Prima lettura del 15 aprile 2019


Ti ho stabilito alleanza del popolo.
Is 42, 1-7

«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento».
Così dice il Signore Dio,
che crea i cieli e li dispiega,
distende la terra con ciò che vi nasce,
dà il respiro alla gente che la abita
e l’alito a quanti camminano su di essa:
«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».


Il libro del profeta Isaia, nei capitoli dal 40 al 55, viene comunemente chiamato "Secondo Isaia" e risale al VI secolo prima di Cristo, quando, con l'editto dell'imperatore persiano Ciro, gli ebrei esuli a Babilonia ormai distrutta, possono ritornare in patria.
In questi capitoli si distinguono quattro canti o poemi, generalmente definiti i canti del Servo del Signore (Is 42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12), un personaggio anonimo, straordinario, inviato per compiere una missione.
Egli ha soprattutto il compito di fondare la religione autentica, caratterizzata da una profonda fede nel Dio vivente, e di mettere tra parentesi sacrifici e idolatria.

Il servo di Jahvè, (non inteso come subordinato, ma come ministro, perché lo stesso re lo pone sopra agli altri) ha caratteristiche regali e deve esercitare un potere universale; ma rimane soprattutto un profeta osteggiato e che subisce ingiusta violenza a causa del suo annuncio.
Egli ha posto la sua vita alla sequela del Signore. Per questo la sua "passione" ha un grande valore in vista della salvezza dei peccatori.
E' servo perché la sua vita è servizio a favore degli altri.
Il Servo intercede, prega cioè per ottenere la salvezza del popolo, e unisce a questa l'offerta della sua persona e l'accettazione delle sua sofferenze.

Interessante notare in questo brano le caratteristiche in positivo e in negativo del servo del Signore:
"Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta...
Non verrà meno e non si abbatterà".

Cinque azioni che il servo non farà, e che dicono con quale atteggiamento incontrerà il popolo.
Non gridare dice la volontà di non offendere e di non imporsi.
Il servo non ama gli onori delle piazze, non parla affinché le folle lo ammirino.
Al pari del Signore non si accanisce su coloro che sono caduti.
La canna incrinata dice la difficoltà del fedele di fronte alle intemperie della vita: il Signore sostiene chi è piegato e piagato da dolori e preoccupazioni che non può arginare.
Come una canna sotto il furore del vento, pur piegandosi, non si spezza se, docile nella prova, non si erge come fanno gli stolti, pensando di potersi salvare con le sue forze.
Il Servo, allora è colui che sostiene, che porge la mano per risollevare e ridare possibilità di alzare gli occhi con fiducia.
Inoltre questo servo non è venuto per spegnere ciò che è morente. La sua azione liberatrice sostiene, ridà fiato e spirito vitale. L'uomo si spegne già da solo. Un salvatore è colui che non continua il disfacimento e il perdersi dell'uomo, ma colui che può riaccendere la fiamma di Dio, forte più della morte!

Ma le prove possono far vacillare anche il Servo: è necessario che non venga meno e che, di fronte alle difficoltà e a ciò che vorrebbe allontanarlo dalla volontà del Signore, indurisca il suo volto, per volgerlo decisamente verso la meta, e divenga ancora più determinato nel portare avanti la missione affidatagli (cfr Is 50, 7 - Lc 9, 51).

Altre sono le caratteristiche che lo distinguono in positivo:
"Egli porterà il diritto alle nazioni...
proclamerà il diritto con verità...
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre".

Tutte caratteristiche messianiche che Gesù abbraccerà (cfr. Lc 4) interpretando la sua missione ispirato da queste pagine del profeta Isaia.
Il diritto proclamato con verità non è certo la giustizia umana che è profondamente ingiusta, perché non fa altro che punire una trasgressione della legge.
La giustizia del Signore ristabilisce la dignità a chi l'ha persa, colma di amore chi non ce l'ha, soccorre chi è caduto e conferma l'eredità promessa, che niente può togliere.
Il Servo di Isaia è formato sin dall'inizio come "Alleanza": egli è la promessa univoca che parte dal Signore e non si ferma davanti all'infedeltà dell'uomo, altro contraente del patto.
E' "stabilito", è il centro della sua volontà salvifica, la pietra angolare a cui guardare per scoprire il meraviglioso progetto di salvezza voluto dal Padre.
Infatti è venuto come luce per occhi ciechi che non riescono a vedere di quanto amore siano circondati; liberazione per prigionieri del peccato che inquina il cuore facendolo allontanare dalla casa del Padre; infine resurrezione per coloro che sono reclusi nelle tenebre della morte.

All'inizio del brano di Isaia le parole: "Ecco il mio Servo...", sono la presentazione davanti all'assemblea di Israele, delle nazioni e dei principi di tutti i popoli, di colui nel quale il Padre ha "posto il suo compiacimento" (Mc 1, 11), così come dirà sul Figlio al Battesimo nel Giordano.
E' una frase bellissima che dice quanto questo servo/figlio sia la gioia degli occhi del Padre, il suo "eletto”, unico in mezzo agli altri, su cui lo Spirito si è posato.
E queste parole, "Ecco il mio Servo", rimandano alla famosa frase di Pilato che, di fronte al sinedrio, porta il Servo sofferente, Gesù, dicendo: "Ecco l'uomo!" (Gv 19, 5).
Quella che sembrava una sconfitta agli occhi dei romani e agli occhi degli ebrei, è pronunciata, involontariamente da Pilato, come presentazione del Re nella sua Gloria.
Il Figlio unigenito del Padre si è fatto Servo ed ha assunto tutta la nostra debolezza
, ritrovandosi in balia della violenza di un'umanità ottusa che non ha riconosciuto la fonte della salvezza.
Egli è figlio del Padre, ma anche dell'intera umanità, presentato come il vero volto dell'uomo che ritrova la sua identità riscoprendosi a immagine di Dio.
Gesù viene per ridare ad ogni uomo questa sua verità, a guadarsi come figlio e a scoprire, in lui, il volto del Padre.
Nelle vicende della Passione di Gesù si scopre la Passione del Padre per un'umanità a cui tutto, cioè il Figlio, è dato e fino alla fine.

Commenti

  1. La particolare presentazione del servo (vv.1-4) esige una premessa storica. Nell’ambito del diritto babilonese esisteva un funzionario denominato araldo del gran Re, con il compito, dopo che il re aveva emesso una sentenza capitale, di percorrere la città per renderla pubblica nelle piazze nel caso che si fosse qualcuno che potesse ancora testimoniare a favore del condannato. L’araldo era munito di bastone da viaggio e lanterna: al termine del percorso, se non si era presentato nessuno per discolpare il condannato, si recava alla casa di lui e in sua presenza rompeva il bastone e spegneva la lampada, dichiarando così la sentenza inappellabile.
    (www.adonaj.it)

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  2. Al Servo è affidata anche una seconda missione, strettamente legata alla prima: essere alleanza di un popolo. In questa parte della lettura si intuisce come l’Autore sacro giochi sull’espressione “popolo dell’alleanza”, rovesciandola per indicare in Israele l’alleanza di un popolo, che diventa così l’umanità intera, come attestano le parole “luce delle nazioni” dello stesso versetto; quindi la stessa alleanza tra Dio e Israele è ora esercitata dal Servo (Israele) nel rapporto tra Dio e l’intera umanità. È la realizzazione della rivelazione del Sinai, dove Dio aveva stipulato l’alleanza con Israele manifestandogli il suo giudizio misericordioso e che ora, nel Servo, allarga a tutti i popoli della terra, rivelando loro il suo giudizio di salvezza e la sua più intima giustizia. Ma tutto questo può avvenire solo tramite il Servo unto dallo Spirito (Ho posto il mio spirito su di lui …), ed è proprio in questa citazione dello Spirito, tanto evocata da Isaia, che già il Targum (traduzione aramaica in parte parafrasata del testo ebraico dell’Antico Testamento, utilizzata nella Sinagoga durante le cerimonie liturgiche) vedeva nel Servo annunciato il futuro Messia.
    (lapaginadisanpaolo.unblog.fr)

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  3. Cinque azioni che il servo non farà...

    Questo non fare mi è necessario. Quante volte ho pensato: questa te la potevi risparmiare! davanti a chi mi diceva come dovevo essere, cosa mi mancava per essere perfetto. È prezioso che il Servo sia mandato a non fare. È l'unico che mi viene incontro per non fare queste cose. Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

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  4. Quante cose non dovrei fare;
    Viceversa per altre!
    Ora la qualità del mio comportamento e' SOLO frutto di ascolto che mi fa elevare,dai criteri di terra,
    mi fa DESIDERA RE di essere uno con LUI
    Desiderare ,non obbligato,frustrato,
    Ecco il valore che do' a questi momenti
    Ammansirmi ,quietarmi, in altri termini desiderare la pace vera

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  5. Tu figlio amato e amante
    Tu liberatore
    Tu luce del mondo
    Tu vero Padre
    Tu amico fedele
    Tu pastore e agnello


    Padre la mia vita nella gioia e nel dolore è sempre nelle tue mani e io esulto di gioia per questo, perché mio rifugio perfetto Tu sei.

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