Salmo del 3 ottobre 2019
Salmo 19 (18), 8-15
"8 La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
9 I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
10 Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti,
11 più preziosi dell'oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
12 Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
13 Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti"
14 Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
15 Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore".
Seconda parte del salmo già commentato il 21 settembre 2019 fino al v. 7.
Questa parte del salmo è una celebrazione della Parola di Dio. Tanti sono i sinonimi con cui è indicata: legge, testimonianza, precetti, comando, tutte sfumature di un unica grande realtà che è la Parola creatrice di Dio.
Prendendo spunto da tutte le caratteristiche che il salmista scopre meditando sulla Parola di Dio possiamo delineare queste caratteristiche che seguono.
"È perfetta, rinfranca l'anima".
È una connotazione di perfezione veramente geniale.
La perfezione che ricerchiamo ci dà sollievo, perché è senza le brutture che non vorremmo, senza le incompletezze che deturpano la bellezza che ci attira. È proprio ciò di cui l'animo umano ha bisogno e ciò porta ristoro, riposo, sazietà.
"È stabile, rende saggio il semplice".
È sicura, non indecisa ed altalenante e il semplice non viene confuso o umiliato dalle complicazioni e dai cavilli. Nella confusione è un punto di riferimento sicuro, un centro di gravità permanente, che permette a chi è inesperto di potersi orientare.
Non è una legge che non ammette ignoranza, gestita dai colti che la manipolano perché fa comodo alle loro astuzie.
La Parola parla così profondamente al cuore che l'umano comune a tutti può comprenderla.
"È retta, fa gioire il cuore".
Un cuore che trova una parola che sfugge ai suoi contorcimenti e alle ambiguità, se ne rallegra, gioisce di questa ritrovata rettitudine. Non è vero che l'umanità cerchi di nascondersi, cerchi le tenebre per proteggersi. Il desiderio di tutti è di sincerità, rettitudine, spontaneità piena e condivisa. Trovare una realtà che fa vivere alla luce del sole è scoperta da tutti come una gioia del cuore.
"È limpida, illumina gli occhi".
I nostri occhi sono affamati di visioni chiare, senza nebbie e sfocature. La luce non solo ci migliora l'umore, ma ci attrae perché siamo fatti per lei, siamo fatti per il Signore che "è luce e in lui non c'è tenebra alcuna" (1Gv 1,5).
La Parola ci permettere di vivere di più, di non inciampare, di camminare sicuri, e ci sana dalla cecità di fronte alla realtà.
"È pura, rimane per sempre".
Non è inquinata cioè dai limiti e pesantezze di questo mondo. Non è travolta dalle peripezie dei nostri giorni. È una roccia stabile nel tempo, non vacilla, non è caduca.
La Parola eterna è donata a questo mondo ma non di questo mondo, perciò è detta pura.
La Parola di Dio riporta i "giudizi del Signore" che "sono fedeli, sono tutti giusti". Solo il Signore conosce a fondo la realtà e i segreti del cuore, è fedele a se stesso, giudica con giustizia. E questi giudizi sono rivelativi, illuminanti per tutte le cecità e i nascondimenti che ci isolano e ci imbruttiscono.
Ricerchiamo e amiamo i giudizi del Signore perché portano alla sua misericordia e al suo amore per noi.
Ogni parola è preziosa e dolce, più dell'oro e più del miele.
Le due immagini riguardano la sapienza, vero dono che arricchisce e delizia il palato di chi la vive. La Parola di Dio introduce al gusto saporoso della vita.
"Anche il tuo servo ne è illuminato,per chi li osserva è grande il profitto".
Con gratitudine il salmista riconosce il bene che ne è venuto alla sua vita e invita tutti a seguire la Parola, perché è un tesoro, un grande profitto per una vita piena.
Il servo qui non è un sottomesso: è chi ha scoperto che il servizio è il modo unico con cui si può entrare in relazione, in cui ci si scopre l'uno per l'altro e in cui si trova Dio, che si è messo al servizio dell'uomo.
"Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti".
Il sano realismo non ci fa dimenticare il nostro limite, e, stranamente anche la nostra imperfezione, ci fanno scoprire la verità di noi stessi e ci aprono a chi ci può liberare.
Purtroppo siamo così contorti da compiere peccati verso i fratelli umiliandoli e ferendoli anche senza volerlo.
Chiedere perdono apre gli occhi davanti al fatto che il nostro amore è seriamente limitato e abbiamo bisogno di chi ci porti a fare discernimento.
"Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere".
Si, è proprio un padrone delle nostre azioni l'orgoglio! Ci manipola illudendoci e ci fa ricercare sempre la supremazia sugli altri come se fosse la più grande realizzazione. L'orgoglio è un pesante impedimento e avendo un così grande potere, abbiamo bisogno di qualcuno che ce ne liberi.
La preghiera si conclude con la fiducia che "ti siano gradite le parole della mia bocca".
Un padre non vuole altro che bearsi della sapienza di suo figlio. Il Signore gioisce di noi e per noi quando la serenità finalmente ci abita e apriamo la bocca alla lode.
E come ultimo atto il salmista esclama "davanti a te i pensieri del mio cuore".
Abbiamo bisogno di essere capiti ma prima di tutto è necessario lo sguardo che ci riveli chi siamo. "L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore" (1Sam 16,7).
Il suo sguardo giudica perché scopre la nostra interiorità e la ama, mette in luce ciò che non ci piace per portarla alla sua perfezione, stana l'Adamo dal buio del peccato per riportarlo a godere della luce del giorno nel giardino piantato per lui.
Attratti e inebriati dalla dolcezza della Parola, come insetti che si saziano di miele, anche noi possiamo cantare: "Signore, mia roccia e mio redentore"!
Roccia in ebraico assomiglia alla parola Amen. Dio è la roccia rivelata davanti ai nostri terremoti, colui che ci redime, liberandoci da tanto male che ci uccide, il nostro amen finalmente pronunciato!
In questi versetti troviamo tante descrizioni della Parola di Dio, e sono necessarie tante descrizioni, perché la Parola di Dio non è un libro umano, è la Parola di Dio in cui Dio stesso ci parla. Questi versetti ci forniscono delle descrizioni di ciò che la Parola di Dio è e di quello che fa in noi quando la accogliamo come tesoro e viviamo secondo Essa.
RispondiElimina(Marco deFelice)
Ringraziamo dunque il Signore che ogni giorno rinnova e conferma la nostra comunione nuziale con Lui nel dono della sua Parola.
RispondiEliminaI vers.13-14 dicono come peraltro questo evento di illuminazione e di comunione sia ancora in gestazione, non sia mai finito! Inavvertenze , peccati nascosti, ed sopratutto l’orgoglio ancora oscurano e appesantiscono la nostra vita. In ogni modo, il Signore voglia gradire, dice il ver.15, le parole della nostra bocca e i pensieri del nostro cuore, e cioè quello che, pur viandanti non giunti alla meta, già oggi possiamo esprimere davanti a Lui, nostra roccia e nostro redentore.
(Giovanni Nicolini)
Il salmista è consapevole di avere tante mancanze di cui non si rende pienamente conto: le “inavvertenze”. Di queste chiede a Dio perdono. Egli, infatti, anche se osserva la legge non reputa per niente di osservarla perfettamente e sa che sta nell’orgoglio la ragione di una scarsa osservanza. Orgoglio che se non dominato conduce l’uomo al grande peccato, cioè al peccato di una grande e palese disobbedienza alla legge.
RispondiEliminaPer ultimo, il salmista, chiede a Dio che ascolti, nella sua bontà misericordiosa, la sua preghiera che sgorga da un cuore retto e non doppio, consapevole di non poter nascondere nulla a Dio: “Davanti a te i pensieri del mio cuore”.
Infine, il salmista, sigilla la sua preghiera dicendo: “Signore, mia roccia e mio redentore”. “Mia rupe”, perché è la sua difesa dai suoi nemici (I nemici sono innanzi tutto i demoni Cf. Ef 6,12); ed è “mio redentore”, perché con la sua legge e la sua grazia lo ha strappato dal buio dell’ignoranza e del peccato.
(www.novena.it)
SILENZIO
RispondiEliminaTi siano gradite le parole della mia bocca;
RispondiEliminadavanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore"
Le parole a te gradite... quali? Lode, riconoscenza, gratitudine, armonia, gioia...
In ogni circostanza, anche in quelle di limite e dolore, appoggiata a te mia roccia e mio redentore , possa io pronunciare parole a te gradite
Vieni Signore a giudicarmi, perché il tuo giudizio, guarisce e lava ciò che è torbido. Solo tu sei Padre che ascolta, osserva e ama, ti benedico.
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