Prima lettura del 30 aprile 2024

Attraverso molte tribolazioni
At 14,19-28

"In quei giorni, giunsero [a Listra] da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla. Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò ed entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.
Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli".

La vicenda di Paolo di Tarso è prototipo della storia dei primi passi mossi dal Vangelo nel mondo. E' vero che la missione data da Gesù era destinata ad arrivare fino ai confini della terra, quella che neanche allora era conosciuta, ma ciò non ha impedito che gli evangelizzatori andassero incontro a persecuzione e morte.
E' una storia santa eppure irta di ostacoli e Paolo, primo missionario tra i pagani, intrepido viaggiatore in luoghi pericolosi anche per i commercianti più accorti, ha rischiato più volte di morire prima dell'esecuzione nella capitale dell'impero, Roma.
Nella pagina degli Atti degli Apostoli che meditiamo oggi, a Listra, odierna Turchia, l'apostolo è lapidato dai Giudei e si salva solo perché creduto morto.
Soccorso e curato dai fratelli riprende il suo cammino missionario.

"Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe".
Accompagnato da Barnaba, l'amico fidato che gli è stato vicino fin dall'inizio della sua missione (cfr. At 11,22-26), si mette in cammino verso una nuova città, Derbe, a 40 chilometri da Listra. Annunciare il Vangelo non è una passeggiata. Richiede il dono dell'intera vita e il cuore orientato a Gesù e alla sua Parola. Questa è la ferma motivazione dei missionari di ogni tempo.

"Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli".
Il Vangelo conquista i cuori di chi ne ascolta l'annuncio anche a Derbe, nonostante la fragilità e il limite degli evangelizzatori.
Al passaggio di Paolo e Barnaba nascono nuove comunità di discepoli; l'annuncio dell'amore di Dio per noi non è ovvio, tanti sono gli impedimenti che incontra in noi, ma la potenza dello Spirito apre i cuori alla grazia della conversione.

"Ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede".
La persecuzione subita non ferma l'ardore dei missionari che tornano a Listra e alle altre città dove i primi nuclei di cristiani si radunavano. E' necessario che non siano lasciati soli e Paolo ha a cuore che l'annuncio sia custodito così come lo ha ricevuto lui (cfr. 1Cor 1,1-8).
Le difficoltà che i credenti incontrano nella società a causa della loro fede portano allo scoraggiamento e all'affievolirsi della speranza.
La determinazione degli apostoli a diffondere il Vangelo in più persone possibile ha sostenuto e incoraggiato tanti fratelli a perseverare.

"Perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni".
Le tribolazioni che si vivono a causa del Vangelo non sono un incidente fuori programma. Fanno parte del cammino, come è stato per Gesù che è morto per mostrare la forza e la fecondità del Vangelo.
Sono una via necessaria, non esiste una scorciatoia.
Il Vangelo denuncerà sempre la mentalità del mondo come schiavizzante ed egemonizzante.
Per questo annunci come quelli del Papa sulla pace danno fastidio, per questo motivo i missionari continuano a morire in zone di guerra e di integralismo religioso e politico.
Le parole di Paolo e Barnaba parlano di una necessità, di una porta stretta da dover varcare, scegliendo per la propria vita quale sia la verità e la via.
"Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni": questo dover lottare non sia di impedimento alla nostra fede e il Padre sostenga la nostra speranza per l'incontro con lui. Portare la sofferenza dei fratelli alleggerirà il loro fardello e darà senso al cammino verso il Regno.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di At 14,19-28
Commento del 17/05/2022

Salmo 145 (144),10-12
Commento del 24/08/2022

Vangelo Gv 14,27-31
Commento del 09/05/2023


Commenti

  1. "Ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede".
    Esortazione sempre necessaria
    per il buon combattimento
    che è la fede.
    Fede e mentalità del mondo
    si scontrano,
    la speranza è aggredita,
    la carità viene scoraggiata.
    È necessario incoraggiarsi
    a vicenda per restare saldi,
    per perseverare nella fede,
    nonostante tutto.
    "Ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede".

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  2. Riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro-
    Si
    Oggi sono invaso di TE
    Quanti doni da elargire a mia volta
    Stammi vicino sempre;o meglio Fammi percepire Te
    Un abbraccio,papà

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