Prima lettura di domenica 30 maggio 2021

Perché tu resti a lungo
Dt 4, 32-34.39-40

"Mosè parlò al popolo dicendo:
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre»".


La peculiarità d'Israele è al centro del discorso di Mosè.
Dopo il lungo cammino nel deserto, alle soglie della terra promessa, Mosè chiede di entrare con i suoi fratelli, ma riceve un rifiuto dal Signore. Sarà Giosuè il nuovo condottiero.
Mosè allora, in questo lungo capitolo 4 fa memoria di tutte le opere che il Signore ha fatto per loro e, in una catechesi commovente, lascia non solo le leggi più importanti per vivere da uomini liberi, ma anche il suo testamento spirituale, la fede che che ha maturato nel cammino e che è il tesoro di ogni israelita.

"Mosè parlò al popolo dicendo".

Nel libro del Deuteronomio sono tanti i discorsi che Mosè fa al popolo. Da guida nell'uscita dall'Egitto, continua la sua missione divenendo guida e apripista nella scoperta del volto di Dio, faccia a faccia, senza paura.
Il suo è un continuo lavoro personale di consapevolezza per i doni che il Signore continuamente fa al suo popolo e di mediazione verso i fratelli affinché tutti siano profeti come lui (cfr. Nm 11, 29).

"Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te".
È un impegno che Israele prenderà molto sul serio nel coltivare ed esplorare la sua tradizione. La sapienza comune nel popolo scaverà con perseveranza nella sua storia; il rapporto con Dio non sarà mai teorico, ma dipenderà proprio da questa esperienza, provata personalmente, condivisa e custodita.

"Dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?"
Sono domande retoriche che nascono dallo stupore e lo rafforzano.
È inaudita l'attenzione che Dio ha dato a questo popolo di schiavi, inverosimile umanamente che un Dio si abbassi fino a tanto.

"Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?"
Qui si sente vibrare ancora l'emozione di Mosè al primo incontro con Dio davanti al roveto ardente (cfr. Es 3, 1-6). E' l'epifania per Mosè, la rivelazione che lo accompagnerà per il resto della vita: un fuoco che gli brucia dentro senza spegnersi mai.
Dio parla dal fuoco, ma non per distruggerlo! Da quel fuoco ne è nata la libertà; da quel fuoco ne è venuto tanto bene per lui e Israele.
Mosè ha fatto per primo questa esperienza che poi ha acceso la fede di un popolo intero.

"O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?"
Se ascoltiamo l'Esodo anche a noi nasce subito lo stupore: quanto interesse e attenzione da parte di Dio, quanta predilezione per un popolo dimenticato, destinato all'estinzione e all'omologazione egiziana!
Dio, fedele a se stesso, ha preso un impegno per questo popolo e il suo amore si manifesta in una liberazione che investe tutte le dimensioni dei suoi figli.
Segni, prodigi, battaglie, grandi terrori, sono tutti custoditi nella memoria d'Israele e ognuno è normativo e percorso privilegiato per ogni figlio nato dopo l'esodo.

"Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro".
Mosè sintetizza in questa piccola professione di fede l'esperienza viva che ha fatto confrontando la potenza illusoria del faraone, considerato figlio di un dio, rispetto a quella evidente ed efficace del Dio di Abramo Isacco e Giacobbe.
Dall'esperienza esodale Israele elaborerà il suo credo nell'unico Dio creatore di tutto ciò che esiste, in cielo e terra.
Se pensiamo che in Egitto esisteva uno stuolo incalcolabile di divinità, compresa la personificazione del cielo e della terra, parlare dell'Unico è un salto in avanti enorme, una vera e propria rivoluzione teologica ed esistenziale per uno stuolo di schiavi che stava uniformando le sue credenze a quello dei padroni.

"Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre".
Continuare a camminare in compagnia di Dio vuol dire fidarsi della sua Parola e lasciarsene guidare. Dio è fedele e porta a compimento ogni sua opera.
La nostra fedeltà alla sua Parola è la strada maestra da percorrere, è la fonte della felicità.

Per un popolo che sarà sempre in esodo, che sopporterà deportazioni laceranti, il permanere in un luogo santificato sarà una condizione del cuore più che fisica..
Il paese che il Signore dà per sempre, quello che non verrà mai tolto da nessun nemico, è la sua casa, i suoi atri, il luogo della sua presenza.
Dio fedelmente abita in mezzo al suo popolo, prende posto in mezzo ai suoi figli, in un movimento discendente continuo che culminerà con l'incarnazione del Figlio.
Dalla fede d'Israele nascerà la nostra certezza: dalla schiavitù alla liberazione, dalla morte alla vita.
"Dio ha visitato il suo popolo" (Lc 7, 16); questa è la nostra fede, questa la promessa perché ogni uomo "resti a lungo", contagiato e legato alla sua vita, per sempre.

Commenti

  1. "Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro".
    Meditare nel cuore,
    coltivare nel giardino interiore.
    Un seme pieno di vita,
    è piantato ancora una volta nelle mie orecchie perché metta radici nel cuore:
    il Signore è Uno.
    Nei cieli e sulla terra
    un solo Dio, Signore di tutti, che da vita a tutti,
    che è la destinazione
    di ogni vita.
    È un sapere prezioso.
    Medito con gioia la presenza del Dio Unico nell'universo,
    in questo mondo,
    nella mia vita, oggi.

    RispondiElimina
  2. Mosè parlò al popolo dicendo.

    Si il capo ne parla, professa un credo.
    Pure chi crede in qualcosa di effimero, se lui è capace di inculcare il suo credo, fa proseliti.
    Mosè, ha per credo un DIO unico, che fa opere, interviene nei fatti di ognuno di noi.
    Quindi non abbiamo bisogno di discorsi di convincimento per convertirci, ma di aprire gli occhi e vedere, le orecchie, ascoltare.
    Il Dio che fa.
    Grazie Signore

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019