Vangelo del 24 ottobre 2019


Quanto vorrei che fosse già acceso!
Lc 12, 49-53

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera»".


Quante volte ci saremo chiesti: cosa desiderava Gesù? Quale sogno lo muoveva e lo rendeva instancabile nei giorni densi di incontri, guarigioni, evangelizzazione, segni che rivelavano il Padre?
Il Vangelo con l'espressone "quanto vorrei"! ne svela il cuore.

Abramo ha "visto" Dio passare nel segno di "un braciere fumante e una fiaccola ardente" (Gn 15,17); Mosè ne ha "udito" la voce da "una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto" (Es 3,2); Israele conosce il suo Dio come "fuoco divorante" (Dt 4,24); il profeta Geremia lo sentiva bruciare nel più profondo di sé "come un fuoco ardente" (Ger 20,9).
Gesù, fonte di questi incendi, è "venuto a gettare fuoco sulla terra"!
Il fuoco, prima di essere travisato come luogo di dannazione, era e sarà sempre per la fede biblica, segno grandioso della presenza e della potenza di Dio.

"Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!"
Finalmente in Gesù Messia, Dio è fuoco acceso che arde e non si spegne nel nostro mondo. Tutta la vita di Gesù e ogni parola ha portato la sua passione ad accendersi per l'umanità.
Il desiderio profondo che spinge Gesù a pronunciare queste parole è la volontà che tutti possano accedere alla vita che non muore, a Dio, come accede lui da Figlio.

"Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!"
Gesù è pronto, desideroso di immergersi (è la traduzione letterale della parola battesimo), nella salvezza dell'uomo, opera di Dio.
L'immersione in cui si vuole tuffare spinto da grande amore, è la sua passione e morte. Non è un imprevisto da scongiurare e allontanare; anzi, le sue parole dicono quanto desideri affrettare il momento in cui si vedrà quanto amore brucia nel cuore del Padre.

"Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione".
Il vecchio ordine del mondo fatto di falsi equilibri, di macchinose "paci" sulle spalle dei più deboli, con ingiustizie e soprusi, è destinato a passare sgretolato dal nuovo di Dio che avanza nel suo Regno. Niente sarà più come prima.
Il Dio della Genesi aveva creato dividendo. Il nuovo del Cristo è la divisione creata dalla Luce che svela tutte le nostre morti, i nostri accomodamenti, il nostro peccato nascosto.
Noi abbiamo un desiderio continuo di giustizia: che male e bene siano distinti nettamente, senza possibilità di confonderli. E' un'opera esclusiva di Dio, il Giusto, che illumina, nella verità, ogni realtà.

"D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre".
Questa divisione è figlia del discernimento, della necessità di accogliere il Regno di Dio e custodirlo contro chi vuole riportare il mondo al vecchio ordine di potere, oppressione, schiavitù.
Il nuovo, inarrestabilmente, divide i cuori: "Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4, 12).
Non solo nel mondo, ma in ogni famiglia la cernita del Padre farà sorgere i nuovi familiari del Messia, "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8, 21), creando così una nuova fraternità a partire dallo shalom di Dio.

Aveva visto bene il Battezzatore Giovanni che, annunciando l'opera esclusiva del Messia, aveva gridato ai suoi contemporanei: "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile (Lc 3, 16-17).
Questo desiderio profondo che in noi grida "Signore vieni presto", è il desiderio del fuoco di passione che ha mosso e muove il Padre e il Figlio nell'amore verso ognuno di noi.

Commenti

  1. Nel vangelo apocrifo di Tommaso questa parola è riportata quasi uguale: “Ho gettato il fuoco sul mondo, ed ecco lo custodisco fino a che divampi” (10). Un altro ágraphon, una parola non scritta nei vangeli canonici ma ricordata da Origene, da Didimo il cieco e dallo stesso vangelo di Tommaso (82), è accostabile a questo detto: “Chi è vicino a me, è vicino al fuoco; chi è lontano da me, è lontano dal Regno”. Da queste diverse testimonianze comprendiamo che Gesù era un uomo divorato da un fuoco, un uomo passionale, che la sua missione era quella di spargere come fuoco la presenza efficace di Dio nel mondo, che lui stesso era fuoco ardente, amore bruciante come “la fiamma di Jah” (Ct 8,6), del Signore. Nel vangelo secondo Luca il fuoco è soprattutto segno, simbolo dello Spirito santo, già annunciato da Giovanni il Battista come forza, presenza divina nella quale il Veniente immergerà chi si converte, cioè “battesimo in Spirito santo e fuoco” (cf. Lc 3,16); è quel fuoco che negli Atti degli apostoli scende come presenza bruciante del Risorto sulla chiesa nascente, radunata in sua attesa (cf. At 2,1-11).
    (Enzo Bianchi)

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  2. Ecco perché Gesù dice: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione!”. Attenzione, non che Gesù desiderasse la divisione tra gli umani e nella sua comunità, non che amasse vedere le contrapposizioni alla pace, ma sapeva bene che questa è la necessitas, “il necessario” nell’ordine di questo mondo. Appare un giusto, ed ecco che tutti si scatenano contro di lui; appare una possibilità di pace, e quelli che sono armati reagiscono; appare Gesù, e subito, fin dalla sua nascita, si scatena il potere omicida. Mentre gli angeli a Betlemme annunciano “pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc  2,14), il potente tiranno di turno, allora Erode, fa una strage di bambini innocenti e ignari (cf. Mt 2,16-18). Sono i falsi profeti a dire e a cantare sempre che “tutto va bene!” (cf. Ger 6,13-14; Ez 13,8; Mi 3,5), mentre invece bisogna essere avveduti. Ripeto, più il Vangelo è vissuto da uomini e donne, più appaiono la divisione e la contraddizione, anche all’interno della stessa famiglia, della stessa comunità. Fino al manifestarsi dell’indicibile: padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre…
    (Enzo Bianchi)

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  3. Gesù è e resta “Principe di pace” (Is  9,5), e la sua vittoria è assicurata, ma al Regno si accede attraverso molte tribolazioni (cf. At 14,22), prove, divisioni. Così è accaduto per lui, Gesù; così deve accadere per noi suoi discepoli, se gli siamo fedeli e non abbiamo paura del fuoco ardente del Vangelo e dello Spirito di Gesù.
    (Enzo Bianchi)

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  4. Fuoco che ti accende, quando tieni ad una cosa
    Io?

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  5. Ma come? Ma non era quello del “Pace a voi”? E invece ora, così passionale, ci annuncia fuoco e divisione e scontri? Questo un po’ ci confonde e ci spaventa. Ed è bene che sia così.
    Ce lo dice lui: in questo cammino che lo sta portando, passo dopo passo, verso Gerusalemme, l’uomo Gesù vive un momento di angoscia. Intuisce il dono grande che porta con sé, questo fuoco ardente che dove passa incendia e fa pulizia. Lo si usa anche in campagna, il fuoco: lo si lascia divampare per bruciare tutte le sterpaglie per preparare il terreno nuovo per la semina.

    Brucia, il fuoco, può far male, ma è ciò che permette di svelare l’essenziale, il vero e così passare di fiamma in fiamma, di cuore in cuore. La fiamma è viva e, moltiplicandosi, non si consuma mai.
    Ma allora perché l’angoscia, perché siamo spaventati? Gesù oggi si fa testimone di una grande verità che è anche un po’ un avvertimento: se davvero vogliamo farci portatori di questa fiamma, allora dovremmo essere pronti a scontrarci, ad andare controcorrente anche con chi ci è vicino, con chi ci ama. Il Vangelo, la buona notizia, non è adatto per chi vuole stare comodo e non vuole rischiare nulla. Al contrario, è di chi si gioca tutto, per intero, ogni giorno.

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  6. Qualcuno di saggio una volta, mentre mi guardavo indietro e vedevo solo terra bruciata, mi disse: “si cresce solo per discontinuità”. Ed è proprio così: non spaventiamoci, dunque. Non possiamo crescere se non ci sono momenti di rottura, che siano piccole fratture o squarci profondi, nel nostro sentire, nel nostro fare, nel nostro essere. Servono per fare pulizia, dentro e fuori. Solo così possiamo tenere la fiamma viva. E continuare a illuminare o, almeno, provarci.

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