Vangelo del 13 giugno 2020

Non giurate affatto
Mt 5, 33-37

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno»".


Gesù parla incessantemente, come il Padre che, parlando, sostiene il mondo. La sua parola diventa la forza dei discepoli, li guida al discernimento tra il prima della legge e il nuovo che lui inaugura.
"Avete anche inteso... ma io vi dico". in questa svolta nuova, inedita, autorevole, sta la potenza di una Parola che è detta non per condannare, ma per il bene di chi la riceve.
Non più una legge che obbliga, né una prassi consolidata perché "si è sempre fatto così"; è un agire da figli che davanti alle prove della vita esprimono la debolezza ma anche il tesoro del perdono che hanno trovato.

Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”.
Il giuramento nei popoli conosciuti da Israele, babilonesi ed egiziani, era un atto solenne in cui la divinità veniva invocata a garanzia di una testimonianza. In questo modo si esercitava un potere su di essa perché ci si appropriava del suo nome per il proprio tornaconto.
Per questo motivo era vietato agli ebrei, prima di tutto, nominare il nome del Signore e poi di metterlo a garanzia delle proprie parole in una disputa.
Infatti Gesù richiama le parole del Levitico: "Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore, vostro Dio” (Lv 9, 12).
Giurare il falso era un peccato grave perché Dio veniva usato come un idolo, invocato per farla franca in un atto giuridico che riteneva la parola data come vera e vincolante.
Gesù richiama la norma e aggiunge che davanti al Signore sta il cuore del peccatore; egli svela i suoi pensieri ed è inutile camuffare le proprie azioni. Una coscienza limpida riconosce i suoi errori e non copre il peccato con menzogne che lo aggravano.

"Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re".
La novità di Gesù spiazza! Era un uso comune giurare e se non si poteva usare il nome di Dio, venivano chiamati a garanzia la terra, il cielo o la città santa a cui tutti tenevano.
Ancora oggi c'è chi giura sui familiari, per avvalorare i propri atti, affermando implicitamente che la sua è una parola di verità altrimenti il castigo si abbatterebbe su coloro che ama!
Gesù afferma che niente ci appartiene, di nulla possiamo appropriarci; se lo facciamo siamo come i bambini che si giustificano dopo aver rubato la marmellata!

"Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello".
In queste parole è chiaro che giurare è appropriarsi di un potere che in effetti non abbiamo!
Se Gesù afferma che i nostri capelli sono tutti contati dal Padre (cfr. Mt 10.30), vuol dire che la nostra vita è tutta nelle sue mani e niente gli è nascosto, anche le cose che sono più nostre e che pensiamo dipendano dalle nostre cure.
Il giuramento non può avere neanche la nostra vita a fondamento, noi che siamo così vulnerabili che anche i capelli risentono del passare del tempo anche se non vorremmo! Solo Dio è fedele, solo lui potrebbe "giurare".(cfr. Eb 6, 13), la sua Parola è essa stessa una garanzia di veridicità!


"Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno".
Le parole che diciamo ci qualificano, esprimono i nostri pensieri, la nostra interiorità.
Gesù è la luce che distrugge le tenebre. Per questo, con cura, guida i suoi verso la verità, verso il riconoscersi onestamente, senza nascondersi come Adamo, timoroso che il Signore lo veda nudo, per quello che è, cioè in peccato perché ha dato ascolto alla tentazione di appropriarsi del potere di Dio.

Quello che Gesù ci mostra, ci trova in difetto: è vero anche noi usiamo le parole come armi, per farci una maschera di perbenismo da difendere ad ogni costo davanti agli altri.
Riconoscere la povertà della nostra vita che non regge davanti ad una coerenza che non abbiamo ma che ci piacerebbe vantare, è liberante e ci ridona la possibilità di chiedere scusa, ritrovando la gioia di mostrarci per quello che siamo, limitati ma desiderosi di non rompere la relazione con i fratelli che saranno disposti a perdonarci.

Commenti


  1. Paolo Curtaz - Pensieri e Parole

    Non giurate
    Non giurate
    By Paolo on 16 Giugno 2017
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno». Mt 5,33-37


    Quanto è difficile essere sinceri! E quanto è impegnativo essere autentici nella nostra vita! Il nostro mondo ci spinge sempre all’esterno, a dare un’immagine di noi stessi modellata sui desideri delle persone e sulle convenzioni sociali. Siamo così poco liberi di essere veramente noi stessi! E poche persone vogliono esserlo davvero… Gesù chiede ai discepoli un atteggiamento di trasparenza, di assoluta verità, un linguaggio che non sia arrogante ma che non ceda a compromessi, che non sia opportunista. Un linguaggio diretto e schietto, un linguaggio che affondi le sue radici nell’anima. No, non abbiamo bisogno di giurare, siamo sufficientemente adulti per dire la verità anche quando è scomoda, anche quando ci giudica. Parlare chiaro non significa dare le perle ai porci, non significa che tutti devono sapere tutto di noi. Siamo sinceri sempre ma non sempre diamo fiducia a chi non se la merita. Gesù ci chiede di essere prudenti come serpenti e semplici come colombe in modo che il nostro linguaggio e la nostra fede non vengano derisi da chi vive nella tenebra e gode nel distruggere chi cerca la luce. Paolo Curtaz

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  2. Le parole di Gesù oggi sottolineano l’esigenza di totale lealtà e totale trasparenza.

    È un’esigenza che va al cuore della questione: non basta non spergiurare, non si deve nemmeno giurare.

    Gesù ci invita a parlare con la coscienza di dire la verità e in reciproca fiducia. Ecco quindi che da questo atteggiamento possono nascere comunità di trasparenza assoluta, di piena lealtà in cui il «sì, sì» diventi davvero un impegno.

    Una trasparenza verso l’altro che garantisce che basta la mia parola per renderlo sicuro, una fiducia così illimitata che dà la certezza quando dico «sì» puoi contarci.

    Domenico Pugliese

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  3. Se voi guardate in giro qui, senza parola ci sarebbe niente di
    quel che c'è. Noi non saremmo qui, non ci sarebbe la luce perché è
    frutto di studi trasmesso attraverso la parola, non ci sarebbero i
    muri; cioè nulla al mondo attuale c’è senza parola. La parola è il
    mezzo col quale Dio ha creato il mondo e col quale l'uomo
    trasforma il mondo è partecipa al potere di Dio stesso, cioè la parola
    è l’intelligenza, è la cultura. E tutto quello che c'è al mondo è parola
    detta da Dio ed è ormai parola detta anche dall'uomo. Tante parole
    Dio, forse non le ha neanche dette, ma noi le abbiamo già dette:
    pensate l'inquinamento tutte queste cose. Con la parola l'uomo non
    solo capisce la realtà, ma trasforma la realtà come vuole.
    Le parole possono essere principio di vita o di morte.
    Supponete tutto il rapporto della politica è tutto parola; tutto il
    rapporto di fiducia delle banche è tutto parola; tutti i rapporti
    economici è tutta parola; tutta la scienza è tutto parola, però come
    incide sulla realtà. Le relazioni tra le persone sono tutte e solo
    parole e come incide sulla realtà. Noi abbiamo poca coscienza del
    valore della parola perché ne sentiamo infinite al giorno; c'è
    qualcuno che lascia anche la televisione accesa durante tutto il
    giorno e sente parole così le parole non hanno significato; e non è
    vero!
    (Silvano Fausti)

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  4. Tutto è certo
    Tutto non lo è
    Bipolarismo
    Altalenante
    Ondivago
    TU mi regoli......

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