Prima lettura di domenica 6 febbraio 2022

Un uomo dalle labbra impure
Is 6, 1-2.3-8

"Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»"


La visione che Isaia ha nel Tempio, raccontata nel suo libro al capitolo 6, è una pagina tra le più importanti nella Bibbia. Basti pensare che il canto dei serafini che proclamano Dio tre volte Santo noi lo ripetiamo ad ogni liturgia eucaristica.
Isaia incontra il Dio vivente: che reazione avremmo avuto noi? Probabilmente la stessa del profeta che assiste terrorizzato al terremoto, alla presenza che riempie tutto e lo schiaccia in un angolo, al fumo, al tuonare della voce.
Isaia pensa di essere arrivato alla fine della vita.
Nel suo cuore non si fa largo la felicità, ma l'inadeguatezza. Nessun uomo in fondo si ritiene degno di Dio.

"Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo".
È l'immagine di una poderosa liturgia, con tratti celesti ma incredibilmente svolta dentro il Tempio, a Gerusalemme. Isaia ne è come avvolto, mentre tutto intorno a lui si riempie di incenso e canti.
Lo stesso poderoso Tempio sembra non reggere a tanta gloria. Visione ed esperienza liturgica, mistero e rivelazione insieme.
Isaia non vede il Signore, ma entra nella sua gloria, ne percepisce i segni della sua presenza, vibra al suono della sua voce come le porte del Tempio.
È il momento della sua vocazione, della sua chiamata ad essere voce di Dio, forse la più poderosa di quelle mai descritte per un profeta.

"Ohimè! Io sono perduto".
Vedere Dio e morire era un tutt'uno secondo gli antichi. Isaia è sopraffatto da un senso di smarrimento e di morte. Il nostro cuore che pure cerca il Signore, allo stesso tempo lo teme. L'idea dell'incontro con Dio risveglia sentimenti contrastanti, ci spacca tra desiderio e paura di essere annientati. L'antica paura di Adamo, che sente arrivare il Signore e si nasconde, non ha mai lasciato il cuore degli esseri umani.

"Perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito".

Le labbra impure richiamano l'idolatria, la lode rivolta alla vacuità, ad altri dei. Nell'esperienza dell'antico Israele, prescelto tra tutti i popoli e santificato, l'idolatria si insinua come un cancro di paura e diffidenza.
Isaia è consapevole di non esserne esente e tutt'intero il popolo a cui appartiene vive lo stesso peccato.
Il Salmo 138 indica il desiderio profondo, il cambio di rotta:
"Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo".


Rimarrà Isaia prigioniero di questo sentimento di indegnità? Il Signore lo farà morire perché peccatore, così come il profeta era convinto che avvenisse, così come pensa ognuno di noi?
Ma è il Padre che purifica le labbra che accolgono come un bacio le sue Parole, che abbraccia vite indegne, impregnandole della sua santità.
Ad ogni discepolo, ad ogni annunciatore, il Signore purifica cuore, bocca, orecchie e sussurra:
«E' scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».

La nostra fragilità nella sua potenza prende forza, la nostra inadeguatezza nella sua santità è resa degna dell'annuncio.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 138 (137)
Commento del 29/09/2020 e Commento dell'11/05/2021

Seconda lettura di 1Cor 15, 1-8b
Commento del 03/05/2019 e Commento del 03/05/2021

Vangelo di Lc 5, 1-11
Commento del 05/09/2019 e Commento del 03/09/2020


Commenti

  1. "Ohimè! Io sono perduto"
    " L'antica paura di Adamo, che sente arrivare il Signore e si nasconde, non ha mai lasciato il cuore degli esseri umani".


    Me compreso.
    Ho il timore di non essere io,quello voluto da LUI
    Non essere appropriato
    Non essere quello DOVUTO,VOLUTO..............
    Ma sono così
    Lavoro per plasmare la mia pasta....
    Sto alla TUA scuola di amore,che questa VOLTA mi fa studiare non di cervello,ma di cuore!
    Grazie

    RispondiElimina
  2. "Eppure i miei occhi hanno visto
    il re, il Signore degli eserciti".
    Incredulo stupore.
    Sorpresa inaudita.
    Forse solo gioia di una scoperta.
    Può un peccatore vedere
    il Signore?
    Siamo degni di tanto?
    Si!
    Tutta la Bibbia grida questo si,
    che non cessa di stupirci.
    "Eppure i miei occhi hanno visto
    il re, il Signore degli eserciti".
    Peccatore tra peccatori,
    "eppure" i miei occhi
    sono fatti per la visione.
    Paccatore tra peccatori,
    "eppure" il Signore
    mi ha fatto per lui.
    Peccatore tra peccatori,
    "eppure" è lui la mia sorgente
    e la mia meta finale.
    "Eppure i miei occhi hanno visto
    il re, il Signore degli eserciti".

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019