Salmo del 15 giugno 2020


Intendi il mio lamento
Salmo 5

1 Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.

2 Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.

3 Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.

4 Al mattino ascolta la mia voce;
al mattino ti espongo la mia richiesta
e resto in attesa.

5 Tu non sei un Dio che gode del male,
non è tuo ospite il malvagio;

6 gli stolti non resistono al tuo sguardo.
Tu hai in odio tutti i malfattori,

7 tu distruggi chi dice menzogne.
Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta.

8 Io, invece, per il tuo grande amore,
entro nella tua casa;
mi prostro verso il tuo tempio santo
nel tuo timore.

9 Guidami, Signore, nella tua giustizia
a causa dei miei nemici;
spiana davanti a me la tua strada.

10 Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua seduce.

11 Condannali, o Dio,
soccombano alle loro trame,
per i tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.

12 Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Proteggili, perché in te si allietino
quanti amano il tuo nome,

13 poiché tu benedici il giusto, Signore,
come scudo lo circondi di benevolenza.


Una preghiera dell'aurora che si leva nella consapevolezza che una giornata come tante è colma di lotte e difficoltà.
All'apparire della prima luce, il pensiero che consola va al Signore, l'unico vero aiuto.

"Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera".
Un po' puerilmente ci viene da pensare che la preghiera "vera" non debba essere di richiesta e di lamento.
I Salmi non la pensano così! Tutta la vita del credente si riposa nel Signore e rimette in lui ogni fase della vita, ogni preoccupazione, ogni bisogno.
Lamento e grido sono parti integranti della preghiera perché è la nostra anima oppressa che in essa si esprime, a volta non con parole chiare, ma esprimendo solo dolore.

Anche un altro Salmo esprime la stessa povertà che rimette in Dio ogni speranza:
"Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce" (Sal 34, 7)

Solo il Signore ascolta i poveri e porge l'orecchio alle loro necessità.
Il lamento che ha come interlocutore Dio, diventa preghiera perché è animato dalla fede e dalla certezza che il Signore non è sordo all'invocazione di chi ama.

"Al mattino ascolta la mia voce;
al mattino ti espongo la mia richiesta
e resto in attesa".

L'attesa è la caratteristica di ogni preghiera, attesa e non pretesa. Chi prega sa di non farlo invano, che le sue parole hanno un Tu che ascolta. Ma i tempi non appartengono al fedele.
Attendere esprime la certezza di essere ascoltati ma anche la consapevolezza che le risposte non sono le nostre e che il Signore risponderà con i suoi tempi a tutta la creazione:
"Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno" (Sal 104, 27).


"Tu non sei un Dio che gode del male,
non è tuo ospite il malvagio;
6 gli stolti non resistono al tuo sguardo.
"Tu hai in odio tutti i malfattori,
7 tu distruggi chi dice menzogne.
Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta".

Una cosa è certa: Dio sta dalla parte degli oppressi, non approva il male dei potenti e non è contento delle loro trame.
Il male Dio lo detesta, si pone ai suoi antipodi e trae a sé tutti coloro che ne sono vittime.

"Io, invece, per il tuo grande amore,
entro nella tua casa;
mi prostro verso il tuo tempio santo
nel tuo timore".

Poter essere al Tempio è già una grazia per chi è escluso dalla comunità per la sua povertà, che può essere indegnità rituale, l'essere un pubblico peccatore, uno scomunicato dall'istituzione religiosa. Questo versetto ricorda il pubblicano che va a pregare, consapevole di non essere degno dell'essere lì, al cospetto di Dio e non meritevole di perdono. Proprio lui torna a casa giustificato dal grande amore del Signore che si fa vicino a chi lo cerca senza nascondere il proprio peccato (cfr. Lc 18, 9-14).

"Guidami, Signore, nella tua giustizia
a causa dei miei nemici;
spiana davanti a me la tua strada".

Il salmista è vittima dell'ingiustizia e chiede al Signore, unico giusto, il sostegno e la guida per poter resistere alle insidie dei nemici.

Solo il Signore gli può aprire la strada come ha aperto una via nel deserto al suo popolo, solo lui può svelare le affermazioni false che condannano il fedele davanti ad un giudizio.

"Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua seduce".

Ecco uno schizzo dei nemici: gente capace con la loro parola di distruggere una vita!
La loro cultura e la loro capacità di parlare sono al servizio della morte. Parlano per tendere trappole, incantano con la loro parola.
Nei tribunali o nelle assemblee spesso chi aveva grande capacità oratoria la metteva al servizio dei potenti per umiliare i poveri e manipolare la verità.

"Condannali, o Dio,
soccombano alle loro trame,
per i tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati".

Il povero che ha fiducia nel Signore non si fa' giustizia da solo ma affida a questo grande Paraclito la sua difesa.
Il Signore non usa le loro armi, ma, svelando la menzogna, li fa cadere vittima delle loro stesse macchinazioni.
Li confonde, come nella torre di Babele
(cfr. Gn 11, 1-9), impedendogli di portare a termine i loro progetti e li disperde, non rendendogli possibile "un'associazione a delinquere"!


"Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Proteggili, perché in te si allietino
quanti amano il tuo nome,
poiché tu benedici il giusto, Signore,
come scudo lo circondi di benevolenza".

Il Salmo è iniziato nel lamento e nel grido indistinto dopo una notte insonne; la gioia e la benedizione che vengono dal Signore saranno forza e custodia per il nuovo giorno.

Imparare a pregare con i Salmi è un'educazione a prendere tutto della vita e a portarlo davanti al Signore. Egli ci accoglie, partecipando alla nostra gioia dei momenti felici e caricandosi delle angosce nei momenti faticosi.
Non importa che le parole non siano quelle "giuste": il Signore legge, nel lamento e nel grido, il bisogno profondo di giustizia e salvezza.
Come nel salmo 18 possiamo invocarlo sicuri che nella lotta lui combatte per noi e vince:
"Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo" (Sal 18, 3).


Commenti

  1. ‘Al mattino, ascolta la mia voce; fin dal mattino t’invoco e sto in attesa’. Con queste parole il Salmo 5 si presenta come una preghiera del mattino e per tanto si colloca bene nella liturgia delle Lodi, il canto del fedele all’inizio della giornata. La tonalità di fondo di questa supplica è bensì segnata dalla tensione e dall’ansia per i pericoli e le amarezze che stanno per sopraggiungere. Ma non viene meno la fiducia in Dio, sempre pronto a sostenere il suo fedele perché non inciampi nel cammino della vita.

    ‘Nessuno, se non la Chiesa, possiede una tale fiducia’ (Girolamo, Tractatus LIX in psalmos, 5,27: PL 26,829). E sant’Agostino, richiamando l’attenzione sul titolo che viene premesso al Salmo, titolo che nella sua versione latina recita: Per colei che riceve l’eredità, spiega: ‘Si tratta dunque della Chiesa che riceve in eredità la vita eterna per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, in modo che essa possiede Dio stesso, aderisce a lui, e trova in lui la sua felicità, secondo quanto sta scritto: ‘Beati i miti perchépossederanno la terra’ (Mt 5,4). (Enarr. in Ps., 5: CCL 38,1,2-3).
    (Giovanni Paolo II)

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  2. Il salmo presenta a Dio la sofferenza più semplice ed elementare, quella fisica, nello stile di tante preghiere: “Guariscimi”. L’autore di questa supplica non ha nulla da far valere in sua difesa, per cui non può che appellarsi all’amore misericordioso di Dio. Sofferenza fisica e amarezza interiore, senso del dolore e senso della vita, febbre e solitudine sono i due poli inestricabili attorno a cui ruota questa preghiera. Anche se parzialmente spiegabile, il dolore rimane pur sempre una rocca inespugnabile, nonostante gli attacchi sferrati da tutte le grandi religioni e dalla ricerca filosofica e letteraria.
    (fcrosti.com)

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  3. All inizio del nuovo giorno il povero del signore innalza la voce del suo grido e fiducioso attende:" Ascoltami signore, perché ti prego". la sua fiducia nella forza della preghiera è legata alla certezza che Dio è dalla parte del bene e detesta il male. (Benedettine di Sorrento)

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  4. Dio, che non ti compiaci del male, ma lo detesti, non deludere la nostra attesa di giustizia: ascolta la voce della tua Chiesa in preghiera, e spiana il cammino di quanti ti cercano con cuore sincero.

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  5. Signore grazie per quello che mi fai vivere.

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  6. Bellissimo e dolce salmo.....

    Tutti abbiamo bisogno di un Amico, e questo mio Dio, sei Tu.
    PRIMO MAZZOLARI

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  7. "Io, invece, per il tuo grande amore,
    entro nella tua casa;
    mi prostro verso il tuo tempio santo
    nel tuo timore."

    La preghiera islamica non prevede nessuna forma di richiesta a Dio.
    Non si chiede a Dio nessuna grazia speciale, nessun favore, si ringrazia solamente.
    Pregare, soprattutto nell'atto di protrarsi con la fronte a terra, è un momento di totale, silenzioso, grato abbandono a ciò che é: è il gesto della piena accettazione ; è il dissipare ogni resistenza o avversione.
    È la totale, limpida, accoglienza di noi stessi e delle cose che ci circondano, senza giudicare, e senza opporci a nulla". (Dag Tessore)

    Signore insegnami a pregarti così ....

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