Salmo del 28 dicembre 2024

Le acque ci avrebbero travolti
Sal 124 (123),4-6

"4 Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;

5 allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.

6 Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti".

Dopo un grande pericolo, a cui si è scampati, lentamente meraviglia e gratitudine sostituiscono l'ansia e la paura. Il cuore ritorna al suo battito normale, ma la vita è totalmente diversa da prima. Un'esperienza di morte apre alla gratitudine, riconosce il Signore come Salvatore e si inizia a camminare con passo più consapevole verso una meta che si è fatta radiosa.
Come un uccello in trappola o come un naufrago tra onde terribili, il salmista descrive la situazione di grande rischio risolta dal Signore. Dalla morte solo lui può liberarci!

"Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose".

Acque tumultuose e torrenti impetuosi dicono bene la situazione di precarietà e sofferenza in cui ogni punto fermo vacilla e manca il terreno sotto i piedi. Gli eventi della vita riusciamo a gestirli con l'esperienza nostra o quella comunitaria che si è stratificata nel tempo e dà le soluzioni meno dolorose per superarli. Ma quando tutto diventa caotico e si perdono le coordinate classiche per ritrovare la strada, si rimane in balia degli eventi, senza la possibilità di rimettersi in piedi da soli.
L'unica àncora di salvezza è il Signore; senza di lui resteremmo sommersi, travolti, annegati. Il Salmo ci rende ancora più chiara la situazione segnata dalla morte e ci aiuta a riconoscere la necessità di aggrapparci al Salvatore a cui nulla è impossibile.

"Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti".

I nemici, come belve feroci ci ringhiano addosso e tentano di divorarci, ma il Signore non permette ai nemici di prevalere.
In queste situazioni la nostra fragilità e debolezza vengono a galla e ci mostrano tutta la necessità di essere tratti dalla morte.
La sottolineatura del salmista non è sui nemici umani, sulle persone che subiscono gli stessi nostri limiti creaturali. Sono i nemici interiori e le avversità che spezzano la nostra fiducia, il nostro coraggio e la nostra speranza.
Il Signore non ci abbandona nella tempesta, dai nostri peccati e dai limiti ci libera. Come il pastore che vede avvicinarsi i lupi, egli rischia la sua stessa vita affinché le pecore non vengano sbranate (cfr. Gv 10,11-13).
Quando lui ci guarda i nemici non prevalgono, la luce risplende nelle tenebre e la vita rinasce più forte di prima, ricolma di speranza. Tutto di noi diviene benedizione e lode!
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di 1Gv 1,5-2,2
Commento del 29/04/2023

Salmo 124 (123),1-3
Commento del 25/10/2023

Vangelo di Mt 2,13-18
Commento del 28/12/2023

Commenti

  1. "Sia benedetto il Signore,
    che non ci ha consegnati
    in preda ai loro denti".
    È così il mio Dio.
    Si prende cura.
    Ha a cuore.
    È pastore.
    È medico.
    È liberatore.
    "Sia benedetto il Signore,
    che non ci ha consegnati
    in preda ai loro denti".
    Non lascia.
    Non abbandona.
    Non trascura.
    "Sia benedetto il Signore,
    che non ci ha consegnati
    in preda ai loro denti".

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  2. Ci avrebbero sommersi
    In tutto quello che mi capita...è certo che sono con TE !
    Sempre.
    Sono sommerso
    Ma non affondo,e se succede,TU mi risollevi,mi porti a galla!
    Amen

    RispondiElimina

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