Salmo del 28 marzo 2022

Ti canti il mio cuore, senza tacere
Sal 30 (29),11-13

"11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!».

12 Hai mutato il mio lamento in danza,
mi hai tolto l'abito di sacco,
mi hai rivestito di gioia,

13 perché ti canti il mio cuore, senza tacere;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre."


Il Salmo 30 è un Salmo "pasquale", celebra cioè il passaggio dalla schiavitù alla libertà, l'uscita dalla morte per la vita. La "Pesach" ebraica è, letteralmente, la festa del “passaggio” e tutta la Bibbia è una grande narrazione delle tante pasque possibili. La nostra stessa esistenza passa continuamente dalla morte alla vita. Il Salmo ci aiuta a cantare tutta la gioia di queste continue esperienze di resurrezione.

"11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!"

Non c'è momento in cui il Signore non ci tragga dalla morte. Il Vivente agisce continuamente nell'esistenza del mondo e grazie a lui tutto cresce nella fecondità e nell'amore.
È l'aiuto sempre vicino nelle angosce, è il Padre a cui tornare nello smarrimento e nella solitudine. A lui possiamo gridare con fiducia, certi di essere ascoltati e curati nel profondo.

"Hai mutato il mio lamento in danza,
mi hai tolto l'abito di sacco,
mi hai rivestito di gioia".

L'immagine del mutamento di abito è fondamentale: dai vestiti della penitenza e del lutto a quelli dell'unione sponsale, da una condizione di ripiegamento su se stessi e sulle proprie paure, all'accoglienza della sua grazia che ci fa risplendere con le vesti candide della vittoria sul male.
Il Signore trasfigura il nostro sguardo e ciò che sembrava morte ci appare per quello che è veramente: un passaggio, doloroso e faticoso, ma che ha come meta il canto di lode. Dal lamento alla gioia, dal lutto alle nozze.

"Perché ti canti il mio cuore, senza tacere".
Cantare è un'esperienza meravigliosa. Si canta nella sofferenza e nella gioia. Il canto fa emergere il nostro animo, quello che sentiamo intimamente.
I Salmi ne sono la prova: cantano ininterrottamente tutte le sfumature della vita, non tacciono neanche quando le parole traballano, tirano fuori lamenti che pian piano diventano inni.
Il canto ci tiene desti davanti al Padre perché la preghiera è il soffio dello Spirito che riallaccia continuamente il nostro spirito al suo.
E cantando le parole tornano, il cuore si libera dai macigni, la nostra voce sale verso il Padre.

"Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre."
Viviamo di doni e la gratitudine libera dagli affanni, fa scaturire l'amore: tutto ci viene elargito con gratuità dal Signore e l'unica risposta possibile è il ringraziamento senza fine. La nostra vita quando vive nella gratitudine fiorisce, si illumina, respira di speranza e fiducia.
Il nostro cuore non smetta di cantare: lì incontreremo il Signore.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Is 65,17-21
Commento del 23/03/2020

Salmo 30 (29),1-6
Commento del 15/03/2021

Vangelo di Gv 4,43-54
Commento dell'01/04/2019

Commenti

  1. "Hai mutato il mio lamento in danza,
    mi hai tolto l'abito di sacco,
    mi hai rivestito di gioia".
    È la trasfigurazione del dolore.
    È passaggio dal tramonto all'alba.
    È dono della Sorgente di Vita.
    "Hai mutato il mio lamento in danza,
    mi hai tolto l'abito di sacco,
    mi hai rivestito di gioia".
    Dal lamento alla danza,
    dall'abito di lutto a quello di festa,
    dalle lacrime al sorriso,
    è la cura divina alla mia vita.
    "Hai mutato il mio lamento in danza,
    mi hai tolto l'abito di sacco,
    mi hai rivestito di gioia".

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  2. Grazie Signore anche per la levataccia di stamattina.
    Tutto è orientato al mio bene
    Quello della TUA logica.
    Fammi orientare a TE le mie scelte
    Fammi essere più docile alla Tua logica, ne trarro' solo benefici
    Amen

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