Prima lettura dell'8 giugno 2020

Berrai dal torrente
1Re 17,1-6

"In quei giorni, Elìa, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio d’Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io».
A lui fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. Berrai dal torrente e i corvi per mio comando ti porteranno da mangiare».
Egli partì e fece secondo la parola del Signore; andò a stabilirsi accanto al torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente".


La liturgia di questi giorni ci propone alcuni brani che ci mostrano la vicenda del grande profeta Elia narrata nel primo libro dei Re. Su di lui ci siamo soffermati meditando un brano del Siracide, che dice l'importanza di questo profeta nella storia d'Israele.
Elia, il cui nome significa “il mio Dio è JHWH”, è il profeta di fuoco, segno luminoso del Dio vivente. Con la sua parola e con la sua vita travagliata ha mostrato la presenza del Signore in mezzo ad un popolo idolatra e opportunista.

"Elìa, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio d’Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia»".
Inizia il braccio di ferro tra il profeta e il re di Israele, Acab, guida controversa perché ha sposato una donna pagana, Gezabele figlia del re di Sidone e devota a Baal, dio della pioggia e della fertilità (cfr. 1Re 16,31).
Acab ha lasciato che lei introducesse in Israele la propria religione, portando il popolo verso l'idolatria.
Elia, per comando del Signore, stabilisce un segno, che mostri nelle mani di chi sta la fecondità e la vita di quella terra.
Gli idoli muti nulla possono contro il Salvatore; per questo il segno intacca proprio la presunta potenza di Baal sulla fecondità dei terreni che davano il nutrimento a tutto il popolo.
Il Signore è proclamato come il Dio d'Israele: è suo il popolo, è sua la terra dove il popolo vive, suo il profeta ed è sua la supremazia anche sul re.
Ma l'annuncio fatto ad Acab è pericoloso: Elia rischia la vita perché si mette contro la volontà della sanguinaria regina.

"A lui fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. Berrai dal torrente e i corvi per mio comando ti porteranno da mangiare»".
Al profeta il Signore impone la fuga perché Acab lo riterrà responsabile della siccità e lo indicherà come la rovina di Israele (cfr. 1Re 18,17) proprio perché ha affermato che non solo la pioggia, ma anche la rugiada, preziosa nelle zone desertiche, sarebbe venuta a mancare finché non lo avrebbe comandato lui!
In questo esilio si riveleranno le intenzioni del re e della regina ed Elia vivrà solitario, custodito e nutrito dall'amore divino che si serve della natura, provvedendo a torrenti ed uccelli per sostenere il suo profeta.


"Egli partì e fece secondo la parola del Signore; andò a stabilirsi accanto al torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente".
La scena è molto bella e ci mostra Elia come un nuovo Adamo in armonia con la creazione; rimanda anche al popolo nutrito con manna e quaglie nel cammino esodale e a Gesù che nel deserto "Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano (Mc 1, 12).
Il Signore lo spinge ad annunciare e si mostra sostegno e garanzia per le parole dure, che si realizzeranno in tutta la loro drammaticità.
Non gli manca niente, pane e carne mattino e sera e l'acqua sempre fresca del torrente.
Purtroppo il cuore dei regnanti non si piega e il re presto lo cercherà per ucciderlo.
Ma in questa "quarantena forzata" che potrebbe sembrare un castigo, il Dio vivente sta educando il suo profeta a vivere di fede e di abbandono nelle sue mani provvidenti.
E' un periodo di cure che confermerà ad Elia che non avrà nulla da tenere in futuro perché il Signore è il suo pastore.


L'idolatria non è solo un problema degli altri!
Fidarsi di una parola a volte scomoda e dura, rischiare per annunciarla, è gettarsi decisamente nelle braccia di colui che conduce la propria vita e la storia del mondo.
Dio combatte per il suo popolo affinché non si arrenda alla religiosità comoda e umana dei suoi regnanti ed Elia si trova nel mezzo, a tenere ferma quella parola che sembra portare morte.
La siccità non colpirà il profeta che viene dissetato a "fiumi di acqua viva" (Gv 7, 38) e il suo cuore imparerà da dove sgorga la verità e chi sia il Signore del creato e del popolo.
Ogni profeta, mentre vive la sua missione a servizio dei fratelli, conosce Dio più intimamente e lo scopre come compagno speciale.
La sua esperienza diventa la barca sicura per traghettare il popolo confuso verso il Dio vero.

Commenti

  1. Elia è uno dei più grandi profeti. Anzi, in certo senso è l'emblema del profetiamo veterotestamentario. Lo attesta il fatto che nel momento estremamente rivelativo della trasfigurazione, accanto a Gesù e insieme a Mosè che rappresenta la Legge di Dio, si rende presente Elia: il mondo della profezia. Il nome Elia significa "Jahwè è Dio". Questo profeta infatti è l'uomo di Dio per eccellenza. Si rapporta a Lui come a quell'Assoluto senza del quale la vita umana viene meno, si svuota inaridendo totalmente. Elia, che vive consapevole della grande Presenza del Signore, partecipa in qualche modo della sua potenza. Ad Acab, il re infedele a Dio, egli osa dire: "In questi anni non ci sarà più né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io". L'imperativo del Signore per Elia è di abbandonare quella terra di empietà, andare verso ORIENTE (là dove sorge la luce!), nascondendosi presso un torrente (pure a oriente) per berne l'acqua ed essere nutrito da quanto Dio gli manda tramite i corvi. La situazione è emblematica di quello che succede anche oggi. I grandi "capi delle nazioni le signoreggiano" voltando le spalle a Dio, perché essi cercano il loro interesse e quello dei potenti, infischiandosi delle urgenze del povero. E Dio si ritira, manda la siccità, l'inaridirsi della vita, il suo deteriorarsi. È scritto che l'uomo non ha solo fame di pane e sete di acqua ma della Parola di Dio! Egli, però, alla caparbia volontà di idolatrare il denaro e i beni materiali accaparrandoli per i "forzieri" dei ricchi, che fa? Fa cessare il flusso delle sue benedizioni qui simboleggiate dall'acqua. Ecco: la siccità è un "no" alla fecondità dei raccolti e alla sanità del vivere. Ma c'è una siccità nell'ambito dello spirito che soffoca la vita tutta intera.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  2. Dio nutre
    Altro nutrimento è di pancia, fa il suo percorso definito, previsto!
    Dio va al di là di ciò che il sapere scientifico ci suggerisce....
    Fidati del pane che dispensa.

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