Prima lettura di domenica 9 febbraio 2025
Ultimo fra tutti
1Cor 15,1-11
"Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto".
L'annuncio della salvezza che viene a noi dalla Pasqua di Gesù è sempre Parola potente che ci risolleva e fa nascere nel cuore gratitudine e fiducia.
Il capitolo 15 della prima lettera ai Corinzi ci riporta al cuore del Vangelo, alla Bella Notizia dell'amore di Dio per noi che non permette alla morte di rapirci per sempre.
Paolo è consapevole di non aver inventato lui questo annuncio, ma di averlo ricevuto in dono. Con la stessa gratitudine lo riversa su di noi affinché anche la nostra gioia sia piena.
Il suo "Credo", così ben sintetizzato (vv.3 e 4) ha un valido fondamento: la testimonianza di chi ha incontrato Gesù risorto, così come lo aveva visto prima morto in croce e deposto in un sepolcro nuovo.
I discepoli e addirittura una moltitudine di fratelli hanno testimoniato prima di morire che quell'incontro non è finito sul calvario ma che accompagna fedelmente tutta al vita.
"Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto".
Paolo è detto "apostolo delle genti" nome che lo assimila ai dodici ma in effetti lo differenzia. Infatti non faceva parte del primo gruppo di discepoli ad aver seguito il Maestro dopo il battesimo di Giovanni.
Eppure il Signore risorto lo ha chiamato ad annunciare il Vangelo, strappandolo dalle convinzioni mortali che ne facevano un persecutore accanito dei primi cristiani (cfr. At 8,3).
Questa conversione radicale lo farà aprire alla misericordia senza limiti del Signore e per questo diventerà il più acceso difensore della predicazione alle genti, a coloro che fuori d'Israele non potevano sperare di essere salvi.
Si riconosce come l'infimo degli apostoli, messo all'ultimo posto, recuperato in extremis e per questo si definisce addirittura "un aborto".
Papa Benedetto XVI scrive che in Paolo "si manifesta la fecondità della grazia di Dio, che sa appunto trasformare un uomo mal riuscito in uno splendido apostolo. Da persecutore a fondatore di Chiese: questo ha fatto Dio in uno che, dal punto di vista evangelico, avrebbe potuto essere considerato uno scarto!" (Udienza del 10/09/2008).
"Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio".
Il nome Paolo significa "piccolo", e lui così si sente. Pesa nel suo cuore il ricordo del fanatismo religioso, quella avversione nata da un integralismo che non serve Dio ma che si pone al di sopra di lui.
Si sente indegno di appartenere a quella comunità di "santi", come lui stesso saluta i fratelli, riconoscendoli guidati dalla santità del Padre.
Ha fatto del male a coloro che avevano visto e toccato il risorto ma le vie di Dio sono misteriose.
Ora si ritrova ad essere compagno di quelli che riteneva invasati o truffaldini, di coloro che daranno la vita, come lui, per testimoniare fino in fondo che la morte è sconfitta per sempre.
"Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana".
Nonostante tutto il male possibile che possiamo fare, la grazia di Dio, cioè il suo amore per noi gratuito e immeritato, vince su ogni difficoltà e ostacolo.
Il Signore ha donato al piccolo degli apostoli la sua grazia in abbondanza e ha portato molto frutto a vantaggio di tantissime comunità pagane, immeritevoli di salvezza, che si sono scoperte amate in modo totale e per sempre.
Paolo, ultimo lavoratore nella vigna del Signore, da meritevole di rigetto e di condanna, è diventato un annunciatore prodigioso nella logica del Maestro per il quale "gli ultimi saranno i primi" (Mt 20,16).
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Is 6,1-8
Commento del 13/07/2024
Salmo 138 (137)
Commento del 11/05/2021
Seconda lettura di 1Cor 15,1-8
Commento del 03/05/2024
Vangelo di Lc 5,1-11
Commento del 03/09/2020
Paolo, ultimo lavoratore nella vigna del Signore, da meritevole di rigetto e di condanna, è diventato un annunciatore prodigioso nella logica del Maestro per il quale "gli ultimi saranno i primi" (Mt 20,16).
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Prima lettura di Is 6,1-8
Commento del 13/07/2024
Salmo 138 (137)
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Seconda lettura di 1Cor 15,1-8
Commento del 03/05/2024
Vangelo di Lc 5,1-11
Commento del 03/09/2020
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RispondiElimina"Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana".
RispondiEliminaDice si sé l'apostolo Paolo.
La grazia non è vana.
Essere per grazia.
È esperienza di verità.
È consapevolezza
della bontà del mio Dio.
Ripeto con Paolo:
"Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana".
La sua grazia in me non è stata vana.
RispondiEliminaFa che anche per me,non sia vana.
Donami saggezza,sapienza;la SUA grazia non va trascurata.
Amen