone del proprio tempo.

"Non sapete quale sarà domani la vostra vita!"
Se siamo saggi e guardiamo con occhi aperti la nostra vita reale, non sappiamo che strada prenderà fra cinque minuti.
È nostro solo il momento presente, che può essere un attimo fuggente, ma che merita di essere vissuto in piena consapevolezza.
Domani è una parola evanescente. "Del domani non v'è certezza" si cantava, molto più realisticamente di oggi, nell'Italia rinascimentale.

"Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare".
Mi viene in mente l'immagine con cui inizia il libro del Qoelet: nella nostra tradizione più comune leggiamo: "Vanità di vanità" (Qo 1, 2). Ma l'ebraico corrispondente alla parola "vanità" è "avel", la nebbia che si dissolve, il vapore che scompare veloce.
Di questo parla Giacomo: siamo fatti di una fragile realtà; non dimenticarlo ci fa essere saggi.

"Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello»".
La fede aggiunge alla nostra realtà effimera un'altra consapevolezza: la vita, la nostra vita, è nelle mani del Signore.
E' lui la roccia stabile che non svanisce, in lui possiamo guardare al futuro e fare progetti.
Vivere come se tutto dipendesse solo da noi è una pericolosa illusione. Giacomo ci esorta ad usare un linguaggio che ci possa aiutare a rimettere nel giusto valore chi siamo noi e chi è Dio.
Fare memoria della Signoria di Dio, è vero che da un lato relativizza le nostre possibilità, ma realisticamente ci fa camminare, oggi, nella strada che lui ha preparato per noi, per sempre.
Fiducia in Dio diventa fiducia nel futuro, nella vita che continua, nella nostra preziosità che non andrà persa anche se siamo creature fragili come i passeri del cielo (cfr. Mt 6, 26), eppure sempre curati e agganciati al Vivente, al Signore del tempo e della storia.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Vangelo di Mc 9, 38-40
Commento del 27/02/2019


Commenti

  1. Siete come vapore.....

    SILENZIO

    Dogma per me

    SILENZIO
    Il Signore mi dona e mi toglie
    Io chi sono?
    Nullità

    Consapevole di questo
    Grazie Signore

    RispondiElimina
  2. "Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare".
    Solo il silenzio è la risposta giusta a questa Parola.
    Silenzio per evitare di svilirla.
    Silenzio perché appaia la sua evidenza.
    Silenzio perché trovi spazio nel nostro cuore.
    "Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare".
    Come vapore, come aria, come un'immagine.
    Compare e scompare: così ogni vita sulla scena di questo mondo.
    Perché ricordarlo?
    Per crescere nella sapienza.
    "Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare".
    Come vapore è la mia vita.
    Appare per un istante: è la mia piccola storia nella grande storia del mondo.
    E poi scompare, tra le pieghe del mondo futuro, tra le braccia dell'Amore.
    "Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare".

    RispondiElimina

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