Vangelo del 22 gennaio 2020

Tendi la mano!
Mc 3,1-6

"In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire".


Torniamo sul brano commentato un anno fa, il 23 gennaio, scoprendo la necessità di un guaritore alle nostre paralisi, a ciò che blocca la vita e la fede nel Dio vivo.

"Gesù entrò di nuovo nella sinagoga".
La sinagoga è il luogo della liturgia della Parola e della catechesi, luogo privilegiato per la spiritualità ebraica centrata sulle Scritture. Ma anche luogo di incontro, confronto, scontro e mediazione. Per questo Gesù continua ad entrare in questo luogo perché lì incontra la varietà dell'umanità da attirare e da convertire all'amore del Padre.

"Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo".
Ed ecco la complessità dei presenti: un malato con un arto paralizzato, quindi impuro e normalmente escluso da un luogo di culto; i farisei, attentissimi alle regole della purità e alle abluzioni prima della preghiera; gli erodiani, fedeli al re e collaborazionisti dei romani, interessati a sedare qualsiasi novità che alimentasse l'identità ebraica.
E poi c'è Gesù, famoso per la compassione agli uomini feriti, umiliati e oppressi e per la disattenzione alla legge del sabato.
I farisei e gli erodiani, come falchi, vengono attirati dall'occasione propizia, vogliono coglierlo in fallo mentre trasgredisce la legge.
Nessuna novità: alcune persone usano i sofferenti per i loro piani!

"Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!»"
Non si dice il nome di quest'uomo, può essere chiunque, possiamo essere noi che ascoltiamo.
Ha la mano paralizzata, menomato nella sua capacità di fare, di rendersi autonomo per se stesso, di operare e di essere utile agli altri.
A ben vedere è una limitazione grande come quella del paralitico di Gv 5,1-16, che attende una salvezza ogni giorno ma non la sa afferrare alla piscina di Betzaetà.
Per prima cosa gli ordina: "Alzati"!

E' un invito ricorrente nella Bibbia, è un vero e proprio esorcismo che libera un uomo incatenato nella morte e ricorda l'ordine dato all'amico Lazzaro (cfr. Gv 11,1-45).
Un uomo da tenere lontano, escluso dalla salvezza, è posto da Gesù al centro del luogo di culto, il posto riservato a lui, il Maestro.


"Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano".
Gesù ha a cuore il sabato perché ha come priorità l'uomo e il sabato è un dono alla sua vita, non una palla al piede che impedisce di camminare.
Non gli preme insegnare cosa sia giusto o sbagliato, quale rito fare e in che modo; intende invece svegliare i cuori alla necessità del bene, alla missione insita in ogni uomo di avere cura dell'altro, a promuovere la vita e a farla crescere.
Chi può negare che sia giusto fare bene e salvare vite, in qualunque momento e in qualunque luogo? I suoi ascoltatori rimangono spiazzati e, pur di non riconoscere l'evidenza, tacciono.
Non sono veri cercatori della verità ma cacciatori di conferme alle solite vecchie regole e tradizioni che spesso sono contro l'uomo.
Gesù non ha dubbi: il bene dell'uomo viene prima dei diritti di Dio; nessuna regola è sacra se si rivela in contraddizione con questa priorità.


"Guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori..."
Sembra di vederlo questo sguardo di Gesù davanti alla stupidità umana che inventa religioni contro l'uomo e che con le sue regole si auto-schiavizza, inventandosi un Dio mostro, permaloso e vendicativo!
E' indignato di fronte al giudizio inclemente che paralizza la possibilità del bene e rattristato per quei cuori pietrificati e anchilosati in una legge scritta sulla pietra.


"... disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita".
Ecco il nuovo: una parola che ridona energia e vita, che libera i prigionieri, che rende abile al bene le mani rattrappite.
Gesù è il profeta nuovo che non lesina nell'amore, che dà a piene mani e che rivela un Dio prodigo di doni per i suoi figli.
Non è un religioso che, guidato dalla paura, limita la misericordia e la eroga col contagocce perché teme che i peccatori se ne approfittino!
Quel giorno nella sinagoga, trasformata in un tribunale, si palesa la determinazione di Gesù di guarire nonostante il processo di sguardi che lo circonda; il giudizio rivela in effetti che i veri paralizzati sono i fanatici, religiosi e politici.


"I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire".
Il vecchio mondo, che porta solo morte, si rimette subito in moto per produrre l'unica cosa che può dare.
Gesù porta vita e intorno a lui si lavora per la morte. È l'ammirabile scambio che caratterizza ogni gesto e parola di Gesù: "perché avessimo la vita Tu provasti la morte", dice un canto dei Gen Rosso.


Il Signore curi le paralisi di amore, la grettezza che trattiene tesori per se stessi, che rattrappisce le viscere che non riescono più a muoversi di compassione, come invece compartecipano quelle di una madre, come le sue.

Abbiamo bisogno di essere afferrati, tratti alla vita, liberati da catene che ci impediscono la gratuità e la carità.
"Tendi la mano" è l'invito fatto ad ogni uomo, posto di fronte a quelle mani che si sono aperte e trafitte per far sgorgare l'amore.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Vangelo di Mc 3,1-6
Commento del 23/01/2019

Commenti

  1. "Rattristato per la durezza dei loro cuori" (v.5). Gesù aveva cercato di evitare questa situazione; si era sforzato di rompere le barriere cercando il dialogo, perché fossero loro a dire ciò che si poteva fare in giorno di sabato, "ma essi tacevano" (v. 5). A questo punto Gesù fece la sua scelta: scelse l'uomo e lo guarì. Non lasciò passare quel giorno di festa senza che diventasse anche per quel malato un segno concreto di libertà. Gesù ha sempre amato la libertà per sé e per gli altri.
    (Lino Pedron)

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  2. v. 3 “Mettiti nel mezzo!” Il brano di oggi prosegue e approfondisce il pensiero del cap. precedente, per rendere ancor più esplicito il fatto che al centro c’è l’uomo con il suo bisogno e le sue debolezze.
    Gesù pone una domanda ai presenti, che non è solo: “E’ lecito infrangere la legge del riposo del sabato per fare del bene?” Ma aggiunge “o per fare del male?” Il NON fare il bene, è già – forse – in sè “fare il male”. E non curare questa persona è toglierle la vita. Il modo di agire (o non agire) non è neutro: se non si fa il bene, si fa il male.
    (Giovanni Nicolini)

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  3. La mano è simbolo non solo delle azioni, del lavoro ma anche della tenerezza, dell’accoglienza e del dono.  Avere una mano inaridita significa non avere la possibilità di donare, o di ricevere. E infatti, cosa dice Gesù a quell’uomo? “stendi la mano”, cioè non avere paura di donare quello che sei o di accogliere quello che gli altri ti donano. E  in questo miracolo c’è davvero un’opera di salvezza che si compie, una salvezza che doveva avvenire proprio nel giorno di Shabbat, perché nel giorno di Shabbat il lavoro dell’uomo viene sospeso non per il bisogno fisiologico di riposo, che pure è necessario, ma perché lo Shabbat è il giorno in cui l’uomo si ferma a gustare la tenerezza di Dio che ha sperimentato concretamente durante la settimana. E in quel sabato quell’uomo che non ha un nome, possiamo essere io o tu, ha steso le sue mani, simbolo del cuore che comunica senza parlare, del cuore che viene donato agli altri, ma anche a Dio, in segno di onore, di gratitudine e di lode.
    (Giuliva Di Bernardino)

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  4. C’è un uomo con la mano paralizzata che viene guarito: quello che sembra essere l’episodio centrale del racconto si perde invece quasi fosse un pretesto, e dell’uomo con la mano malata non si dice niente: perché era nella Sinagoga? Voleva ascoltare Gesù, o era lì per farsi guarire? Era venuto di sua spontanea volontà, o lo avevano chiamato i farisei?

    I farisei sono lì, tutti intorno a Gesù, che aspettano che faccia qualcosa: per loro l’uomo con la mano paralizzata passa in secondo piano. Loro che conoscono così bene la legge, loro che obbediscono ai precetti, non si meravigliano davanti al miracolo: non è questo quello che cercano. Loro forse desiderano più degli altri la venuta del Regno dei Cieli; ma è un regno disegnato con squadre e righelli, e qualsiasi cosa non si riesca ad incasellare in questo schema che hanno immaginato appare sbagliato, ingiusto, persino irrispettoso.

    Anche dentro di noi si possono nascondere erodiani e farisei. E allora ogni volta che la vita esonda, che la vita trabocca, che la vita sbaglia anche strada e percorre un tragitto che non è quello che ci aspettavamo e che forse nemmeno ci piace, ecco che subito siamo pronti a indurirci, a chiudere fuori Gesù, a farlo morire. Forse, invece, potremmo semplicemente provare a contemplare lo spettacolo che la vita ci propone, nelle paralisi come nei miracoli, e lasciarci stupire quando ci viene incontro, ci chiama in mezzo, e ci guarisce.

    Rete Loyola (Bologna)

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  5. Bella l'immagine di Gesù che con il suo comando imperativo trae ogni uomo dal suo stato di morte. Questa scena mi interroga su quali sono le mie morti, cos'è che mi trattiene e non mi fa muovere, la paura di sbagliare, di andare controcorrente, la pigrizia, sono davvero tante e sempre presenti nel mio cuore. Signore, a te tendo le mani, saziami in tempo di fame, perché senza la Tua parola niente io posso. È in Te che c'è forza, coraggio, vita.

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  6. Grazie Signore per la vita
    Non per la religiosità dei paletti

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  7. Lo scontro tra tradizionalismo e progressismo esiste in ogni ambito, anche nella chiesa. Poco prima di morire il cardinale Martini ebbe a dire:la chiesa è indietro di duecento anni. Questo spazio ,con papa Francesco, forse,si sta colmando. Preghiamo affinché la modernità del vangelo trovi sempre nuovi annunciatori illuminati che possano far risorgere la società civile che sta piombando, sempre più, verso una nuova barbarie.

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  8. .....un Dio prodigo di doni sempre con le braccia aperte nel dare.....
    Nostro Padre.

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