Prima lettura del 21 ottobre 2019



Abramo non esitò
Rm 4, 20-25

"Fratelli, di fronte alla promessa di Dio, Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione".


Ancora una volta Paolo ricorre all'esperienza di Abramo per riflettere sulla fede.

Non si può prescindere dal patriarca di tutti perché in Abramo nasce un nuovo cammino come fiducia e docilità ad una parola che spinge oltre, che porta nel cuore stesso del progetto di Dio.

"Di fronte alla promessa di Dio".
Il Dio biblico è il Dio della promessa, una parola che mostra una meta invisibile e spesso impossibile!
La lettera agli Ebrei al capitolo 11 riflette a lungo sull'incontro tra promessa di Dio e fiducia dell'uomo. L'uomo è posto di fronte ad una promessa che lo affascina e che va oltre la sua immaginazione di bene. L'incontro è possibile quando quel sogno di Dio diventa anche il sogno dell'uomo.

"Abramo non esitò per incredulità".
Il patriarca era un uomo partito proprio male: politeista in terra pagana, sposato con una donna sterile, abitante ancora nella casa del padre.
Dio si sceglie lui, un uomo senza prospettiva e lo caccia da quella situazione mortale per spingerlo verso la vita. Abramo si lascia sradicare, portare fuori, piantare in una nuova terra non più degli avi, ma dimora sua! Questa la sua grandezza che fa da sprone anche a noi oggi!
L'incredulità è una paura insita in noi, che ci fa diffidare prima di tutto di ciò che non vediamo e conosciamo, poi degli altri e addirittura dei nostri stessi sentimenti.
La sua risposta testimonia che è stato saldo nel riporre fiducia nella promessa di un figlio e in una terra promessa e si è messo a cercarli.
In tutte le sue disavventure non è mai venuta meno questa fede, mettendo a tacere il dominio all'incredulità nel suo cuore.

Anzi nelle prove, nelle difficoltà, "si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio". Perseverando nella fede mostrò che il suo vanto, il suo appoggio, la sua forza era Dio soltanto. Abramo è colui che ascoltando la voce dell'amato, come la sposa del Cantico, la cerca, la segue, la riconosce, la ama (cfr. Ct 2, 8).

"Pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento".
Ecco il cuore della fede: la convinzione profonda che "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37), come dice l'angelo Gabriele a Maria.
La fiducia in questa possibilità infinita di Dio è la fede che Abramo ci ha lasciato come sua generazione, che ci apre ad ogni azione, ad ogni porta nuova, sicuri che Dio vuole solo il nostro bene.
E quello che il Signore promette, mantiene. "Egli è fedele per sempre" (Sal 146, 6) come testimonierà ogni credente lungo i secoli.

"Ecco perché gli fu accreditato come giustizia".
Questo brano di Paolo è un'esegesi della Genesi: tutto il racconto della sua vita è un credere e dubitare, affidarsi alla parola del Signore e cercare mezzi suoi di darsi un erede. Ma di fronte all'ennesima promessa, la Genesi annota che, ormai vecchio "credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia" (Gen 15, 6).
Il suo credere diventa un tesoro, un credito a suo favore davanti a Dio. Da debitori a creditori: questa è la grande esperienza che la fede fa vivere partendo da questo pastore errante in poi!

"E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato".
È un'esperienza che Abramo non ha fatto solo per se stesso, ma coinvolgendo ogni credente dopo di lui, ogni suo figlio che egli aveva visto profeticamente nelle miriadi di stelle. Ogni fede vivrà dello stesso accredito. Anche per noi è vera oggi questa parola. Per questo Abramo è nostro padre nella fede.

"A noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore".
Per Abramo la verità della promessa è Isacco, per noi è Gesù Cristo, resuscitato dal Padre che si è rivelato come il fedele alla promessa di non lasciarlo nella morte : "Non mi abbandonerai al mondo dei morti, non lascerai finire nella fossa chi ti ama" (Sal 16, 10).

Paolo adesso fa un collegamento necessario: la fede di quest'uomo lontano da noi più di 3500 anni è ancora importante e fondante perché dalla sua generazione è arrivata la salvezza. La fede di Abramo è fiducia nello stesso Padre che aveva preparato l'incarnazione del Salvatore.

"Il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione".
Questo è il cuore della fede che nasce dall'annuncio del Vangelo.
In debito per il peccato, l'uomo è giustificato dalla morte e risurrezione di Gesù. La fede nella Pasqua del Cristo ci trasforma da peccatori in giustificati.
Noi, dirà ancora Paolo agli Efesini, pagani per nascita, non circoncisi, eravamo "esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo" (Ef 2, 12-13).
Da insalvabili a santi, da pagani a fedeli, da lontani ad amati!

Commenti

  1. Abramo crede non perché la Legge (quella giudaica, che non c'era ancora) lo chiede o perché ha delle prove, ma per FEDE = FIDUCIA IN DIO. Gli è promesso un figlio da Sara ormai vecchia e una numerosa discendenza, gli è promessa una terra fertile e tutta sua... Abramo crede quando tutto questo non c'è ancora! Egli è erede non per ciò che già ha, ma per ciò che gli è stato promesso e che egli crede; è erede per la fede: Colui che ha creato il mondo e vi ha immesso il Suo alito di vita, non può non dare ciò che promette, e di più, ciò che promette è buono ed è bene.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  2. Tema fondamentale della Lettera ai Romani è la giustificazione per fede, nel senso che siamo resi giusti da Dio per la sua grazia, non per l'impegno morale umano. Solo per amore Dio regala la salvezza a chi l'accoglie con fede. Ne ha dato la prova consegnando Gesù per noi mentre eravamo peccatori. Cristiano non è soltanto colui che crede in Gesù. Il cristiano vive in Gesù e conosce come guida della sua vita l'unica legge dell'amore gratuito.
    (Filippa Castronovo)

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  3. La fede è il cuore dell’esperienza di Abramo e di tutti i santi di ogni popolo e religione. Le opere ne
    sono il segno e la conseguenza. Senza la fede non hanno valore, tanto che quando manca la fede (o
    si attenua col passare del tempo) anche le opere di bene più belle e più grandi spariscono, muoiono.
    La fede dà alle scelte un valore universale, più grande di quello che dava loro chi le aveva fatte.
    Paolo arriva perfino a vedere, nel gesto di sacrificare il figlio Isacco, la fede di Abramo nella
    risurrezione, rendendolo così una figura più vicina ai cristiani e come un esempio per loro.
    Abramo ha creduto a Dio e Dio lo ha dichiarato giusto quando ancora era nella sua famiglia paterna,
    prima ancora che si mettesse in viaggio, prima di essere circonciso, di avere una terra e molte
    greggi, di avere un figlio e di sacrificarlo a Dio. E Paolo conclude: ma non soltanto per lui la Bibbia
    dice che lo considerò giusto, ma anche per noi: anche il cristiano è giusto per fede, non per le opere.
    (Sergio Carrarini)

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  4. Cerchiamo in Dio il solido fondamento della nostra esistenza, che non viene mai meno e che ci permette di pensare alla morte con tanta pace, nella certezza che attraverso di essa giungeremo al possesso dell'unico, sommo bene.a

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  5. Nella lettera ai Romani Paolo ritorna alla figura di Abramo che "non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio". Abramo fonda la sua vita in una realtà che sembra inconsistente: una parola, e neppure detta da un uomo, che si vede, si può conoscere e valutare per decidere poi di fidarsi di lui, ma una parola sentita da Dio. Eppure proprio nel rapporto con Dio ha raggiunto la massima sicurezza. Abramo era ricco, aveva la sicurezza materiale e poteva pensare di trascorrere tranquillo il resto della sua vita nel suo paese di Carran. Ma egli sapeva che la vera sicurezza si trova nel fare quello che Dio vuole.
    il vero tesoro è il rapporto con Dio, nell'ascolto fiducioso e obbediente della sua parola.

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  6. Signore è la tua promessa che rafforza la mia speranza.
    Ti benedico Padre Santo.

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