Salmo del 20 gennaio 2020

Io sono Dio, il tuo Dio
Salmo 50 (49)

"1 Salmo. Di Asaf.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2 Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende.
3 Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4 Convoca il cielo dall'alto
e la terra per giudicare il suo popolo:
5 «Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l'alleanza
offrendo un sacrificio».
6 I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
7 «Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!
8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9 Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili.
10 Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11 Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12 Se avessi fame, non te lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13 Mangerò forse la carne dei tori?
Berrò forse il sangue dei capri?
14 Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all'Altissimo i tuoi voti;
15 invocami nel giorno dell'angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria».
16 Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17 tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
18 Se vedi un ladro, corri con lui
e degli adùlteri ti fai compagno.
19 Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua trama inganni.
20 Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21 Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
22 Capite questo, voi che dimenticate Dio,
perché non vi afferri per sbranarvi
e nessuno vi salvi.
23 Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio»".


Questo salmo ci stupisce per il discorso che Dio fa convocando la terra e il cielo a testimoni del suo giudizio davanti a coloro che hanno stabilito un'alleanza con lui da Abramo in poi.
Non è una requisitoria da pubblico ministero, ma l'appello al popolo amato affinché torni ad una relazione autentica col suo Signore.
"E' Dio che giudica", non c'è condanna da emettere, ma la Parola supplica il popolo a riscoprire un culto autentico, una fede non dettata dalla paura, ma vissuta nell'amore.

"Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente".

Il nome che viene annunciato è "Dio degli dei". La fede biblica non parla di un Dio unico, ma crede che il Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe è il Signore dei Signori, colui che si erge con potenza davanti a tutte le altre potenze esistenti.
Paolo afferma che la potenza di Dio si è manifestata in Cristo risorto, il quale è stato fatto

"sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato (Ef 1, 20-21).

Anche per Paolo la potenza del Padre su tutto il creato viene donata al Figlio, sottomettendogli le potenze che non possono così essere un pericolo per l'uomo.

"Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende".

Dal monte di Gerusalemme, che Dio si è scelto come dimora stabile in mezzo al popolo, la sua luce si diffonderà su tutta la terra.
"Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te...
Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60,1. 3) dice Isaia del monte Sion.

"Io sono Dio, il tuo Dio!
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici".

E' una dichiarazione da innamorato quella del Signore che inizia parlando dei sacrifici; chiarisce che non è un rimprovero al modo di fare il culto o alla quantità di animali sacrificati quello che gli preme, perché tutto è suo e non ha bisogno di animali domestici, bestie della foresta o uccelli, come gli dei pagani.
Ma è la relazione che ogni amato vorrebbe quella a cui richiama i suoi figli perché nel dono si realizza l'unione, la condivisione, l'essere un solo corpo e un solo spirito.
Nella liturgia della Chiesa è chiaro che il culto non è incentrato sui nostri sacrifici, ma su quello del Figlio; infatti preghiamo: "Noi ti offriamo le cose che ci hai dato e tu donaci in cambio te stesso"!

"Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all'Altissimo i tuoi voti;
invocami nel giorno dell'angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria".

Parole bellissime dette da un popolo che aveva come culto primario il sacrificio! Il Salmo mette davanti a tutto la lode al Signore!
Come pregare, ci domandiamo spesso. Il Salmo risponde: lodando!
L'azione potente di Dio si scopre rivolgendosi a lui sempre, anche nel dolore, nell'angoscia, nel bisogno! La preghiera che si fa grido non è meno importante delle altre. Anzi, è il momento in cui si aprono gli occhi e, vedendo in Dio la sua potente liberazione, finalmente il cuore si apre a riconoscerne la gloria.
E' la nostra liturgia eucaristica che qui si preannuncia: memoria di salvezza, domanda e ringraziamento. Questo il modo che la Chiesa ci insegna e che è nata proprio nella fede biblica d'Israele.

"Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa".

Dal v. 16 al 22 il salmo mostra il Signore che giudica gli atteggiamenti empi, quelli che il Salmo 1 condanna, perché con la bocca ci si rivolge a Dio, ma con i fatti si cerca di sopraffare i fratelli.
Significativa la frase:
"Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre".

Sedere con chi critica gli altri, essere pronti a giudicare e condannare, testimoniare il falso a scapito di un fratello: questo è un peccato grave in un pio israelita. Non sono forse questi gli atti che hanno portato a morte Gesù?

Il Signore "non sta in silenzio", non passa sopra questi peccati, li smaschera e li porta alla luce affinché l'atteggiamento verso il prossimo si converta all'accoglienza e alla condivisione.

"Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio".

Sacrificio gradito al Signore è sostituire la critica col ringraziamento, le lamentele verso gli altri con la lode, l'accaparramento di grazie per se stessi con la carità.

Come non sentire riecheggiare, in queste parole, la volontà che il Signore annuncia ad Osea: "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Os 6, 6).
E' già Vangelo, è la buona notizia questo salmo: Dio non vuole essere il centro delle nostre attenzioni, non vuole "mangiare" per sé e non pretende che ci sacrifichiamo per lui.
Al centro della sua cura, e al centro della nostra, pone l'amore verso i fratelli.

Non c'è conversione vera a Dio se non c'è una prassi nuova di servizio verso il prossimo che va rispettato come noi stessi.
La comunione d'amore tra fratelli è il luogo dell'incontro col Signore, è il modo migliore per fare esperienza di quanto amore egli ha per noi.
Questo è il nuovo culto che insegnerà Gesù e che culminerà nell'annuncio di essere venuto non per essere servito, ma per mettersi al servizio di tutta l'umanità (cfr. Mc 10,45).

Commenti

  1. Col maggior teologo protestante del '900, K. Barth, potremmo riassumere il salmo con questa preghiera: «Signore, liberami dalla religione e dammi la fede!». Nello spirito della predicazione profetica il salmista apre un vero e proprio processo (in ebraico rfb, «lite giudiziaria» ) nei confronti di un Israele attento solo all'osservanza religiosa esteriore. Alla lista sacrificale di sette tipi di animali (vv. 7-15) il poeta oppone la lista morale di sette impegni esistenziali (vv. 16-23), espressione di una fede viva. Dio non ha bisogno di freddi esecutori rituali, non ha necessità di vittime per cibarsi come affermavano gli antichi miti perche suo è tutto il creato, non tollera ipocriti oranti le cui mani grondano ingiustizia e forse sangue. «Mi dà gloria colui che di cuore sacrifici di lode mi offre» (v. 23). Fede ed amore si intrecciano di necessità. Anche nel 2100 a.C. in Egitto un sapiente scriveva: «La divinità gradisce più volentieri le qualità dell'uomo dal cuore giusto che non il bue dell'uomo perverso». E il profeta Osea, citato anche da Gesù, ribadirà: «Misericordia io voglio e non sacrificio» (6,6; leggi anche Isaia 1,10-20 e Michea 6,6-8).
    (Gianfranco Ravasi)

    RispondiElimina
  2. “Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici”(ver.8). Israele deve però ricordare che si tratta di relazione con Dio: "Io sono Dio, il tuo Dio!”. E proprio per questo deve essere evidente che l’offerta fatta a Dio è resa possibile proprio perché tutto è suo, tutto è dono suo, e tutto è ancora dono come possibilità data al popolo di supplicare, ringraziare e lodare il suo Signore! I vers.8-13 sono l’esplicitazione quasi ironica dell’argomento. Dio non ha certamente bisogno dei sacrifici che gli vengono offerti. Né lo interessano per Sé! Per Lui hanno rilievo solo come “segno” della fede dei suoi figli.
    Non c’è valore di un culto che non esprima l’animo dell’offerente: “Offri a Dio come sacrificio la lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti; invocami nel giorno dell’angoscia: ti libererò e tu mi darai gloria”(vers.14-15). Sono meravigliosi il realismo e la concretezza spirituale cui Dio richiama il suo popolo. Quello che conta è la comunione profonda tra noi e il Signore! 
    (Giovanni Nicolini)

    RispondiElimina
  3. Annunziandosi con la voce degli degli elementi del creato il signore chiama a confronto i suoi fedeli. Questi continuano a moltiplicare sacrifici e olocausti e hanno sempre in bocca l alleanza ma il cuore e le opere sono lontane da lui. Iddio non può tacere, non sa che farsene delle vittime immolate se all' offerta non corrisponde il sacrificio interiore del distacco dal male. Tutto il creato gli appartiene, ma quello che lui cerca è il cuore dell' uomo, che in una rinnovata fedeltà riconosca lui il suo Dio, e gli offra il sacrificio di lode.

    RispondiElimina
  4. COMUNIONE
    Devo lavorare su questo.

    RispondiElimina
  5. "La religione ammazza la Fede". Quanta verità c'è in questo salmo, quanto amore del Padre che vuole un rapporto tra due innamorati, basato sul dialogo reciproco, sulla fiducia, sul dono di sé. Quante volte, in passato, stupidamente ho offerto sacrifici a Dio, pensando di fare cosa gradita, quanta gioia ho poi vissuto quando mi si sono aperti gli occhi ed il cuore, ho visto che Dio mi ama così come sono, e la Sua Grazia è sempre con me, anche senza digiuni o mortificazioni. Oggi sono figlia non più schiava, non del mio peccato, ma dell'idea di dio che chiede sacrifici per "scontare" i peccati. È il suo amore che mi dona il paradiso, è il suo sacrificio che lava ogni mia debolezza, è la Sua Parola che svela i miei errori,a nello stesso tempo mi avvicina ai fratelli.

    RispondiElimina
  6. Quante volte Ti abbiamo invocato nei momenti di angoscia e Tu sei venuto in nostro soccorso! Lode e gloria a Te Signore della storia.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019