Prima lettura del 31 maggio 2021

Siate lieti nella speranza
Rm 12, 9-16

"Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi".


Che bello questo brano tratto dal capitolo 12 della lettera ai Romani, che potremmo dirlo come un piccolo vademecum della vita cristiana, con preziose indicazioni ispirate dalla fede nel Cristo risorto e presente in mezzo a noi.

"Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda".
La carità, amore disinteressato che si muove a compassione verso gli altri, non è una finzione scenica! Se è di facciata, di apparenza, non è carità, non crea legami vitali che ci sono indispensabili.
La competizione, per prevalere, farci accettare, acquistare punti davanti agli altri, spesso ci spinge a gareggiare in una corsa che non porta a nulla, se non a perdere relazioni vitali e a fare intorno a noi il vuoto di affetti.
Lontani dal male attaccati al bene: Paolo lo ripete spesso nelle sue lettere, perché purtroppo non è una cosa tanto ovvia tra noi!

"Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore".
Il bene richiede sollecitudine, prontezza, servizio, attenzioni che distolgono dal nostro ombelico per dedicarsi al bene dei fratelli.
Rinviare a tempi migliori non porta da nessuna parte; ogni momento è quello giusto quando sentiamo che chi ci sta vicino ha bisogno di una mano e di un sostegno.
La pigrizia, che ci fa scegliere il nostro comodo va combattuta con fervore, col desiderio di "servire" il Signore che incontriamo negli occhi, nelle mani, nei pesi dei nostri fratelli.

"Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera".

La vita mette a dura prova le nostre virtù. Alla lunga, delusioni e sofferenze ci fanno buttare la spugna. Paolo indica la necessità di essere lieti, sereni nello sperare, costanti nel lottare contro le tribolazioni che la vita ci riserva ogni giorno. Ma come fare? Sembra un compito più grande delle nostre forze!
Paolo ci dà la risposta che aiuta lui: la preghiera è il modo quotidiano di ricordarci chi siamo, per fare memoria dell'amore di Dio per noi, per renderci sicuri che nulla ci verrà tolto. Con la preghiera ogni male acquista la dimensione esatta, cioè viene vista come una prova temporanea, una sofferenza che non distrugge la nostra identità di figli amati.
Nella preghiera siamo forti dell'amore del Padre e ritroviamo speranza e sicurezza.

"Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità".
Nel modo antico, come anche oggi, c'era grande mobilità di persone a causa dei più svariati motivi: povertà, persecuzioni, ricerca di luoghi sicuri dove stanziarsi. L'ospitalità quindi era sacra perché si prendeva carico di vite che altrimenti sarebbero andate perse.
Le prime comunità cristiane nascono per l'opera di missionari come Paolo che lasciano tutto per viaggi difficili e pericolosi, mossi dalla spinta all'evangelizzazione suscitata dallo Spirito.
La parola d'ordine è quindi: assistere i fratelli nelle loro necessità ed essere ospitali con ogni premura.
La Lettera agli Ebrei si conclude con le stesse raccomandazioni: "L'amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli" (Eb 13, 1-2)
Quanto sono attuali queste indicazioni per noi oggi, quanto bene viene dalla solidarietà e dall'accoglienza di indigenti, migranti, profughi. Loro sono i nostri angeli, messaggeri del Padre!

"Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite".
Come il Signore così anche noi, come le sue parole sono fonte di benedizioni, così anche noi siamo chiamati a riversarne sui fratelli.
Discendenti del patriarca Abramo, portiamo al mondo la benedizione che su di lui si dilata come promessa per tutti i popoli.
Gesù è la discendenza per eccellenza, il fratello sul quale Dio ci ha riposto ogni benedizione, colui che ci manda a portare la benedizione della sua Pasqua e del suo Vangelo. Sulla bocca e nel cuore dei discepoli c'è posto solo per la benedizione.

"Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi".
Illudersi di essere più grandi o migliori degli altri è un'idolatria che ci allontana dalla nostra realtà di grazia, che attinge all'Amore e che nell'Amore trova vita e felicità.
Quando parliamo di umiltà diciamo una cosa molto generica. In questi versetti Paolo declina l'umiltà in tante dimensioni concrete che possiamo sperimentare nel nostro agire quotidiano. Accordare il nostro cuore alle situazioni di allegria o di pianto dei nostri fratelli è farsi "contagiare" dagli altri, entrare in sintonia e suonare all'unisono.
"E danzando canteranno" (Sal 87, 7): questa la promessa della fede, questa la possibilità vera di vibrare al canto della vita.

Commenti

  1. "Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera".
    Speranza, tribolazione, preghiera: tre ingredienti della mia vita che vanno rimescolati ogni giorno.
    La preghiera mi sostiene nelle tribolazioni aprendomi alla speranza.
    Nella tribolazione trovo speranza rifugiandomi nella preghiera.
    La speranza mi apre alla preghiera nel tempo della tribolazione.
    "Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera".
    Contentezza intima e serena accompagni sempre la mia speranza.
    Non interrompere il mio cammino nel tempo della tribolazione.
    Rimanere fedele all'invocazione e alla lode in ogni tempo.
    Fammi dono Signore di questo pane necessario al mio pellegrinaggio.

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  2. "Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite".
    Fa che io porti solo bene dizione!
    Raffinami
    Forgiami
    Impregnami
    Rendimi docile
    Grazie,Signore aiutami,da solo non riesco a portare benedizioni e basta!
    Amen

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