Prima lettura del 5 dicembre 2024
Si canterà questo canto
Is 26,1-6
«Abbiamo una città forte;
mura e bastioni egli ha posto a salvezza.
Aprite le porte:
entri una nazione giusta,
che si mantiene fedele.
La sua volontà è salda;
tu le assicurerai la pace,
pace perché in te confida.
Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna,
perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto,
ha rovesciato la città eccelsa,
l’ha rovesciata fino a terra,
l’ha rasa al suolo.
I piedi la calpestano:
sono i piedi degli oppressi,
i passi dei poveri»".
Isaia è profeta e dà voce al desiderio di tutti. Sogna e vede nella speranza una città speciale in cui vivono stabilità, sicurezza, prosperità, felicità.
Si è profeti quando di sogna con il Signore e si invita a sognare.
Questo guardare avanti non è frutto della programmazione umana, della nostra capacità di costruire il bene. I nostri sogni non sempre si avverano, quelli di Dio sì.
Per questo i profeti, ed Isaia in particolare, sono grandi testimoni di speranza, annunciatori della vittoria dell'amore di Dio su ogni cosa.
"In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda".
Sembra che Isaia viva gli stessi giorni nostri! Quanta attesa che il rumore delle bombe, dei droni e dei missili, finisca per lasciare il posto al canto degli uccelli, alle grida di bambini in gioco, alla melodia della terra di Palestina!
Ai tempi di Isaia erano gli esiliati a Babilonia a sognare di tornare nella loro terra di Giuda finalmente libera.
Con gli esiliati rientrati in patria, Isaia aspetta l'opera salvifica di Dio. È il giorno di festa che tutti attendono e che i profeti ci insegnano a guardare nel futuro del Signore.
E' la "speranza che non delude" (Rm 5,5) perché fondata sulla fedeltà delle promesse del Signore.
"Abbiamo una città forte;
mura e bastioni egli ha posto a salvezza".
Finalmente un tempo di sicurezza tra le mura della città di Dio!
Quando ogni sicurezza umana fallisce, felice è chi ha certezza della fedeltà del suo Dio, roccia eterna, che non può vacillare, che mantiene le sue promesse per sempre.
"Aprite le porte:
entri una nazione giusta,
che si mantiene fedele".
Chi guarda con gli occhi del mondo vede disgregare la realtà verso un cataclisma auto generato dall'umanità. Chi ha gli occhi del Signore vede avvicinarsi l'alba e sa che il meglio deve ancora venire.
La città che il profeta annuncia nella fede non è quella che si arricchisce con la politica e ha la smania di potere. E' una città aperta, accogliente, che si fa dimora sicura per i tanti dispersi e per i senza terra. Come una madre apre le sue porte e accoglie tra le braccia i figli finalmente liberi che accorrono a lei (cfr. Is 60,4).
Tutto ricomincia nella giustizia e nella fedeltà. Il passato disastroso è ormai superato dall'amore che perdona senza misura, che ristabilisce la sorte degli oppressi.
Questa è la preghiera che anima la nostra attesa per la terra santa, simbolo di tutti i popoli e di tutte le nazioni che attendono liberazione e salvezza dall'Amore.
Questa la speranza e il lavoro continuo e inarrestabile della chiesa che il nostro Papa vede come animata "dalla passione per l'annuncio del Vangelo e dal desiderio di raggiungere tutti e accogliere tutti". Tutti, ma proprio tutti!
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Is 26,1-6
Commento del 02/12/2021
Salmo 118 (117),18-29
Commento del 10/04/2021
Vangelo di Mt 7,21.24-27
Commento del 07/12/2023
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Commento del 07/12/2023
Amen🙏🏻🙏🏻
RispondiEliminaRendiamo grazie a Dio
EliminaBastioni egli ha posto a salvezza.
RispondiEliminaEcco la mia certezza.
Tu hai provveduto!
Mi circondi di sicurezza,in TE.
TU sei
la mia tranquillità spirituale.......
"Aprite le porte".
RispondiEliminaÈ finita la paura delle chiavi,
delle porte sbarrate.
Ogni profeta grida:
"Aprite le porte".
Chiunque conosce
il Dio amore grida:
"Aprite le porte".
Il Cristo risorto grida:
"Aprite le porte".
Si, apriamo le porte. ,rendiamo grazie a Dio.
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