Prima lettura del 4 giugno 2020

La parola di Dio non è incatenata
2Tm 2, 8-15

"Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio Vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta. Sfòrzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità.


Preziosi insegnamenti e raccomandazioni da maestro a discepolo: in queste righe Paolo scrive a Timoteo, considerato come un figlio, per incoraggiarlo nel suo servizio di pastore di una comunità nelle vicissitudini anche dolorose della vita.


"Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio Vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore".

Un piccolo "Credo" che l'apostolo consegna a Timoteo perché la memoria delle opere di Dio è alimento necessario per tenere viva la fede.
Una parte importante della preghiera quotidiana è fatta di memoria perché attinge alla Parola che ci trasmette le esperienze di uomini che prima di noi hanno vissuto il divino.
Non solo, la Liturgia eucaristica parte dall'invito del Figlio: "Fate questo in memoria di me"..
Quello che trasmette Paolo, quindi, non è un credo teorico, astratto: è l'annuncio per il quale Paolo dona la vita, non tirandosi dietro di fronte a sofferenze ingiuste.
Le sue parole ricordano Isaia: "è stato annoverato tra i malfattori" (Is 53, 12), quando parla del servo sofferente, profezia che la Scrittura rivela compiuta nella passione e morte di Gesù.
Paolo, da discepolo, fa la stessa strada del Maestro e sopporta l'incatenamento, nelle carceri di Roma, con la stessa docilità di Gesù.

"Ma la parola di Dio non è incatenata!"
Bellissima affermazione di un impavido apostolo che vorrebbe intraprendere l'ennesimo viaggio missionario e che, nonostante tutto, conforta e sprona con parole libere da ogni segregazione.
E noi siamo freschi testimoni del fatto la Parola non è incatenata!
Abbiamo vissuto, in questi mesi lunghissimi di lockdown a causa del pericolo concreto di contagio per un virus terribile, un isolamento che ci ha impedito le liturgie comunitarie con i fratelli presenti.
Ma la Parola di Dio non si è fermata con le chiese chiuse e l'Eucaristia celebrata in televisione o in diretta sui social.
Non l'avremmo mai detto ma la sua forza portatrice di vita ci ha raggiunto in ogni casa, dentro ogni paura che ci incatenava il cuore.
Siamo stati nutriti anche a distanza e abbiamo sentito la presenza dei fratelli che con noi speravano, pregavano e si rifugiavano nel Signore.

"Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna".

Paolo, in carcere, confida al suo discepolo la sua serena sopportazione dei disagi, purché la Parola raggiunga e salvi l'umanità bisognosa.
La salvezza lo ha raggiunto e Paolo confida che raggiunga tutti anche se lui non potrà continuare a camminare evangelizzando.

Se tutta la vita si era mosso verso chi non conosceva il Vangelo, le genti lontane dalla Parola che andavano raggiunte fino agli estremi confini della terra, ora che è a Roma, fine tappa della sua corsa, è la sua preghiera ad oltrepassare le sbarre per raggiungere coloro che ama.

"Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso".

Paolo si esprime con tutta la sua autorità di apostolo, ribadendo che la nostra vita è legata a doppio filo a quella di Cristo.
Nella lotta che la vita ci impone, la certezza della fedeltà del Cristo a se stesso e alla Parola annunciata per noi, ci sostiene.
Brucia l'affermazione di Cristo che ci rinnega se noi rinneghiamo lui, ma non potrebbe essere diversamente. Il Signore Gesù ci fa da specchio per mostrarci tutto l'assurdo che c'è nel rinnegamento, la paura e la solitudine che lo causano.
Ci sveglia questa affermazione perché rinnegarlo è il pericolo più grosso che può allontanarci da lui.

"Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta".
Ancora una volta insiste Paolo sulla forza della memoria che protegge dai vuoti ragionamenti, causa di inutili discussioni che non sostengono la fede di nessuno.
Ritrovarci a fare memoria della morte e risurrezione di Gesù e aiutarci a fare ascolto sulla Parola, vale più di tante chiacchiere e teorie che troppo spesso ci vedono impegnati in inutili riunioni.

"Sfòrzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità".
È un richiamo concreto alla missione di Timoteo, che deve vigilare perché la sua vita non ostacoli l'annuncio che fa.
La stessa Parola annunciata lo spinga, quale primo ascoltatore, sulla Via che è il Cristo.

La preghiera di Paolo è stata effettivamente senza catene perché ha raggiunto i suoi fratelli che hanno continuato il suo ministero raggiungendo noi oggi.
Noi siamo i discepoli non incatenati che devono annunciare a tutti coloro che soffrono che "Se moriamo con lui, con lui anche vivremo"!
Proprio nei periodi bui, proprio nei giorni in cui la sofferenza sembra soffocarci, è necessario annunciare per: “Fare memoria delle cose belle che Dio ha fatto nella nostra vita”, come ha detto Papa Francesco (21/04/2016), aggiungendo che bisogna fare memoria anche nei rifiuti subiti, negli ostacoli superati che sembravano insormontabili, nei peccati commessi.

Il Signore è fedele al suo amore e sarà lui, al di là di ogni nostro impedimento, a far arrivare la Parola al cuore di tutti.

Commenti

  1. Paolo è in carcere a motivo della sua predicazione del Vangelo. Soffre molto, soprattutto per "quelli dell'Asia" che lo hanno abbandonato, vergognandosi di lui. Esorta dunque Timoteo a non fuggire la persecuzione ma a sopportare anche lui la sua parte di sofferenze per collaborare alla diffusione del Vangelo. Egli porta se stesso come modello e ricorda al suo caro figliolo che è necessario essere fedeli a Cristo anche nella sofferenza e nella morte per poter giungere alla piena salvezza.
    (Monastero Matris Domini)

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  2. Il fatto più importante, la vera buona novella è che Gesù è risorto dai morti. Al tempo stesso Gesù è anche discendente di Davide, cioè il destinatario di una promessa fatta al re di Israele, che è stata attesa da una lunga successione di generazioni e che si è realizzata proprio in Gesù Cristo. E' questo in sintesi ciò che Paolo ha annunciato.
    (Monastero Matris Domini)

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  3. Ogni discepolo, a somiglianza di Gesù, dei fratelli e delle sorelle credenti, può essere in difficoltà quando si impegna nella propria comunità o nella realtà quotidiana. Egli incontra critiche, incomprensioni e spesso persecuzioni. Eppure deve mantenere serenità e fiducia poiché "la Parola di Dio non è incatenata", ma ha una sua vitalità e forza da risultare creativa come sempre, capace di portare lo Spirito, presente nella vita come pienezza e novità.
    (Raffaele Ciccone)

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  4. UNO così dove sta?
    Faccio memoria dei prodigi che ha realizzato nella mia vita
    Ricordo le umiliazioni,i soprusi,le angherie,gli ostacoli, ed anche i peccati come suggerisce il Papa.
    Come una visione di assieme.
    Con LUI sono sempre vincitore.
    Grazie Gesù!


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  5. Grande esempio San Paolo, incoraggiare ed essere incoraggiati quando si è in preda allo sconforto è davvero curativo.

    Dammi una mano Signore, perché io possa guardare con speranza i germogli di vita, che ogni giorno si aprono nel mondo. Perché io possa camminare sulle strade della speranza cristiana, per essere dispensatore della tua parola che salva e redime.....
    AVERARDO DINI

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