Prima lettura del 14 febbraio 2022

Luce delle genti
At 13, 46-49

"In quei giorni, [ad Antiòchia di Pisìdia] Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono [ai Giudei]: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore:
“Io ti ho posto per essere luce delle genti,
perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione".


Passaggio unico ed epocale nel mondo è stata la venuta del Figlio, mediatore di salvezza, punto di unione e interazione tra il divino e l'umano. Da lui in poi la relazione con Dio ha preso un'accelerata inimmaginabile fino ad allora.
Per questo l'apostolo Paolo assume una rilevanza mondiale e universale; egli ha continuato l'opera del Maestro, vivendo a cavallo delle culture del tempo: ebraica, greca e romana. E' stato il ponte ideale per unire la fede tra Israele e le nazioni, tra il popolo di Dio prescelto come primizia, e i pagani, le genti, a cui il Cristo per la prima volta si volge come unico popolo da unire nell'abbraccio con Israele.
Potremmo dire che Paolo sia stato la "stele di Rosetta" della fede: conoscendo perfettamente la Scrittura e vivendo da discepolo del Cristo, ha potuto annunciare alle culture pagane la novità cristiana che non cancella le diversità, anzi le valorizza come vie valide e arricchenti per arrivare al Padre.
Più volte, nella sua vita missionaria ha dovuto affrontare tribunali delle varie nazioni per chiarire il suo messaggio. Ad Antiochia si realizza il passaggio definitivo che porterà Paolo a diventare apostolo dei pagani. Ed è in questa occasione che pronuncia un discorso che getta luce sulla sua vocazione particolare.

“Io ti ho posto per essere luce delle genti,
perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”.

Si riconosce nella citazione di Paolo lo stile universale del profeta Isaia. La luce di Dio non splende solo per Israele. Anche le genti, cioè tutte le altre nazioni, attendono e attingono alla luce del Signore.
Paolo e tanti altri profeti e missionari sono inviati affinché a nessuno sia negata la luce.
L'unico confine all'evangelizzazione è quello fisico terrestre; nessun popolo, cultura, lingua o religione può esserlo. La salvezza e per tutti e a tutti va annunciata.

"Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore".
È comprensibile la gioia di chi, prima escluso, ora si sente accolto e destinato a ricevere gli stessi beni promessi al popolo primogenito del Signore.
La Parola è glorificata da ogni bocca e da ogni cuore che riconosce la grandezza e la salvezza dell'unico Signore.

"E tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero".
Versetto misterioso che Luca introduce per sottolineare che non è nelle nostre possibilità la "gestione" della Parola. L'accoglie chi è destinato alla vita eterna, coloro che il Padre ha già deciso di salvare.
Dal momento che tutti siamo destinati alla vita eterna, Luca vuole annunciare che ascoltare è già aprirsi alla fede, dar credito alla Parola degli evangelizzatori è già entrare nella vita che non ha fine.
Davanti alla non accoglienza, il missionario deve lasciare che Dio continui l'opera sua. Il seme è gettato, non dipende dal contadino la forza che lo fa continuare a crescere.
Paolo e gli altri discepoli ricevono l'energia dello Spirito che fa dilagare l'annuncio, per farlo riecheggiare in ogni lingua, pur nelle difficoltà di comprensione, pur nelle diversità di mentalità. Il Signore, che ha posto loro come luce delle genti e come ponte per unire rive differenti, porterà ogni uomo e donna
a rallegrarsi e ad innalzare il canto di ringraziamento.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di At 13, 46-49
Commento del 14/02/2019

Salmo 117 (116)
Commento del 03/07/2019 e Commento del 14/02/2020

Vangelo di Lc 10, 1-9
Commento del 26/01/2019

Commento del 26/01/2021 e Commento del 18/10/2021


Commenti

  1. "Io ti ho posto per essere luce".
    Luce contagiosa è Dio.
    Luce che non tramonta.
    Luce sempre crescente.
    Luce oltre il sole,
    oltre la luna,
    oltre le stelle.
    "Io ti ho posto per essere luce".
    In me la sua luce.
    È la sua impronta.
    Impronta luminosa.
    Luce che illumina ogni cosa.
    "Io ti ho posto per essere luce".
    Posto per essere luce,
    non temo le tenebre.
    Di luce voglio vivere,
    verso la luce
    so di essere incamminato.
    Lode e gratitudine risplendono
    nel mio cuore e sulle mie labbra.
    "Io ti ho posto per essere luce".

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  2. "E tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero"

    Tutti abbiamo gratis la vita eterna
    TUTTI
    L'annuncio che viene offerto a me di portare è un ANTIPASTO di quello che poi verrà fatto,sempre,in dono per ciascuno di noi.
    Che io per primo fagociti questo e sia permeato di questa certezza;Dio è per me quello che mi dona tutto gratis.

    RispondiElimina

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