Prima lettura dell'11 ottobre 2019

Viene il giorno del Signore
Gl 1,13-15; 2,1-2

"Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti,
urlate, ministri dell’altare,
venite, vegliate vestiti di sacco,
ministri del mio Dio,
perché priva d’offerta e libagione
è la casa del vostro Dio.
Proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra,
radunate gli anziani
e tutti gli abitanti della regione
nella casa del Signore, vostro Dio,
e gridate al Signore:
«Ahimè, quel giorno!
È infatti vicino il giorno del Signore
e viene come una devastazione dall’Onnipotente».
Suonate il corno in Sion
e date l’allarme sul mio santo monte!
Tremino tutti gli abitanti della regione
perché viene il giorno del Signore,
perché è vicino,
giorno di tenebra e di oscurità,
giorno di nube e di caligine.
Come l’aurora,
un popolo grande e forte
si spande sui monti:
come questo non ce n’è stato mai
e non ce ne sarà dopo,
per gli anni futuri, di età in età".


Il profeta Gioele, il cui nome significa "colui per il quale YHWH è Dio", è vissuto probabilmente nel VIII secolo circa. È il cantore del "giorno del Signore", annunciato e descritto in tante tonalità.
Il libro è composto da 4 capitoli e si può dividere in due parti:
i primi due capitoli riguardano il giorno del Signore tenebroso, il giudizio e le promesse alla tribù di Giuda, regno meridionale in cui il profeta abita; il terzo e quarto capitolo riguardano l’era dello Spirito e il giorno glorioso del Signore.
È un profeta di soli annunci negativi? No, infatti annuncia che ci sarà un “resto” di salvati i quali saranno ripieni dello Spirito di Dio e godranno in Gerusalemme di una felicità e pace duratura.

"Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti".
Una grande carestia e l'invasione delle cavallette si abbattono sulla terra di Israele. Nei versetti precedenti a questo il profeta alza un grido di lutto per la distruzione delle campagne e dei raccolti: "La vite è diventata secca, il fico inaridito, il melograno, la palma, il melo, tutti gli alberi dei campi sono secchi, è venuta a mancare la gioia tra i figli dell'uomo" (Gl 1, 12)
Il profeta invita il popolo ad una grande penitenza comunitaria, certo che il peccato del popolo abbia inaridito i cuori e i campi.
I sacerdoti e i vari ministri del tempio vengono esortati alla penitenza e ad indossare il cilicio, cintura molto dura da mettere direttamente sulla pelle per produrre una sofferenza da unire alle lacrime, in segno di pentimento.
La carestia è infatti arrivata fino al tempio: "perché priva d’offerta e libagione
è la casa del vostro Dio".

Il tempio, luogo che doveva godere il favore di Dio, è invece coinvolto anch'esso in questo flagello.

"Ahimè, quel giorno!
È infatti vicino il giorno del Signore
e viene come una devastazione dall’Onnipotente".

Il giorno del Signore, tema centrale nel libro, è un giorno decisivo, un intervento che cambierà le sorti del popolo. Questo avvento sembrerebbe del tutto funesto per la devastazione e lo scombinamento di equilibri fino ad allora vitali.
In effetti il giorno del Signore ha una valenza doppia, di distruzione/ ricostruzione e questo per due motivi legati comunque all'esperienza dell'Esodo.
Il primo riconosce che la carestia devastante è opera di Dio, come per le 10 piaghe che avevano martoriato il faraone e il suo popolo e gli eventi funesti sono castighi dati per la durezza del cuore, in questo caso di Israele.
Il secondo è la consapevolezza che un'opera di liberazione, come la fuga dall'Egitto, passa attraverso uno sradicamento e un nuovo che sgretola vecchie certezze per scoprirne di nuove mai prima immaginate.
In questo primo capitolo il giorno del Signore è descritto come una tabula rasa sul benessere d'Israele.
"Ahimè" è il grido di chi piange un morto ed è proferito sui figli, rivelando quanto sia stato distruttivo dimenticare la fedeltà al Signore.

"Tremino tutti gli abitanti della regione
perché viene il giorno del Signore,
perché è vicino,
giorno di tenebra e di oscurità,
giorno di nube e di caligine".

È il tempo dell'oscurità, come è stato il tempo della schiavitù in Egitto e della schiavitù di Babilonia. Sono tempi di purificazione, che preparano la rinascita. E' la tenebra che assale chi ha perso la rotta e non si è ancorato alla roccia della salvezza. Chi ha il suo fondamento nel Signore non si terrorizza se il male sembra prevalere: è certo che la vittoria spetta a Dio, in cui non c'è tenebra.

"Come l’aurora,
un popolo grande e forte
si spande sui monti".

Ed ecco che dall'oscurità e dalla grande tribolazione emerge, come l'aurora dalla notte, un popolo nuovo, forte e grande. La prova e la carestia non erano per la morte ma per una vita rinnovata.

E quando interviene Dio, l'opera che ne segue è unica nella sua novità, infatti:

"come questo non ce n’è stato mai
e non ce ne sarà dopo,
per gli anni futuri, di età in età".

Il profeta apre gli occhi sul giusto significato da dare alla prova che stanno vivendo e apre gli occhi dei credenti al vero obiettivo finale di Dio, una vita nuova più forte e più intensa.

La Bibbia è una vera maestra di vita che ci viene in soccorso nelle tempeste, nell'angoscia di nuvoloni neri che sembrano oscurare il sole, cioè proprio nei momenti in cui ne abbiamo più bisogno. Spaventarsi? Sentirsi perduti? Mai!
La vita è questa, fatta di alti e bassi, forse più bassi che alti, ma la vittoria definitiva che ci viene annunciata è che il Padre ha pietà dei suoi figli e non si dimentica di loro mai.
Questa certezza, che non è sempre evidente a chi cammina nelle tenebre, ci consola in ogni difficoltà, guardando con fiducia al domani e invocando il giorno grandioso del Signore.

Commenti

  1. Il Signore verrà. Arriverà il suo giorno e quando arriverà cosa troverà? La parola sua è un servizio alla conversione e alla fedeltà del popolo di Dio, un invito, espresso in linguaggio apocalittico, a interpretare i segni dei tempi. Con poesia egli già lascia presagire la grandezza e bellezza di questo giorno. Un giorno di devastazione, di caligine e tenebra ma anche di benedizione, di nuova generazione, un passaggio che purifica, rafforza e definisce il popolo di Dio. Nelle sue parole è implicita una visione futura di universalità: i figli di Sion potranno gioire e rallegrarsi perché il Signore è con loro, in mezzo a loro. Profezia del popolo nuovo che nascerà da Maria. Profezia di Cristo, Signore e giudice che verrà per far incontrare la misericordia di Dio a tutti gli uomini.
    (Silvia Biglietti)

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  2. Il giorno del Signore è il tema principale di questo libro è Gioele il profeta lo spiega. È il giorno in cui Dio visita il popolo e ne constata le colpe e quindi è il momento del castigo. Il giorno del Signore ha molti sconvolgimenti per Israele, ma il castigo ha di mira la conversione. Il giorno del Signore, annuncerà Gioele, è però anche il momento del dono dello Spirito del Signore, che rinnova l’uomo e tutto il creato. Diventa quindi il giorno della salvezza.
    (Sandra Fei)

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