Seconda lettura di domenica 20 luglio 2025

A favore del suo corpo

Col 1,24-28


"Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.

A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo".

La lettera di Paolo ai fedeli di Colossi tocca note molto intime e confidenziali.
L'apostolo svela ciò che vive nella sua carne, nella gioia e nel dolore, in questa unione fondante e amorevole col suo Signore che ha rivoluzionato la sua esistenza.

"Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi". 
Chi parlerebbe così se non una madre o un padre che riescono a sopportare pesi e preoccupazioni enormi per i figli quando la necessità glielo richiede?
La sofferenza vissuta nella gioia e nella serenità si può sperimentare per un fine alto, per una gestazione di vita futura che supera ogni calcolo e ogni immaginazione.

È la fatica della partoriente che attende fiduciosa il frutto di tanto dolore e va incontro alla vita pur sapendo la fatica da affrontare.

Paolo ha davanti una meta certa e vive una speranza fondata; per questo la passione del cuore si unisce a quella della persecuzione senza abbatterlo, anzi lo spingono a darsi e a spendersi tutto per i fratelli. 
La nobile motivazione e la serenità profonda sono due delle connotazioni più ricorrenti nel suo lavoro per il Vangelo. 

"Do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa".
La nuova traduzione della Cei ci fa notare un aspetto importante, tante volte travisato negli anni passati. Paolo non è il continuatore  delle sofferenze del venerdì Santo patite dal Cristo. Non lo potrebbe essere e non possiamo neanche noi 
Il sacrificio di Cristo sulla croce è unico, irripetibile e non eguagliato da nessuna delle nostre, se pur enormi, sofferenze. È l'unica passione che ci ha liberati, l'unica morte che ci fa entrare nella vita per sempre. Una certa religiosità che spingeva a soffrire per aggiungere altra redenzione è fuorviante e non rispondente alla verità del Vangelo.

Nelle angustie che ci sono, Paolo sa che la sua sofferenza personale non è inutile.

Non è quindi vittimismo, né "flagellazione" spirituale per gloriarsi davanti ai colossesi!

Nella sua vita concreta arriva ad una completezza, cioè entra a far parte, con lo stesso spirito, alle sofferenze che Cristo ha provato su di sé ogni volta che un discepolo o un malato andava portato alla vita, ogni volta che le folle invocavano un salvatore e lo assediavano, ogni volta che, guardando le pecore senza pastore, gli si muovevano le viscere come ad una madre.
Cristo continua a vivere nella storia dei suoi fedeli e l'apostolo prova la stessa passione per coloro che il Signore gli ha affidato.
I frutti di questo lavorare e soffrire sono semi piantati in quella Chiesa che lentamente, ma con potenza, nasce nel mondo, attraverso la fede e la passione amorevole di ogni discepolo.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Gn 18,1-10
Commento del 17/07/2022

Salmo 15 (14),1-2 
Commento del 23/09/2024

Seconda lettura di Col 1,24- 2,3
Commento del 11/09/2023


Vangelo di Lc 10,38-42

Commento del 05/10/2021


Commenti

  1. Portare a compimento la Parola di Dio.
    Grazie per quello che mi doni
    Chi annuncia,vive,si spezza per la TUA PAROLA.

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  2. "Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi".
    Solo l' amore da senso
    a queste parole.
    Amore per i fratelli e le sorelle
    a cui portare il Vangelo.
    Amore per i fratelli e le sorelle
    da accompagnare nella carità.
    Amore per l'umanità intera
    bisognosa dell'amore di Dio.

    RispondiElimina

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