Prima lettura del 26 agosto 2022

Non con sapienza di parola
1Cor 1,17-25

"Fratelli, Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:
«Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l’intelligenza degli intelligenti».
Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.
Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini".


A leggerlo e rileggerlo, Paolo ci sorprende per l'incisività della sua parola. E' un vero annunciatore del Vangelo, perché annuncia ciò che vive, ciò che lo ha fatto innamorare del Cristo!
Resta l'esempio del missionario infaticabile guidato dalla piena fiducia nella potenza della Parola.
I racconti degli Atti degli Apostoli e la complessità teologica eppure intima e confidenziale delle sue lettere ne danno piena testimonianza.
L'annuncio è la prima e fondamentale attività dei discepoli del Risorto.
Tutto sgorga dalla buona notizia che chi ama trasmette; la stessa fede nasce e cresce ascoltando l'amore in cui il Vangelo ci fa entrare.

"Fratelli, Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo".
Paolo ci è maestro nella fede; tutti vorremmo avere la sua consapevolezza della missione e dell'essere "apostolo", cioè inviato, messaggero del Cristo. Eppure questa consapevolezza non lo inorgoglisce e sa che il suo è solo un compito che non lo mette in una condizione di potere sui fratelli,
La prima lettera ai Corinzi si apre con un problema nella comunità nascente: il battesimo ricevuto sembrava aver creato un legame stretto tra il missionario e il fedele, creando un clima di discordie:
«Ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "Io invece di Cefa", "E io di Cristo"» (1 Cor 1,12).
L'apostolo taglia la polemica sul nascere e riparte dal fondamento di tutti i sacramenti: l'annuncio del Vangelo.

"Non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo".
La forza del Vangelo non sta nella sapienza o nella capacità dell'annunciatore. Paolo si vanta di annunciare non poggiandosi sulle sue indiscusse capacità di disquisire al modo dei rabbini o sulla cultura immensa della Scrittura.
Non porta avanti a sé la sapienza umana, che ha visto fallire per esempio nell'annuncio dotto fatto nel centro del pensiero filosofico greco, ad Atene (cfr. At 17,22-32), ma ciò da cui non stacca mai lo sguardo è il paradosso di ogni intelligenza: la croce.

"La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio".
La croce secondo la logica umana è un segno di fallimento. Chi dà fiducia ad un fallito che muore in un modo terribile, completamente riprovato dai capi religiosi e abbandonato persino dai suoi fedelissimi?
Cristo era stato la pietra d'inciampo per la religione che lo aveva tolto di mezzo, lo scandalo di un Dio che salva a prescindere da norme, organizzazioni e precetti capestro.
La nostra sapienza umana rischia spesso di essere vanagloria, finisce per essere vacuità, ricerca solo di orgoglio che ci fa allontanare dalla fonte della Sapienza che regge il mondo.
Tanta cultura nel mondo, tanti ragionamenti e poi "non ha conosciuto Dio": è un'amara constatazione che Paolo ha fatto sulla sua pelle! La croce è porta stretta da cui far passare tante cervellotiche teorie, evidenza che la salvezza umana è un idolo inconsistente e vano.
Ci stupisce continuamente la croce, ci disturba e ci mette in crisi un Dio debole e in balia degli uomini che vuole salvare.
Ma per chi guarda con fede la croce si rivela salvezza, potenza di Dio nel servizio e nella debolezza, sapienza divina destinata a confondere le illusioni sapienti di questo mondo.
Come i cristiani di Corinto, anche noi dobbiamo lasciare che la nostra mentalità venga completamente capovolta, ad esempio di Paolo, dall'assurda volontà di Gesù di salvarci, inchiodato ad una croce.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 33 (32),1-9
Commento del 10/05/2020

Vangelo di Mt 25,1-13
Commento del 30/08/2019

Commenti

  1. Croce, potenza di Dio.
    Purtroppo c'è ancora chi non lo HA conosciuto.., pur frequentandolo
    pur standogli... vicino.
    Conoscere LUI è un continuo bagno, immersione in questo mare d'amore, che ancora oggi mi fa BENE.
    MI REGALA anche questi giorni... tirandomi per il collo.
    Grazie

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  2. "La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio".
    Cos'è sapienza?
    Con me tutto quadrerebbe.
    Con Dio non quadra niente.
    L'Amore viene ucciso sulla croce.
    Il Potente si fa inerme.
    Il Forte si fa debole.
    L'Innocente si fa colpevole
    per i colpevoli.
    "La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio".
    Con Dio non quadra niente.
    Da Dio solo salvezza.
    Benedetta la sapienza folle di Dio.
    "La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio".

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  3. Signore aiutaci a capire la Tua Parola

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