Salmo del 24 gennaio 2020

Voglio svegliare l'aurora
Sal 57 (56)

"1 Al maestro del coro. Su «Non distruggere». Di Davide. Miktam.
Quando fuggì da Saul nella caverna.

2 Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te si rifugia l'anima mia;
all'ombra delle tue ali mi rifugio
finché l'insidia sia passata.
3 Invocherò Dio, l'Altissimo,
Dio che fa tutto per me.
4 Mandi dal cielo a salvarmi,
confonda chi vuole inghiottirmi;
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà.
5 In mezzo a leoni devo coricarmi,
infiammàti di rabbia contro gli uomini!
I loro denti sono lance e frecce,
la loro lingua è spada affilata.
6 Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
7 Hanno teso una rete ai miei piedi,
hanno piegato il mio collo,
hanno scavato davanti a me una fossa,
ma dentro vi sono caduti.
8 Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
9 svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.
10 Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
11 grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
12 Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria".

"Quando fuggì da Saul nella caverna".


Il titolo del salmo richiama un episodio ben preciso della vita di Davide raccontato nel primo libro di Samuele al capitolo 24. Saul, primo re d'Israele, sta cercando Davide per ucciderlo e durante l'inseguimento entra in una caverna per fare i suoi bisogni. Davide pensa di sfruttare a suo favore questo momento e lo segue furtivo nella caverna; anziché ucciderlo taglia un lembo del suo mantello e "dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul" (1Sam 24, 6). Lo spavaldo giovane sembra prendere il sopravvento, ma si ferma nel colpire perché Saul rimane sempre il re, consacrato dal Signore.

"Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te si rifugia l'anima mia;
all'ombra delle tue ali mi rifugio
finché l'insidia sia passata".

Un insidia, una tentazione attanaglia il cuore del salmista e non trova rifugio migliore che nel Signore, sotto le cui "ali" la tempesta si placa.
Nessuna scelta va fatta quando si è così sotto scacco. Fermarsi e rifugiarsi fiduciosamente nel Signore evita scelte dettate da sentimenti convulsi e dalla tensione del momento. Il credente sa che a volte l'insidia viene proprio dalla propria impulsività o da sentimenti di vendetta che confondono la realtà. Come un bambino che si spaventa di quello che avrebbe potuto fare o del pericolo che ha corso, chiede perdono e si accuccia tra braccia protettive.

"Invocherò Dio, l'Altissimo,
Dio che fa tutto per me".

A chi mi rivolgo se non a chi "fa tutto per me"?!
Beato quel momento in cui la fede e l'abbandonarsi prendono il posto dell'angoscia e un'invocazione filiale sale dal cuore e sulle labbra del salmista.

"Mandi dal cielo a salvarmi,
confonda chi vuole inghiottirmi;
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà".

Ecco di cosa c'è bisogno: dell'intervento salvifico del Signore che confonda i persecutori e si renda ancora una volta presente. Nella bibbia non c'è amore del Signore se non insieme alla sua fedeltà.
"Il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre" (Sal 40, 12).
Il Signore, fedele alla sua promessa, non abbandonerà i suoi figli amati nel momento della prova e del turbamento.

Come messaggeri, amore e fedeltà, sono inviati a piene mani sulla terra.
Gesù sarà l'incarnazione di un amore fedele nei secoli che non vuole altro che manifestarsi in tutta la sua tenerezza ai figli di Abramo e realizzare quindi la promessa fatta in una notte stellata (cfr. Gen 15, 5).

"In mezzo a leoni devo coricarmi".
Con immagini incisive il salmo descrive la situazione pericolosa nella quale vive Davide; nella sua stessa casa è circondato da leoni feroci che hanno per denti lancia e frecce.

Saul, che era stato il suo protettore, si è rivoltato contro di lui e lo bracca. Egli prega allora perché si innalzi "sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria" .
E' l'invocazione che Gesù fa sua, insegnando il "Padre nostro": "sia fatta la tua volontà, come in cielo e così in terra"(Mt 6, 10).
In cielo sicuramente la gloria, cioé la potenza incisiva di Dio, è chiara; ogni credente prega affinché si manifesti, con la stessa grandezza, anche sulla terra.

"Hanno teso una rete ai miei piedi,
hanno piegato il mio collo,
hanno scavato davanti a me una fossa,
ma dentro vi sono caduti".

Quando ci si ferma e il cuore si rifugia nel Signore, la realtà appare nella sua evidenza salvifica.
Le sorti della pericolosa battaglia cominciano ad invertirsi e i cacciatori diventano preda delle loro stesse trappole.
In tutto questo, con stupore, si fa avanti una certezza: "saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore".
E' bello, in un cammino di fede, in cui sappiamo quante e quali cose ci hanno fatto precipitare nelle tenebre in passato, scoprire ad un certo punto di esserci dentro eppure di essere sereni, saldi appunto nel Signore.
Non ci abita più confusione e paura, ma sicurezza e fermezza mai provata.

"Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora".

È tanto il desiderio di rendere grazie che sono chiamati a raccolta strumenti e musicisti in piena notte perché l'aurora con le sue prime luci possa trovare quest'uomo salvato già impegnato nel canto di ringraziamento.
L'espressione "voglio svegliare l'aurora" rivela il desiderio che tutto si desti, si riempia di luce.
Con Paolo esprimiamo la stessa speranza: "La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce" (Rm 13, 12).

"Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà".

La lode varca i confini riecheggiando in ogni lingua per proclamare l'amore e la fedeltà di Dio che si sono fatte esperienza di salvezza.

"Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria".

Il salmo al v. 12 ripete il ritornello del v.6: così scopriamo che è un canto, che, dalla sera, arriva fino al mattino, nello stupore di Davide e di ogni credente, di essere rimasto vivo e scoprendo che:

"Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza" (Sal 118, 14).

Così finisce l'avventura notturna di Davide, che voleva innalzarsi sul re, e invece invoca Dio affinché si innalzi su di lui e su tutti gli uomini,
mostrandosi per quello che è.
Tutte le nostre lotte notturne finiscano così: nel canto fiducioso e nel desiderio di svegliare tutti i fratelli a quell'aurora del mattino di Pasqua che si veste di luce.

Commenti

  1. Sei tu, Padre, il nostro amore,
    tu che salvi il tuo Figlio da morte
    e ci doni lo Spirito santo:
    Padre, è Cristo la nostra aurora,
    Padre, venga il giusto tuo Regno:
    a te il canto di grazia e di gloria.

    Preghiera

    Signore, la notte è passata,
    il sole sorge ancora:
    il bene vinca sul male,
    ove abbonda il delitto
    ivi sovrabbondi la grazia;
    la tua gioia ci aiuti a lenire ogni dolore:
    così vogliamo cantarti
    già dal primo mattino
    fino all'ultimo giorno,
    quando tu stesso, Signore,
    ci verrai incontro.
    Amen. Turoldo

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  2. Il giusto è stato intrappolato senza scampo e piegato: “Hanno teso una rete a miei piedi, hanno piegato il mio collo”. Lo aspettava la fossa della morte, ma in quella vi sono caduti i suoi persecutori (Cf. Dn 6,17s).
    Il giusto del salmo non è più intimorito e vuol esprimere in aperta testimonianza la sua lode a Dio. Non ha più paura ed è pieno d’entusiasmo: “Svegliati, mio cuore, svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l‘aurora”. “Svegliare l’aurora”, cioè affrettare col canto, con la lode, l’invocazione, l’avvento del giorno, del grande giorno della vittoria del Messia sul male; del giorno in cui Dio s’innalzerà sopra il cielo, a piena manifestazione della sua sovranità su tutta la terra.
    (novena.it)

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  3. Richiamo la vostra attenzione su queste due parole – amore e fedeltà – presenti nel nostro Salmo ai vers. 4 e 11. Sono due termini continuamente ricorrenti nel Salterio. Il termine “amore” è, alla lettera “misericordia”, e dunque indica un amore piegato verso chi lo chiede, misericordia, appunto. Il termine “fedeltà”, ugualmente prezioso, è da considerare con molta attenzione. La tradizione greca lo rende con “verità”, e certamente è corretto. Ma implica una considerazione che a me sembra di grande rilievo. E cioè che, per la lingua ebraica della Bibbia, la “verità” non è una verità intellettuale, ma è la “fedeltà” di Dio, la sua fedeltà al patto d’amore, all’alleanza che Egli ha stretto con il suo popolo! 
    (Giovanni Nicolini)

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  4. "il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Restate gli saldi nella fede... E il Dio di ogni grazia il quale vi ha chiamato alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi . A lui la potenza nei secoli. Amen! 1Pt 5,8,9.10-11.

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  5. L'episodio di Davide nella grotta è una pagina molto forte per me, mi richiama un'altra Parola sapienziale:"Dio ti pone davanti il Bene e il Male, ma tu scegli il Bene".Quante occasioni ci offre la vita "di avere il coltello dalla parte del manico", di "toglierci qualche sassolino dalla scarpa", di "Ti faccio vedere io chi sono!". Padre nostro non lasciarci nella tentazione, ma liberaci dal Maligno. Amen

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  6. Dobbiamo sempre essere saldi nella fede, lieti nella speranza, solleciti nella carità, cercando di avere,grazie allo Spirito Santo, il giusto discernimento nel valutare l'atteggiamento da seguire nelle varie situazioni di conflitto che ci si presentano.

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