Prima lettura del 22 aprile 2023

Nell'assistenza quotidiana
At 6, 1-7

"In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede".



Il problema di conciliare nella chiesa il servizio pratico ai poveri e ai bisognosi, con l'annuncio del Vangelo, non è una questione recente. Già le prime comunità cristiane si chiedevano come mettere insieme carità fattiva e meditazione, preghiera ed evangelizzazione.
E' un discernimento necessario perché il Maestro aveva annunciato che l'aiuto al prossimo sofferente veniva prima dei riti religiosi (cfr. Lc 10, 25-37), che il sostegno l'uno all'altro era la via preferenziale per incarnare il suo stesso servizio all'umanità (cfr. Gv 13, 1-15).

"In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli".
Le parole di benedizione dell'origine su tutto ciò che ha alito di vita, "Siate fecondi e moltiplicatevi" (Gen 1, 22), è l'input da cui ogni esistenza prende il via. Anche la comunità dei discepoli vive di quella stessa benedizione.
Tutti i gesti del Cristo risorto sono volti a far germogliare questa consapevolezza negli apostoli; per questo li conferma sempre con lo Spirito e la benedizione si apre davanti a loro.

"Quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica".
La situazione, che nei primi capitoli degli Atti sembrava perfetta, si rivela presto nella sua concreta difficoltà. La mormorazione nella Bibbia è un grave peccato perché mina la carità e la fiducia.
Se la diversità è una ricchezza che porta frutti abbondanti e fa avvicinare a modi di pensare e di agire che non avremmo mai approfondito, le divergenze alimentate denigrando e prevaricando, sono un tarlo che minano il vivere tra fratelli.
Le prime comunità erano composte per lo più da credenti originari di due etnie diverse, quella greca e quella ebraica, non diverse solo come lingua e usi religiosi, ma anche come mentalità sociale e civile.
La sfida del cristianesimo, in senso spirituale e culturale, è l'integrazione o meglio la comunione nel nome del Risorto.

"Nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove".
La vedovanza nel suo significato greco è una parola di grande mancanza perché, oltre ad indicare la situazione di chi perde il marito e quindi il sostegno fondamentale economico e sociale, significa anche ”render vuoto o deserto, spopolare".
Non si tratta quindi di un condizione di miseria economica, ma di uno svuotamento di sostegno, di una condizione di solitudine e privazione della propria identità di sposa e compagna amata, che si può identificare sia una persona che in una nazione.
La decisione dei dodici ribalterà questa spaccatura lamentata dai fedeli di lingua greca: non ci sono vedove e bisognosi da privilegiare a scapito di altri. "Le loro vedove" sono figlie di tutti e tutta la comunità cerca la soluzione alle loro necessità.

"Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero".
Prendersi carico dell'indigenza di alcuni fedeli è motivo di crescita comune. È un momento importante: una crisi affrontata insieme può dare ventate preziose di arricchimento e di comprensione.
Gli apostoli non si impongono in modo autoritaristico. Si mettono nell'atteggiamento di imparare l'uno dall'altro, valorizzando le storie di ognuno e si fanno docili alle nuove vie sulle quali lo Spirito li sta portando.

"Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense".
Si è creato un problema di beni da distribuire alla mensa per le vedove bisognose. Questo fa discernere il compiti delle varie membra del corpo di Cristo.
Appare subito chiaro agli apostoli che il loro primo compito è servire la Parola di Dio, mettere tutte le energie nel suo annuncio.
Non è giusto sminuire questa loro missione a cui il Cristo stesso li ha chiamati.
È un punto di partenza imprescindibile.
Ma la carità ha bisogno di tempo e servizio. Bisogna cercare nuovi carismi, altri fratelli che il Signore manda per questo aiutarsi vicendevolmente.
È una scelta coraggiosa rendersi conto di non poter fare tutto, di non poter avere decisioni su ogni aspetto del servizio nella comunità.
Questo apre a valorizzare i doni dei fratelli, a far crescere la predisposizione di ognuno.

Il "diacono", dal greco "diàkonos", cioè servitore, è quella figura che incarna l'atteggiamento caritatevole del Cristo: "Il più grande tra voi sia vostro servo" (Mt 23,11). Guardare al Figlio è la risposta più vera all'arricchimento e al servizio globale che risponde a tutti i bisogni vitali della comunità cristiana.
Non c'è ruolo più in alto o più basso, né più degno di onori di un altro. Ognuno è tassello prezioso per la costruzione dell'unico corpo che è la chiesa.
"Nell'assistenza quotidiana" si deve crescere, affinché germogli la fecondità dell'amore in mezzo a noi.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di At 6, 1-7
Commento del 17/04/2021

Salmo 33 (32), 1-9
Commento del 10/05/2020

e Salmo 33 (32), 10 -22
Commento del 22/10/2020

Vangelo di Gv 6, 16-21
Commento del 30/04/2022

Commenti

  1. "In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli".
    È la fecondità
    della benedizione originaria.
    "Crescete e moltiplicatevi ".
    I discepoli aumentano.
    Gesù diventa il riferimento di tanti.
    Gesù è maestro di molti.
    Il Signore è salvatore di tutti.
    "In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli".

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  2. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
    TUTTI abbiamo bisogno di TE
    Stare accanto,viverti dentro,ri viverti
    Metabolizzare la TUA Parola
    E così ...volare....
    Grazie

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