Salmo del 7 gennaio 2020

Beato chi in lui si rifugia
Sal 2

"1 Perché le genti sono in tumulto
e i popoli cospirano invano?
2 Insorgono i re della terra
e i prìncipi congiurano insieme
contro il Signore e il suo consacrato:
3 «Spezziamo le loro catene,
gettiamo via da noi il loro giogo!».
4 Ride colui che sta nei cieli,
il Signore si fa beffe di loro.
5 Egli parla nella sua ira,
li spaventa con la sua collera:
6 «Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna».
7 Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8 Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane.
9 Le spezzerai con scettro di ferro,
come vaso di argilla le frantumerai».
10 E ora siate saggi, o sovrani;
lasciatevi correggere, o giudici della terra;
11 servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore.
12 Imparate la disciplina,
perché non si adiri e voi perdiate la via:
in un attimo divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia".


Il salmo 2 e quello che lo precede, il Salmo 1, fanno da introduzione a tutto il salterio.
Sono considerati dai saggi ebrei e dai padri cristiani la "porta del salterio" perché, insieme, presentano i due grandi protagonisti dell'intero libro di poetico e ispirato: la Sapienza e il Re Messia.
Il nostro salmo contempla una battaglia in atto tra le potenze di questo mondo e il consacrato di Dio, impegnato a rivelare che il Regno è presente e si impone sulle falsità di altri poteri effimeri.

"Perché le genti sono in tumulto
e i popoli cospirano invano?"

È una domanda retorica che vuole richiamare l'attenzione sulla lotta e la resistenza che il mondo fa alla potente azione di Dio.
È una battaglia vana, senza nessuna consistenza, senza senso, eppure fa danni atroci dentro di noi e nel mondo.
Pur se i popoli si coalizzano nulla possono contro la volontà di Dio che si realizza comunque e a favore degli uomini.

"Insorgono i re della terra
e i prìncipi congiurano insieme
contro il Signore e il suo consacrato".

Eccoli i nostri piccoli e ridicoli re che congiurano niente di meno che contro il consacrato, l'unto di Dio.
Il Re Messia fa la sua prima apparizione nel salterio in un contesto di lotta. Non è un re spensierato che dorme sugli allori della sua gloria. È un Re che scende in battaglia per vincere. Giovanni nel prologo del suo vangelo annuncia: "la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta" (Gv 1, 5), proprio in riferimento a questo scontro.
Nei brani che abbiamo letto in questi giorni del Natale del Signore, i Vangeli dell'infanzia ci hanno mostrato la stessa lotta, il medesimo accanimento verso un bambino da parte di Erode il Grande che si sentiva minacciato dalla sua regalità.

"Spezziamo le loro catene,
gettiamo via da noi il loro giogo!"

Quanto è distruttivo pensare che la volontà di Dio sia come quella dei potenti della terra, come un giogo che opprime e che si impone distruggendo la nostra possibilità di vita!
Proiettare su Dio le immagini del potere umano porta a ribellarsi, travisando la parola "potere" che in Dio è volontà salvifica che si realizza.
Anche la Parola che porta pace e ristabilisce la dignità di ognuno, viene vista con terrore: "Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera".
Il Salmo annuncia, con immagini arcaiche, che è necessario convertire la nostra visione di Dio e staccarsi dalla concezione di vederlo come un mostro che distrugge e opprime.

"Ride colui che sta nei cieli,
il Signore si fa beffe di loro".

Fantastica questa immagine di Dio che dall'alto vede e ride. Mi ricorda il gioco dei miei figli piccoli in lotta con il loro papà che si affannavano nel tentativo di sopraffarlo, mentre lui rideva divertito dai loro goffi e buffi tentativi per contrastare la sua forza.

"Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna".

Adesso il Salmo illustra tutta la potenza che dal Padre è passata nel Messia, suo consacrato; nessuno potrà contrastare questa scelta divina.
Egli è posto stabilmente come Signore di ogni cosa e come ci ricorda Paolo:
"Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome" (Fil 2, 9).


"Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato»".

Versetto centrale di tutto il Salmo è la rivelazione diretta che fa di sé il consacrato, sostenuto dalle parole del Padre. Egli si riconosce figlio di Re, investito di tutte le prerogative regali.
Queste parole lo aprono alla sua missione e sono la roccia della sua esistenza non certo facile.
Mi ricorda l'episodio del Battesimo nel Giordano in cui il cielo si era aperto su Gesù e le parole del Padre erano quelle necessarie proprio a lui: il suo compiacimento sarebbe stata la forza che lo avrebbe portato fino alla croce (cfr. Mt 3, 16-17).

"Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane.
Le spezzerai con scettro di ferro,
come vaso di argilla le frantumerai".

Al Re Messia è promesso un regno e un'autorità senza confini, egli è Re universale su tutti i popoli.
È una regalità la sua che discende dall'essere generato da Dio affinché la realtà salvifica, che è nel Padre, si realizzi in ogni punto della terra.
La lotta è necessaria affinché egli riduca "al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi (1Cor 15, 24-25).
I falsi poteri vengono rivelati come idoli vuoti, statue d'argilla che si frantumano di fronte al Messia che viene.

"E ora siate saggi, o sovrani;
lasciatevi correggere, o giudici della terra".

Il potere di questo Figlio rende più umani tutti gli altri poteri. La sottomissione a lui rende più saggi, più favorevoli al bene dell'uomo.
La correzione non è condanna, ma grazia che riporta l'ottusa pretesa di far meglio da soli alla sequela filiale.
Molti salmi inneggiano a questo Re-dono e ringraziano il Signore per questa presenza che non schiaccia e non umilia ma risolleva e salva.

"Servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore".

Nel linguaggio dell'Antico Testamento si descrive così la fede, cioè il "timore", il sentimento filiale dell'uomo che riconosce di non potersi realizzare da solo e finalmente può rallegrarsi dell'avere un Padre che lo ama.

"Imparate la disciplina,
perché non si adiri e voi perdiate la via:
in un attimo divampa la sua ira".

Ecco allora la nuova via: imparare dalla Sapienza il nuovo modo di vivere davanti al Re Messia e rifugiarsi fiduciosamente in lui.
Tutti i Salmi che seguono svilupperanno questa via di Sapienza che fa nascere la fiducia e l'ascolto in un Dio che ama parlando.

"Beato chi in lui si rifugia".
Il Salmo 2 finisce con una beatitudine in positivo, mentre il Salmo 1 diceva la stessa realtà in negativo: "Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi" (v. 1).
L'uomo che si lascia condurre dalla parola, che si affida nella preghiera e che riconosce i suoi limiti, arriva a realizzare la sua vita e non spreca questo dono prezioso come chi si illude di essere il solo che decide il suo futuro.
"I malvagi" ripongono in se stessi le forze; la loro presunzione di non avere bisogno del Signore fa disperdere la loro possibilità di realizzarsi nel bene, e le loro vie si riveleranno inconsistenti come quelle degli idoli.

Questo salmo mostra un Dio che lotta, che non si ferma davanti a nessun male perché combatte a nostro favore.
Ciò che va distrutta è la nostra pretesa adolescenziale di camminare soli, la convinzione che Dio sia un mostro opprimente e che il suo consacrato sia venuto per condannare.
Tutto il Salterio non è che una grande Parola che conforta e rivela la beatitudine di coloro che trovano rifugio dalle angosce e dalle lotte, riposandosi certi del suo aiuto.

Commenti

  1. L empietà non si limita al rifiuto di Dio: insorge e congiura per abbatterlo. Ma sul monte santo di Dio i potenti della terra andranno in frantumi come vasi d argilla nell' impatto con la disarmata regalità del Figlio di Dio. Egli è stato mandato per ricevere in possesso le genti sino ai confini della terra, per guidarle, con lo scetro dell' amore che salva, per ritrovare la via del timore che riconduce al Padre.

    RispondiElimina
  2. E’ un salmo messianico: profetizza cioè la venuta del messia (cap. 6-7-8-9). Ma è anche un salmo di conforto. Ci insegna che solo il Signore è il re dell’universo. 
    (dal web)

    RispondiElimina
  3. Ecco una delle pagine più celebri del Salterio: col Salmo 110 essa rappresenta la classica preghiera messianica del cristianesimo. In se, però, il carme è un testo della solenne liturgia d'incoronazione del re di Giuda. In quel giorno, secondo una prassi orientale, egli veniva dichiarato essere divino: «Figlio mio tu sei: oggi io stesso ti ho generato» (v. 7). Se per Israele il sovrano resterà solo figlio adottivo e non naturale del Signore, nella rilettura cristiana il re-messia del salmo sarà il Cristo, il Figlio per eccellenza. Sullo sfondo si odono rumori di ribellioni, ma Dio si schiera dalla parte del «figlio» il cui scettro infrangerà ogni resistenza del male quasi fosse vaso di coccio. E tutti si prostreranno a lui «baciandogli i piedi con cuore tremante».
    (Gianfranco Ravasi)

    RispondiElimina
  4. Fermiamo la nostra attenzione per un momento sui vers.4-5. Il Signore è il soggetto della frase che lo descrive come colui che “ride”, “si fa beffe” di questi signori, “parla nella sua ira” e “li spaventa con la sua collera”. E ci chiediamo: come avviene tutto questo? Mi sembra che la vera ultima risposta sia quella che viene dalla Croce di Gesù. E’ la Croce che manifesta sia l’assoluta superiorità del potere del Signore, sia il suo giudizio severo e radicale. E’ la Croce di Cristo che suggella per sempre l’affermazione del ver.6: è Dio stesso che parla, e proclama l’intronizzazione di Gesù nel mistero dela suosacrificio d’amore sulla Croce: questo è il vero potere universale che Dio dona a tutta l’umanità. Non il potere schiacciante e aberrante di Erode e di Pilato e di tutti i loro simili, ma il potere salvifico del’amore divino manifestato compiutamente dalla Croce del Signore!
    (Giovanni Nicolini)

    RispondiElimina
  5. Signore Iddio, che hai dato in eredità i popoli al tuo Unigenito, costituendo lo re sul monte santo della tua Chiesa, donaci di servirlo nel tuo Spirito, von quell' amore perfetto che trascende il timore

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019