Vangelo di domenica 21 aprile 2024

Dà la propria vita
Gv 10,11-18

"In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»".

Il Pastore Bello, quello che è nel progetto, nel desiderio del Signore, è inviato affinché il gregge d'Israele sia ricondotto sulle strade della vita dove trovare cibo vero e per essere curato e protetto.
Questo nucleo di catechesi di Gesù è fondamentale per capire il suo ruolo come Messia e Salvatore.
E' un lungo insegnamento che parte da un'immagine familiare ai conterranei del Messia. La cura delle greggi era un'occupazione che prendeva la vita di molte persone a quel tempo e che occupava il 90% delle esistenze dei pastori. Non c'era possibilità di riposi o di svaghi lontani dal gregge, perché se ne rischiava la sopravvivenza.
La conoscenza delle pecore è profonda, nel senso di esperienza diretta, di mangiare e dormire con loro e di riconoscerle una ad una. Se noi ci sentiamo "pecore" in un gregge indistinto che il Signore non può riconoscere, Gesù smonta questa visione.
Addirittura Gesù rivela di conoscere ognuno come il Padre conosce lui! E' una rivelazione di intimità speciale e unica, di considerazione personale che il Padre ha per ognuno di noi.

"In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore»".
La conoscenza è fonte d'amore, di considerazione profonda. E questo amore è a nostra disposizione, al nostro servizio, per il nostro bene, per noi.
A questo amore arriva quello del Figlio: a donare tutto, a preferire la vita dei fratelli a sé stesso.
Gesù è il Pastore "bello", in greco "kalòs" che significa più di buono in senso morale o di bello in senso estetico.
E' la bellezza che traspare dalla volontà creatrice e fecondante del Padre, la bellezza della benevolenza, del volto raggiante che si scopre ogni volta che si rivolge a lui.

"Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge".
La rivelazione di Gesù ai suoi prende una nota dolorosa, la constatazione che coloro che dovrebbero fare le opere del Padre, vivono alle spalle dei poveri, opprimono rubando la vita e usandola per il proprio tornaconto.
Anche questa denuncia rivela quanta attenzione e protezione il Signore ha per noi. La difesa dei nemici è l'altro aspetto della sua cura attenta.
I mercenari sono uomini che agiscono per interesse, per arricchirsi, lottano sì, ma per loro, senza nessuna patria, senza nessun attaccamento.
E' drammatico scoprire che è una denuncia rivolta specialmente ai capi religiosi, istituzione che doveva far trasparire l'attaccamento paterno di Dio verso tutti.

"E il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore".
Il Signore è il nostro Dio e noi siamo suoi: è un ritornello che ritorna spesso nella Bibbia. Mi consola perché spesso sento che il male è forte e può avere la meglio sugli inermi.
Infatti c'è qualcuno che si spaccia per pastore, ma appare evidente che delle pecore non gli importi nulla.
Noi abbiamo il Pastore Bello, che porta consolazione e pace, che ristabilisce la dignità dei figli, che si prende cura di ogni nostro dolore, che libera da ogni giogo oppressivo.
Cristo non è un mercenario, ha una patria a cui attira tutti: il cielo.
Non è un mercenario perché accetta la missione del Padre per la nostra salvezza e rinuncia ad ogni interesse per salvarci.
Non è un mercenario perché il suo attaccamento ai discepoli non finisce con la morte e neanche con la salita alla destra del Padre.
Siamo stretti fra le sue braccia, saldamente protetti e custoditi, nessun lupo famelico potrà rapirci dalle sue mani. Questo l'annuncio potente e definitivo che il Figlio è venuto a svelarci.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di At 4,1-12
Commento del 09/04/2021

Salmo 118 (117),18-29
Commento del 10/04/2021

Seconda lettura di 1Gv 2, 29-3,6
Commento del 03/01/2022

Vangelo di Gv 10,11-18
Commento del 25/04/2021


Commenti

  1. "Io sono il buon pastore.
    Il buon pastore dà la propria
    vita per le pecore".
    Tu sei il mio pastore.
    Nulla mi mancherà.
    Sei il mio pastore.
    Non temo.
    La mia vita
    è nelle tue mani.
    La mia morte
    ti è preziosa.
    Tu sei il mio pastore.
    "Io sono il buon pastore.
    Il buon pastore dà la propria
    vita per le pecore".

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  2. E il lupo le rapisce e le disperde.
    C'è sempre un lupo..in agguato
    Donami capacità di scrutare a fondo il lupo di turno..
    Donami la TUA perizia
    Donami fortezza in TE,nella TUA logica e supererò ogni agguato.
    Amen

    RispondiElimina

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