Prima lettura del 29 maggio 2021

 

Chinai un poco l’orecchio, l’accolsi
Sir 51, 17-27

"Ti loderò e ti canterò,
e benedirò il nome del Signore.
Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando,
ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera.
Davanti al tempio ho pregato per essa,
e sino alla fine la ricercherò.
Del suo fiorire, come uva vicina a maturare,
il mio cuore si rallegrò.
Il mio piede s’incamminò per la via retta,
fin da giovane ho seguìto la sua traccia.
Chinai un poco l’orecchio, l’accolsi
e vi trovai per me un insegnamento abbondante.
Con essa feci progresso;
onorerò chi mi ha concesso la sapienza.
Ho deciso infatti di metterla in pratica,
sono stato zelante nel bene e non me ne vergogno.
La mia anima si è allenata in essa,
sono stato diligente nel praticare la legge.
Ho steso le mie mani verso l’alto
e ho deplorato che venga ignorata.
A essa ho rivolto la mia anima
e l’ho trovata nella purezza".

Il libro del Siracide si chiude con un lungo e bel salmo sapienziale, in cui la lode e la riflessione sulle opere di Dio diventano un tutt'uno.
"Ti loderò e ti canterò": la bocca si apre all'esultanza, canta di gioia dopo la lunga rassegna delle opere mirabili del Signore che il libro del Siracide elenca e ammira.
"E benedirò il nome del Signore".
Un solo Nome si riconosce grande guardando la creazione, l'ordine meraviglioso della natura, la dignità dell'uomo, la volontà salvifica.
La lode è il vertice di un attento ascolto della Parola di Dio. Capace di lode è il discepolo istruito dalla multiforme sapienza di Dio. Egli riconosce di essere investito di benedizione e risponde benedicendo il suo Salvatore.

"Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando,
ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera.
Davanti al tempio ho pregato per essa,
e sino alla fine la ricercherò".

Il sapiente può dirsi tale quando sviluppa una visione di sintesi: la vita non è più un altalenare di momenti belli ed esaltanti, o tristi e quindi deprimenti. Tutta la sua vita, fin dalla giovinezza, è caratterizzata dalla stabilità, dallo stare saldamente ancorati alla Sapienza, dono per chi la chiede ogni giorno nella preghiera.

"Del suo fiorire, come uva vicina a maturare,
il mio cuore si rallegrò.
Il mio piede s’incamminò per la via retta,
fin da giovane ho seguìto la sua traccia".

La Sapienza è paragonata ad una vite ricca di frutti che è lì lì per essere raccolta. Già l'attesa dei frutti è felicità e mette in moto nel cammino verso di lei. La Sapienza lascia tracce della sua presenza e chi la ama le segue per nutrirsene.

"Con essa feci progresso;
onorerò chi mi ha concesso la sapienza.
Ho deciso infatti di metterla in pratica,
sono stato zelante nel bene e non me ne vergogno".

Ascolto, accoglienza, zelo nel bene: questi i passi sulla via della Sapienza che il saggio segue con fiducia e perseveranza. Quando pensiamo al "progresso", dovremmo pensare a questo e non all'illusione di potersi dare felicità e benessere distruggendo la natura e i fratelli.

"La mia anima si è allenata in essa,
sono stato diligente nel praticare la legge".
Un cammino che dura tutta la vita è un costante allenamento che affina gli occhi del cuore mediante i quali si vede veramente.


"Ho steso le mie mani verso l’alto
e ho deplorato che venga ignorata.
A essa ho rivolto la mia anima
e l’ho trovata nella purezza".
L'anima si orienta nella direzione della Sapienza. Nella preghiera il sapiente porta anche il rammarico per chi ignora la via di Dio.
Egli sente di vivere nella purezza, che non ha quella connotazione morale che diamo noi al termine.
Puro è chi ha una fede lontana dall'idolatria e dal mercanteggiare con Dio, chi indirizza la sua anima, la sua mente e il suo cuore in un'unica direzione che non è la sua, ma quella che il Signore indica.

Finisco con questo bellissimo versetto che ritengo essere la porta per la sapienza.
"Chinai un poco l’orecchio, l’accolsi
e vi trovai per me un insegnamento abbondante".

Piegarsi è rinunciare alle parole che ci rimbombano dentro, mettersi in ascolto è entrare in un mondo di grazia che prima il rumore del mondo aveva nascosto.
Ecco il frutto dell'ascolto e della preghiera: chi alza le mani, mette in quelle del Signore la propria vita, si fida, si affida, trova il lui il sostegno che non ha, la sicurezza che gli manca.
Il fedele mette attenzione a parole, gesti, segni che non sono i suoi, decide spinto dallo Spirito che lo fa uscire dal piccolo e ristretto orizzonte, per allargare lo sguardo nella direzione di uno che vede dall'alto, che parla e ascolta, si mostra e si fa trovare.

Commenti

  1. "La mia anima si è allenata in essa,
    sono stato diligente nel praticare la legge".

    Quando potrò completare questo benedetto percorso.
    Credo non basti la mia esistenza tutta.
    Ma la sapienza mi fa sperare che ciò avvenga a piccoli passi,
    ma avviene,si realizza,è in itinere!
    Per il bene mio ed il benessere di chi mi incontra.
    Così sia sempre!

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  2. "Ti loderò e ti canterò,
    e benedirò il nome del Signore".
    Cantare e danzare: come esprimere meglio la mia gioia?
    Lodare, cantare, benedire: così il mio cuore risponde ad ogni tua visita, ad ogni tuo cenno, ad ogni tua parola.
    Si, lo confesso, è da innamorati questo modo di fare.
    Perché dovrei negarlo?
    Tu mi hai amato per primo Signore.
    Tu mi ami senza condizioni e senza limiti.
    Tu ogni giorno mi stupisci con un segno nuovo del tuo amore per me.
    Potrei non amarti?
    Potrei non benedirti e lodarti?
    Ecco ancora una volta oggi
    "Ti loderò e ti canterò,
    e benedirò il nome del Signore".

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