Prima lettura di domenica 27 ottobre 2019


Arriva fino alle nubi
Sir 35, 15-22

"14 Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
15 e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c'è preferenza di persone.
16 Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell'oppresso.
17 Non trascura la supplica dell'orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
18 Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance
19 e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?
20 Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
21 La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto
22 e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l'equità.".


La prima lettura di questa domenica è molto bella e preferisco mettere il brano del Siracide dal v. 14 e con i due versetti che la liturgia non riporta al centro del brano, perché ritengo che se ne comprenda di più il significato.
Il libro del Siracide ci regala una pagina ricca di sapienza e un ritratto dell'opera del Signore come ne parlava Giovanni Paolo II: "L'autentica misericordia è, per così dire, la fonte più profonda della giustizia" (Dives in Misericordia).

"Non corromperlo con doni, perché non li accetterà".
Bellissimo l'attacco del brano: si presenta Dio come un giudice incorruttibile, strano da incontrare nell'antichità, perché i giudici erano più che altro avvocati, a favore dei potenti.
Nessun giudice si prendeva cura di chi non facesse doni copiosi, pagando le sue prestazioni.

Qual'è la motivazione di questa unicità del Signore, contrapposta a coloro che aspettano un tornaconto?
"Perché il Signore è giudice
e per lui non c'è preferenza di persone".

Ecco chi è il vero giudice: colui che non fa parzialità, che ristabilisce l'equità violata, che ridona la dignità perduta a chi ha subito un'ingiustizia e un sopruso.
Questo è l'essere, per Dio, giudice giusto! Ed è il contrario della nostra idea (che va convertita col Vangelo) di Dio giudice e quindi condannante!
Negli Atti degli Apostoli troviamo una citazione del Siracide da parte di Pietro, dopo l'incontro col pagano Cornelio: "Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga" (At 10, 34-35).
È così che gli apostoli hanno letto e interpretato questa parola, che sembra una semplice affermazione di principio e, invece, ha concreti risvolti missionari per la prima comunità dei credenti. È l'ennesima sottolineatura che "popolo eletto" non vuol dire esclusivo o unico; l'accoglienza di Dio si spalanca a tutta l'umanità!

"Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso".

Se i potenti avevano chi difendeva i loro interessi, i poveri avevano, solo nel Dio di Israele, orecchie attente, considerazione, sostegno e azioni concrete di giustizia.
D'altronde la sua potenza si era dispiegata nella storia dell'Esodo a partire dal grido degli schiavi di cui nessuno si prendeva cura, sostegno di poveri e di oppressi dal faraone.
La parzialità, se ne troviamo nel Signore, è solo a favore del povero.
Chi scopre nella sua vita di essere bisognoso, di non bastare a se stesso, di chiedere e non trovare aiuto, ha nel Dio dei padri e di Gesù Cristo il suo sostegno fidato!

"Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance
e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?"

Bella questa immagine delle lacrime che scendono e del grido che sale. Lacrime e preghiera, sofferenza e speranza in Dio. Le lacrime buttano giù, ma il grido che si fa preghiera tira su.
La finale dell'Apocalisse afferma che la sofferenza gridata al cielo è assunta ed è alleviata; uno degli atti salvifici decisivi della storia è rispondere a questo grido: "E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi"! (Ap 21, 4)

"Chi la soccorre è accolto con benevolenza".
Le vedove e gli orfani erano il punto più basso di considerazione nella società antica d'Israele: con nessuno che si prendesse cura dei loro diritti, del loro sostentamento e del loro futuro.
Chi li soccorre apre verso Dio un accredito di benevolenza. Fare le opere del Signore verso i bisognosi, è sentire "muovere le viscere" come le sente il Signore, come una mamma preoccupata per i figli più deboli.

E poi il Siracide ci regala una soluzione alla nostra preoccupazione di trovare la preghiera giusta, quella efficace, quella che sicuramente sarà ascoltata da Dio.
Della persona che fa giustizia a vedove e orfani si dice che:
"La sua preghiera arriva fino alle nubi", la stessa efficacia della supplica di coloro che gridano: "La preghiera del povero attraversa le nubi".
Il Signore ascolta sia chi ha bisogno, sia chi lascia da parte il suo bisogno per prendersi cura degli altri. Il bisogno muove la misericordia e la premura di Dio: questa è la preghiera "giusta", quella che parte dal bisogno e quella di chi se ne fa carico, anche non avendo i mezzi per aiutare il prossimo.
Il Signore dà il sostegno ai poveri per non perdere la speranza e ai misericordiosi affinché diano il necessario a chi chiede aiuto.

"Né si quieta finché non sia arrivata".
La preghiera qui è personificata, ha una forza propria: come una freccia, arriva alla sua quiete solo quando raggiunge il bersaglio, che è il cuore di Dio. È inarrestabile, non molla, finché il Signore non intervenga a risollevare chi è schiacciato dall'impossibilità e dalla necessità.
E la preghiera mostra la sua infaticabile azione a chi non desiste, a chi sa che il Signore ascolta e quindi continua a chiedere.

Il Siracide, con la stessa fede del Vangelo, invita alla perseveranza: bisogna "pregare sempre senza stancarsi mai" (Lc 18, 1).
E il salmo della liturgia di oggi afferma giustamente che per i poveri è questa Buona Notizia: "i poveri ascoltino e si rallegrino" (Sal 34, 3).

Commenti

  1. Il maestro di sapienza ammonisce i suoi lettori a non lasciarsi prendere da un certo ritualismo liturgico, quasi che l'offrire a Dio sacrifici più ricchi possa in qualche modo compensare uno scorretto comportamento sociale nei confronti dei poveri e degli oppressi.
    Il "Dio del diritto" respingerà come tentativo di corruzione ogni offerta intesa a compensare le proprie ingiustizie.
    L'espressione "preferenza di persone" rimanda a una prassi sociale nella quale, tra i giudici che sedevano alle porte della città per amministrare la giustizia, potevano insinuarsi simpatie personali o sentenze dietro compenso. Jahveh non è così.
    (Carla Sprinzeles)

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  2. Sembra esserci un legame essenziale tra la preghiera e la povertà! Infatti la povertà è la nota e la condizione vera della fede ebraica e cristiana. Il vero orante è sempre un povero!
    Ed è Dio stesso a chinarsi verso il povero, fino a quel Lui stesso “farsi povero” che avrà la sua pienezza in Gesù e nella sua obbedienza al Padre fino alla Croce.
    Per questo non si può corrompere Dio con doni (ver.14), né confidare in un sacrificio ingiusto (ver.15), perché in Lui “non c’è preferenza di persone”, cioè non ci sono privilegi per i grandi.
    Al contrario, appunto: il povero e l’oppresso hanno ascolto privilegiato presso di Lui (ver.16)!
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Il signore è un giudice misericordioso e per lui non c e preferenza di persone ma ascolta la preghiera dell' opresso che si sfoga e non tiene nascosto il suo lamento. O Padre nostro ci resta soltanto di riscoprire libertà e fiducia in te, Padre giusto: come tu ci fai sentire giustificati nella nostra povertà, insegnaci a fare lo stesso con i fratelli.

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  4. Prega per penetrare le nubi e correre dietro al sole; prega per dire che tu sei vivo e nulla potrà chiuderti la bocca.

    Prega per gridare che sei libero di inventare il corso della tua vita, ma tu sei solo e hai bisogno che qualcuno cammini al tuo fianco.

    Prega per piangere e cantare, per lamentarti e danzare; prega per mormorare e urlare, ma prega.

    Prega per risvegliare il Potente e obbligarlo a calpestare il fango dei tuoi sentieri.

    Prega per chiamare Dio come si fanno segni per attirare l’attenzione.

    Prega poiché Egli ti ha gettato nell’esistenza e accolto nella sua famiglia.

    Prega per essere l’uguale di Dio, poiché a Lui tu parli come ad un amico e l’amico è uguale all’amico. Un amico nulla rifiuta a colui che ama, e Lui, Dio, sa ciò che è necessario alla tua felicità.

    Prega per dire: io e Lui ci si capisce a parole sussurrate o nei silenzi.

    Prega per ricordare al Padre che tu esisti e che lui è responsabile di te.

    Prega per riunirti ai tuoi fratelli e a loro legarti.

    Dio, i tuoi fratelli, tu: voi insieme rinnoverete la faccia della terra.

    Charles Singer

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