Seconda lettura del 6 agosto 2022 Trasfigurazione del Signore

Eravamo con lui
2Pt 1, 16-19

"Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento».
Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino".


La trasfigurazione di Gesù è un'esperienza dello Spirito; i discepoli ricevono dal Padre la rivelazione sul Figlio. Non "vedono" colui che conoscono ma "vedono" colui che il Padre ha inviato per la loro salvezza.
È una "visione" che non nasce dalla loro capacità di comprendere, o dall'esperienza fatta con l'amico Gesù, ma è dono gratuito di Dio che rivela il mistero della sua luce e della sua grazia.
Pietro è uno dei tre apostoli che Gesù sceglie per condividere l'esperienza intima della trasfigurazione sul monte Tabor. Nella sua seconda lettera evoca quel momento, cogliendone il senso profondo per la sua fede e per quella dei suoi discepoli.

"Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento".
Compiacimento del Padre ma profondo sconvolgimento nell'animo dei tre discepoli!
Il Maestro è completamente avvolto di luce, la sua umanità non si intravede più, per essere così immersa nella luce senza tramonto che ha origine in Dio.
Se in quel momento i discepoli sono colti dal terrore per il nuovo che vedono, dopo la croce e la resurrezione quest'esperienza maturerà in loro la certezza di aver visto il Figlio così com'è sempre nella gloria del Padre.
Il Signore si compiace di mettere ogni sua aspettativa e ogni suo dono nel Figlio che non deluderà il suo piano di bene per ogni vivente, portandolo a compimento.
Un padre che ama il figlio e che, guardandolo e sentendolo parlare, si compiace di lui, è un immagine meravigliosa che ci dice tanto del rapporto profondo di Gesù nel Padre.

"Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo".
Il giorno del battesimo nel Giordano: "venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento»" (Lc 3, 22).
Gesù inizia la sua vita pubblica con questa certezza, la stessa che ascoltano i discepoli discendere dal cielo.
Dal cielo proviene quest'uomo così diverso dagli altri, dal cielo la conferma che è il Messia atteso, l'amato del Padre.
Pietro non ha dubbi che la voce provenga dal mondo divino. Da lì è inviata all'umanità affinché la presenza luminosa del Signore si faccia carne di ogni uomo e donna e penetri la terra fecondandola nell'amore.

"Mentre eravamo con lui sul santo monte".
C'è tutta la gratitudine di Pietro in queste parole: "eravamo con lui"!
Essere con Gesù dà il gusto della vita, è trovare il senso più profondo di ogni giorno, di ogni vissuto. Pietro avrebbe voluto soggiornare lì, rimanere in quella condizione di luce che un po' lo spaventava, ma che sentiva totalizzante (cfr. Lc 9, 33).
Adesso, facendo memoria di quel giorno memorabile che li ha preparati alla gloria definitiva del Figlio alla destra del Padre, con commozione sa di esserci stato e di continuare a godere di una condizione che il Figlio condivide con tutta l'umanità.
Essere con lui: questo il senso di questa festa di luce, questo il senso di tutta la nostra vita.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima Lettura di Dn 7, 9-10. 13-14
Commento del 06/08/2020

Salmo 97 (96), 1- 5
Commento del 06/08/2021

Seconda lettura di 2Pt 1, 16-19
Commento del 06/08/2019

Vangelo di Lc 9, 28-36
Commento del 13/03/2022

Commenti

  1. "Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo".
    Il cielo parla.
    Il cielo ha una voce.
    Il cielo si rivolge a noi.
    "Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo".
    È una voce udibile.
    È una voce comprensibile.
    È una voce che parla al cuore.
    "Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo".
    Cielo e terra comunicano.
    Parlano di vita.
    Parlano di eternità.
    "Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo".

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  2. ... eravamo con LUI sul santo monte!
    La vicinanza non solo fisica tonifica, gratifica, mi dona una certa bolla protettiva.
    Un sapore di dolcezza infinita che m'invade e permea le mie membra.
    Mi sento più leggero.
    LUI mi... porta...

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