Prima lettura del 21 febbraio 2025

Confondiamo la loro lingua
Gn 11,1-9

"Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra".

Parlare e comprendersi è un dono, quasi un miracolo se pensiamo che nell'epoca delle connessioni cresce l'incomprensione e l'isolamento.
Ma
un'unico modo di parlare e di pensare non è un bene e la Scrittura ce ne svela il perché.
Il famosissimo racconto della torre di Babele sembrerebbe un sogno realizzato, quello di approdare ad un'umanità con un'unica lingua, dove tutti si capiscono. In effetti è preceduto dall'avvento di "Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. L'inizio del suo regno fu Babele" (Gn 10,8.10).
Un solo capo ha imposto "
un’unica lingua e uniche parole", le sue probabilmente. E' un progetto demagogico che sfocia nella dittatura e quindi nello schiavizzare le masse.
Dio interviene da liberatore!
La diversità degli idiomi complica la comprensione tra i popoli, ma spinge al confronto, al rispetto, alla valorizzazione del diverso da noi che, con la lingua esprime cultura, usi e ricchezza umana che noi non possiamo possedere e controllare.

"Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo".
Il Signore veglia sul cammino dell'umanità, si incarna nelle nostre vicende complicate, scende per conoscere, per fare esperienza diretta di ciò che i suoi figli vivono.
Come mai gli uomini hanno questo progetto? Da dove nasce? Avere un unico signore, un unico capo che non sia Dio, è idoltria, l'esperienza più terribile che un credente possa fare.
"Facciamoci un nome" dicono gli uomini di Babele, intendendo certamente far crescere la propria gloria, avere fama e potere.
Un Salmo prega in senso contrario riconoscendo l'unica Signoria, quella di Dio:
"Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per il tuo amore, per la tua fedeltà" (Sal 115,1)


"Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile".
Il Signore non si illude sulle intenzioni dei costruttori: vede il pericolo che l'umanità corre.
Riconosce "nella loro opera" un percorso strumentalizzato dal potente di turno, una strada di non ritorno per tanta manovalanza inconsapevole.

"Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro
»".
Il Signore, che aveva dato ordine al creato e un'armonia parlante in tutte le cose, vede in questa omologazione una rovinosa caduta nel caos primordiale e sceglie di confondere e bloccare il progetto idolatrico.
"Sconvolge le vie dei malvagi" (Sal 146,9), facendo perdere le loro opere nel vento (cfr. Sal 1,4).
La confusione delle lingue porta difficoltà di comprensione, ma anche impedimento a imporre leggi totalizzanti e universali, antidoto alla superba follia di essere come Dio.
Se la diversità fa paura a noi, non è lo stesso per il Creatore che nella molteplicità delle creature ha realizzato la meraviglia più grande.
Da Babele in poi la strada è lasciata allo Spirito che, senza appiattire e distruggere le coscienze, penetra nei cuori e parla ad ognuno nella sua lingua (cfr. At 2,6).

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Gn 11,1-9
Commento del 17/02/2023

Salmo 33 (32),10-11
Commento del 30/08/2024

Vangelo di Mc 8,34-9,1
Commento del 18/02/2022


Commenti

  1. "Questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile".
    Per questo il Signore
    confonde le lingue a Babele.
    I progetti del nostro egoismo vengono scombinati,
    i nostri pensieri turbati
    da un progetto più grande.
    La nostra opera,
    le nostre opere,
    portano tanta ambiguità
    e sofferenza.
    L'opera del Signore
    è vita,
    è pace,
    è luce.

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  2. Cessano di costruire la città
    Si fermano(vengono fermati)dal nostro DIO che è benevolo verso tutti
    Non accetta divisioni
    Non vuole totalitarismi.
    Grazie

    RispondiElimina

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