Salmo di domenica 10 maggio 2020

Cantate al Signore un canto nuovo
Sal 33 (32), 1-9

"1 Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.

2 Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.

3 Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate,

4 perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.

5 Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.

6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.

7 Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

8 Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,

9 perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto".


Ci soffermiamo oggi sui primi 9 versetti di questo che ritengo uno dei più bei canti di lode del Salterio.
È un canto entusiasta, che ci coinvolge nel suo impeto di rendere lode al Signore con tutte le forze che ci abitano nel profondo.
Guardando con ammirazione e stupore il creato, il cuore si lascia prendere dal desiderio di gridare "Grazie!" all'autore di tante meraviglie.

"Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode".

Chi è capace di lode? Chi si lascia prendere dalla gratitudine?
Chi riceve un dono grande e immeritato, chi scopre di quanto amore e misericordia Dio lo circondi.
I giusti nel linguaggio del vangelo diventano i giustificati, quelli graziati dall'amore illimitato e gratuito di Dio.
Gesù lo annuncia chiaramente il giorno in cui è invitato a casa di un fariseo. Una prostituta entra e accarezza i suoi piedi con un unguenti profumati, preziosi e li asciuga con i suoi capelli. La peccatrice a cui Gesù ha perdonato molto, ama molto, il fariseo che pensa di non avere niente da farsi perdonare è solo educatamente distaccato (cfr. Lc 7, 36-50).
Ma da dove sgorga la lode? Da Dio stesso, dai primi giorni in cui ha posato lo sguardo sulla creazione e ogni volta ha esclamato: Che cosa bella!

Dio si compiace delle sue creature e noi partecipiamo a questo momento di lode; gioiamo con il Signore, guardiamo con i suoi occhi, quando ci fermiamo a guardare il mondo e ne scopriamo l'infinita bellezza!
Allora i giusti sono anche coloro che guardano il creato e la storia con uno sguardo che non viene dall'utilità, dall'economia, dal profitto, ma semplicemente, e grandemente direi, viene dalla bellezza, che è Dio!

"Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate".

La cetra e l'arpa hanno un suono particolare, che somiglia ai canti degli uccelli, ai rumori armoniosi della natura. Erano strumenti scelti per accompagnare il servizio liturgico e il cui suono aveva poteri terapeutici; Davide stesso li usava per lenire i turbamenti del re Saul (cfr. 1Sam 16, 23)
A Davide è attribuita la stesura di gran parte dei Salmi; perciò questi strumenti sono quelli prediletti per cantare al Signore un canto nuovo, che si rinnova continuamente, nella scoperta del suo amore prodigo in ogni momento della vita.

"Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera".

Ecco un primo motivo di lode: la rettitudine della Parola del Signore che non inganna perché non è vana come quella degli idoli e realizza l'opera annunciata.

A questo si aggiunge la sua fedeltà a tutto ciò che ha creato, un amore che non viene meno e che perdura davanti a qualsiasi evento.
Dio è un Padre vero, fedele, che non abbandona i suoi figli nella sofferenza, né gli volta le spalle quando nell'incomprensione e nella rabbia si ribellano a lui.

"Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra".

Dio non agisce contro i suoi figli e non li ripaga secondo le loro colpe, come ricorda il Salmo 103. Questo è diritto e giustizia, cioè le azioni del Padre per ripristinare un'armonia e un bene perduto e non condannare e giudicare come insalvabile chi già subisce i danni conseguenti al peccato!
L'affermazione che l'amore del Signore riempie la terra vale tutta la Bibbia!

La terra tutta è segno e manifestazione del suo amore, niente e nessuno ne è escluso. Tutta la creazione è impregnata, trasparente del suo amore.
Niente potrebbe sussistere, specialmente l'umanità, se non fosse riempita, nutrita e dissetata dall'Amore.

"Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera".

La lode ha aperto per prima cosa gli occhi ad ammirare la terra, che è davanti a noi e alla nostra esperienza; adesso spinge ad alzarli verso i cieli, luogo che ci sovrasta e per questo li identifichiamo come residenza del Signore.
Con il suo Soffio il Signore ha inalato in noi la vita. Ma il Salmo afferma che tutto è creato dal suo Spirito, effuso anche nella terra e nei cieli.

La creazione è frutto dell'impasto della Parola e dello Spirito del Signore.

"Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi".

Il vasto mare e i profondi abissi sono sotto il potere di chi li ha fatti.

Le acque sono state sempre la croce e la delizia di un popolo che sapeva di essere stato liberato grazie all'argine messo ai flutti che potevano inghiottirlo nella fuga dagli egiziani, ma che errava anche nel deserto alla ricerca di oasi ricche d'acqua per sopravvivere.
Il Signore disciplina le acque dagli effetti devastanti, rinchiudendole in riserve preziose per dare vita alle sue creature nel momento opportuno.

"Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto".

Frutto della contemplazione e della lode è la nascita di ciò che la Scrittura chiama "timore del Signore", cioè l'amore riconoscente e filiale che diventa fiducia nel suo agire, accoglienza di ogni evento perché "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8, 28).
Questo atteggiamento che è fede profonda, trasforma l'uomo, insicuro e titubante davanti agli eventi destabilizzanti della vita, in un cantore delle sue meraviglie.


Questo salmo ci fa desiderare che qualcuno ci insegni la lode!
Troppe voci ci istigano a far crescere la rabbia e l'insoddisfazione.
C'è una dimensione della realtà che i nostri occhi impauriti rischiano di perdere se la bocca non passa dal lamento di quello che manca, al ringraziamento del tantissimo che ci è già donato.
La lode opera un miracolo in noi: da insicuri e spaventati della vita, ci fa diventare cantori del Signore, scoprendolo mano a mano come colui che crea sempre per noi e per il nostro bene.

Commenti

  1. L'uomo della Bibbia non vede mai l'universo come «natura» ma come «creato», in esso egli scopre il segno d'una parola suprema ed efficace, quella del Creatore. Il nostro salmo esprime liricamente questa tesi teologica attraverso un inno alla parola divina creatrice, all'azione nel cosmo, e alla parola divina provvidente, all'azione nella storia. Questa ovazione corale sale dalla terra come risposta riconoscente del fedele che contempla l'opera mirabile che Dio intesse nel caos della materia e del tempo. Il poema è retto dalla simbologia cosmologica classica: i cieli sono come una cupola metallica stesa da Dio, i mari sono raccolti in immensi contenitori così da non attentare allo splendore della terraferma, gli abissi con le loro acque sono racchiusi in un otre... Chi si appoggia al Creatore non deve temere il caos cosmico e le «armate invincibili» della storia: «solo in lui è il vero conforto, in lui solo la nostra fiducia» (v. 21).
    (Gianfranco Ravasi)

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  2. Il salmo comincia con un’esortazione alla gioia. Infatti la tentazione della tristezza è sottile, porta l’anima a stancarsi nel perseverare nel bene e, alla fine, a rivolgersi al male come fonte sicura di consolazioni.
    La tristezza non s’accompagna con la lode, ma con la lamentosità, e dunque bisogna mantenersi nella gioia per lodare il Signore, e del resto lodare il Signore mantiene nella gioia, quella vera, che non è euforia, ma realtà dell’amore.
    Il salmista esorta ad allontanarsi dalla tristezza accompagnando la lode con la cetra, con l’arpa a dieci corde. La lode sia canto. Canto che nasce dall’amore, dal cuore, da un cuore puro. Non canto di bella voce, ma canto di bel cuore. “Cantate un canto nuovo”, esorta il salmista; il che vuol dire che il canto sia nuovo nell’amore. Si potranno usare le stesse parole, ma il canto sarà sempre nuovo se avrà la novità dell’amore. Non c’è atto d’amore che non possa dirsi nuovo se fatto con tutto il cuore.
    (novena.it)

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  3. La lode opera un miracolo in noi: da insicuri e spaventati della vita, ci fa diventare cantori del Signore.
    Se tu mi apri gli occhi, Signore, io vedrò la tua luce, i miei piedi cammineranno nella via della vita.
    Carlo Maria Martini.

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