Prima lettura del 25 maggio 2021
Il suo profumo sale
Sir 35, 1-15
"Chi osserva la legge vale quanto molte offerte;
chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva.
Chi ricambia un favore offre fior di farina,
chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode.
Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità,
sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia.
Non presentarti a mani vuote davanti al Signore,
perché tutto questo è comandato.
L’offerta del giusto arricchisce l’altare,
il suo profumo sale davanti all’Altissimo.
Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito,
il suo ricordo non sarà dimenticato.
Glorifica il Signore con occhio contento,
non essere avaro nelle primizie delle tue mani.
In ogni offerta mostra lieto il tuo volto,
con gioia consacra la tua decima.
Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto,
e con occhio contento, secondo la tua possibilità,
perché il Signore è uno che ripaga
e ti restituirà sette volte tanto.
Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone."
Il libro del Siracide è un testo sapienziale nel senso più tradizionale per Israele: sapiente è chi vive di ascolto, colui che scopre il sapore della vita nella Parola del Signore.
La fedeltà alla Legge non porta all'intransigenza, alla prassi vuota di norme religiose, ma rende saggio il giusto, lo rende docile ad una volontà che non è la sua, ma che lo supera e lo trascende.
Questo fondamento è alla base di altri valori che il Siracide esalta; è il valore aggiunto per un credente del popolo dell'alleanza, e valore universale per ogni uomo.
"Chi osserva la legge vale quanto molte offerte;
chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva".
Un'osservazione così, che alla luce del Vangelo è ovvia, non lo è per un popolo che basava il rapporto con Dio sui sacrifici e le offerte, come segno di sottomissione del fedele.
Dice bene il Siracide: la Legge, nel senso più alto, è volontà del Padre, guida e sostegno nel cammino; aderirvi, abbracciarla come propria strada, vale più di ogni altro sacrificio. Questa convinzione matura specialmente nei periodi di esilio in cui non è possibile fare la liturgia al tempio e tutto era affidato all'ascolto della Torah. Sembra paradossale, ma le difficoltà di professare la propria religione, le persecuzioni e le deportazioni, sono state per Israele i periodi più intimi e vicini al Signore.
"Chi ricambia un favore offre fior di farina,
chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode".
Un grande senso di giustizia anima chi vive secondo la legge del Signore. Ricambiare un favore, praticare l'elemosina, essere vicino ai bisogni degli indigenti, esternare riconoscenza, sono opere gradite al Signore, superiori ad ogni liturgia.
"Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità,
sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia".
Non si può giustificare in nessun modo la prevaricazione sugli altri: il Siracide la chiama ingiustizia e malvagità, che vivono nel nostro cuore ma che il Signore svela come distruttive per le relazioni e per il proprio benessere.
Ogni versetto aggiunge una pennellata alla descrizione del giusto.
"Non presentarti a mani vuote davanti al Signore,
perché tutto questo è comandato.
L’offerta del giusto arricchisce l’altare,
il suo profumo sale davanti all’Altissimo.
Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito,
il suo ricordo non sarà dimenticato".
La visione arcaica del rapporto con Dio, visto come un potente davanti al quale non ci si presenta a mani vuote, è colta nel suo significato più vero. Il fedele che sta davanti all'altare è egli stesso profumo che sale al Signore, come incenso che riempie di note armoniose il tempio. D'altronde per un padre, la presenza del figlio è già pienezza e completezza.
Questo siamo davanti al Signore: figli, amati, guardati con infinito affetto e sempre presenti davanti ai suoi occhi.
"Glorifica il Signore con occhio contento,
non essere avaro nelle primizie delle tue mani.
In ogni offerta mostra lieto il tuo volto,
con gioia consacra la tua decima".
Il nuovo testamento esalta chi dona ai fratelli con gioia.
Decime e primizie erano le offerte da fare al tempio come atteggiamento di tutta la vita: non accaparramento, ma rendimento di grazie, benedizione ricevuta e condivisa.
Il Signore mostra il volto lieto guardando i suoi figli; questo dona la capacità ad ogni fedele di volgere verso gli altri la propria benevolenza, generosamente, guardando alla vita con occhi positivi e colmi di gioia.
"Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto,
e con occhio contento, secondo la tua possibilità,
perché il Signore è uno che ripaga
e ti restituirà sette volte tanto".
Anche qui la logica della restituzione è superata; non è il semplice "disobbligarsi" davanti al potente che elargisce benedizioni. Il Signore non misura con i nostri parametri e restituisce in pienezza con doni sovrabbondanti e vitali.
"Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone."
Ribaltato il concetto del "do ut des" che sempre serpeggia nel nostro modo di "calcolare" i rapporti, di pesare in dare e avere l'affettività con tutti e, specialmente col Signore, il Siracide ci apre alla giustezza di Dio che supera ogni "pagamento" o baratto.
Di fronte a lui non siamo dipendenti o sottoposti, ma figli, tutti amati, tutti compresi dalla sua misericordia.
Risuonano le parole di Pietro che si arrende alla predilezione universale del Signore:
"In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga" (At 10, 34-35).
Il Signore non predilige alcuni e scarta altri: sia benedetto il Padre che guarda con benevolenza noi suoi figli, giustifica e profuma di contentezza la nostra vita!
"Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto,
e con occhio contento, secondo la tua possibilità,
perché il Signore è uno che ripaga
e ti restituirà sette volte tanto".
Anche qui la logica della restituzione è superata; non è il semplice "disobbligarsi" davanti al potente che elargisce benedizioni. Il Signore non misura con i nostri parametri e restituisce in pienezza con doni sovrabbondanti e vitali.
"Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone."
Ribaltato il concetto del "do ut des" che sempre serpeggia nel nostro modo di "calcolare" i rapporti, di pesare in dare e avere l'affettività con tutti e, specialmente col Signore, il Siracide ci apre alla giustezza di Dio che supera ogni "pagamento" o baratto.
Di fronte a lui non siamo dipendenti o sottoposti, ma figli, tutti amati, tutti compresi dalla sua misericordia.
Risuonano le parole di Pietro che si arrende alla predilezione universale del Signore:
"In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga" (At 10, 34-35).
Il Signore non predilige alcuni e scarta altri: sia benedetto il Padre che guarda con benevolenza noi suoi figli, giustifica e profuma di contentezza la nostra vita!
Padre,
RispondiEliminamantieni accesa nel mio ❤️ la fiamma viva🔥del desiderio di riceverti...questa è la mia preghiera 😇
"Il fedele che sta davanti all'altare è egli stesso profumo che sale al Signore,
RispondiEliminacome incenso che riempie di note armoniose il tempio. D'altronde per un padre, la presenza del figlio è già pienezza e completezza.
Questo siamo davanti al Signore: figli, amati, guardati con infinito affetto e sempre presenti davanti ai suoi occhi."
Ecco le parole che cercavo!
Ancora una volta mi rispondi Padre...sono giorni che cerco di nominare le sensazioni che provo e sperimento sull'altare durante la santa messa coi bambini e le bambine del catechismo, che fanno i chierichetti e le chierichette: è qualcosa di meraviglioso che ci supera, ci trascende e l'attesa per la preparazione di questo momento-incontro è divenuta un rito di Gioia profonda e di comunione :
mi sento madre,
mi sento sorella,
mi sento figlia e
ritorno bambina insieme a loro in una letizia che ci vitalizza; che diviene sorgente zampillante che coinvolge e diverte in un frettoloso piacere per ciò che dovrà accadere :
L' INCONTRO e la GRAZIA del sacramento eucaristico ... e allora andiamo !!!
Chi porta l'incensiere, chi i candelabri con le candele e il più piccolo che sembra essere caduto in quell'abito candido, troppo lungo per la sua statura, sceglie l'oggetto più grande: la croce!
"Ma ce la farà a portarla ?" ci chiediamo e don Luigi risponde: "l'ha già presa..."
e tutti divertiti, in pienezza, ci accostiamo a LUI, Gesù,
già..
dietro le quinte.
"Forza andate...
Maria, siamo pronti" e allora io suono la campanella e ognuno di noi diviene, davanti all'altare, profumo che sale al Padre,
incenso che riempie il Tempio di note armoniose e odo un bimbo dire: "ho "sentito" Gesù in mezzo a noi"...
mentre io e l'altra catechista, rapite dal momento, ci dimentichiamo di passare, tra la platea, col cestino per l'offertorio 🤦♀️
Ma sono sicura che Dio ride, contento 😂 insieme a noi 😇
"Dai con occhio contento, secondo la tua possiblità". Vivi con occhio contento. Guarda con occhio contento gli altri.
RispondiEliminaDona con occhio contento. Un occhio contento è segno di un cuore contento.
Un cuore contento è frutto di amore ricevuto.
"Dai con occhio contento, secondo la tua possibilità". Parola che mi spinge.
Parola che mi apre al dono. Parola di sapienza che profuma di vita.
"Non corromperlo con doni
RispondiEliminaEcco scardinare questo comportamento usuale nei rapporti interumani
La gratuità trabocca da un cuore propenso a volare alto,a guardare OLTRE ,
tutti quelli che mi circondano sono TUOI figli.
Li devo trattare come figli,a mia volta.
Allora il baratto è sotterrato.
Tutto mi verrà gratis-
così sia
Sapiente è chi vive di ascolto...
RispondiEliminaDi questo ne ho la certezza, ci credo! L'esperienza mi insegna che fare ascolto della Parola è vitale, io senza di essa, sarei persa.
Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. (Gv 6, 68)