Prima lettura del 2 giugno 2020
2Pt 3, 11-15.17-18
"Carissimi, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza.
Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen."
Molto bella la lettera di Pietro indirizzata ad una comunità nella prova che testimonia il vangelo nella sofferenza. La fatica di attendere, quando ogni gesto di bene sembra infruttuoso e attiri, addirittura, la persecuzione e l'incomprensione, è un peso che Pietro vive come un pericolo insidioso alla speranza dei suoi fratelli.
"Carissimi, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno!"
I cristiani attendono ed affrettano l'arrivo del giorno del Signore! Affermazione sorprendete e piena di significato.
Gesù tornando al Padre ha dato un appuntamento a cui fa eco l'affermazione "Sì, vengo presto!" (Ap 22, 20).
L'attesa è lo stile del tempo che precede il suo ritorno.
Ma Pietro aggiunge che con una vita cristiana intensa si affretta addirittura il giorno del compimento, quando le cose passeggere di questo mondo scompariranno.
"Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia".
L'attesa ha una meta: cieli e terra nuovi, inediti, mai visti prima.
I discepoli di Gesù sono fiduciosi della promessa che solo il Signore può realizzare: un mondo in cui la giustizia, la salvezza del Signore, la manifestazione della sua misericordia senza limiti, siano di casa per sempre!
"Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia".
Ed ecco l'esortazione a non lasciarsi andare nell'attesa, ad operarsi per la pace e la riconciliazione e a vigilare sui propri gesti verso i fratelli, per essere pronti al grande giorno.
Sono parole che ricordano la parabola di Gesù, in cui vengono proclamati "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli (Lc 12, 37).
L'attesa è coronata dalla salvezza che non è generica e indistinta, ma è Dio che si mette al servizio dell'uomo, premiando l'attesa col dono di se stesso!
"La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza".
Ma l'attesa è lunga, sfinisce, disorienta, fa affievolire lo slancio nel desiderare l'Amato.
Per questo Pietro aggiunge:
"Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi".
Il pericolo è che i dubbi, lo scoraggiamento e la rassegnazione ci facciano cadere nell'errore dei malvagi, di chi non ha speranza e non aspetta ormai più niente.
I tempi lunghi non sono il segno che Dio si è dimenticato della promessa. Al contrario, sono il segno di un grande dono alla nostra vita: la pazienza!
Dio conosce bene i nostri limiti ed è magnanimo: attende, come Noè, che tutti gli uomini salgano sulla sua barca per essere strappati alla tempesta ed essere salvi!
Non è in ritardo ma aspetta gli ultimi, gli indecisi, i timorosi: tutti devono poter accedere al dono ed entrare alla festa con lui.
"Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo".
Ecco la strada da percorrere nel tempo dell'attesa: crescere da figli, alla luce della sua Parola che ci rivela il Salvatore, Gesù Cristo, nutriti dalla sua grazia che è il centuplo da gustare qui e ora, aspettando il compimento per sempre.
"A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen".
Pietro annuncia e lui stesso si rincuora: incoraggiare i fratelli è annunciare anche a se stessi le ragioni della speranza che sorreggono nella sofferenza e nella fatica quotidiana.
Per questo conclude prorompendo in un inno di lode al Signore, presente nel nostro oggi e meta del mondo futuro.
Anche noi, rincuorati dall'apostolo, preghiamo con le sue parole, certi di gustare, nell'oggi, la sua pace e di affrettare il compimento delle sue promesse.
Al Veniente, al desiderio colmato della nostra vita, sia la Gloria per sempre!
La seconda lettera di Pietro ha come temi principali il ritorno di Cristo nella gloria e gli avvertimenti contro i falsi maestri. E' stata scritta tra la fine del I secolo e l'inizio del II secolo d.C.. In questo periodo i cristiani stavano perdendosi d'animo. La venuta di Cristo, che i primi predicatori del Vangelo avevano annunciato come imminente, tardava a venire e perciò i cristiani erano tentati di seguire altre dottrine e altri maestri.
RispondiEliminaL'autore di questa lettera cerca di riportare i cristiani alla parola del Vangelo dando una corretta interpretazione all'attesa e cercando di dissuaderli dall'abbandonare la loro fede.
Queste indicazioni aiutano anche noi nel nostro cammino di avvento e nella nostra attesa del ritorno glorioso di Cristo.
(Monastero Matris Domini)
«E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più» (Ap 21,1). Cosa è capitato? Viene qui ripreso quanto l'autore aveva riferito precedentemente: «E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé» (Ap 20,11). La sete di novità che c'è nel cuore umano non riguarda solo lui stesso, ma si dilata al cosmo intero. Questa aspirazione a qualcosa di definitivamente e totalmente grande non è destinata alla frustrazione. La sete di una creazione pienamente nuova viene messa in atto non solo in risposta al desiderio di pieno cambiamento di cui l'uomo ha bisogno. Essa è implicita in quanto Gesù ha realizzato nella sua morte e risurrezione. Nessuna novità sarebbe possibile a prescindere dal mistero pasquale. È quel fatto centrale della storia, che tutta la trasforma in vicenda salvifica, a generare un ambiente assolutamente nuovo per la relazione Dio-uomo. Se l'alleanza è fatta nuova nel sangue di Gesù (Lc 22,20; 1 Cor 11,25) essa vigerebbe in modo sproporzionato per difetto nel contesto che il peccato ha sottomesso (Rm 8,20). L'alleanza nuova abbisogna di cieli nuovi e terra nuova. Dalle prime generazioni cristiane questa era l'aspettativa: «Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia» (2 Pt 3,11).
RispondiElimina(Gianluigi Corti)
Signore, non permettere che, nei momenti difficili della vita, io mi ripieghi a deprecare il presente e il passato e ad annegare nelle paure dell'avvenire. Quello che tu hai promesso, avverrà: giustizia e pace si baceranno e io con tutti gli uomini miei fratelli e sorelle, io totalmente rinnovato, splenderò, giusto ,tra i giusti, nell'infinito Amore che sei Tu.
RispondiEliminaCasa di Preghiera San Biagio FMA