Prima lettura del 16 novembre 2019

I tuoi figli preservati sani e salvi
Sap 18, 14-16; 19, 6-9

"Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,

e la notte era a metà del suo rapido corso,
la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale,
guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio,
portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile
e, fermatasi, riempì tutto di morte;
toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra.
Tutto il creato fu modellato di nuovo
nella propria natura come prima,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi.
Si vide la nube coprire d’ombra l’accampamento,
terra asciutta emergere dove prima c’era acqua:
il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli
e flutti violenti una pianura piena d’erba;
coloro che la tua mano proteggeva
passarono con tutto il popolo,
contemplando meravigliosi prodigi.
Furono condotti al pascolo come cavalli
e saltellarono come agnelli esultanti,
celebrando te, Signore, che li avevi liberati".

Quando la sapienza incontra la poesia nascono pagine belle come quella di oggi. Messa da parte la ricerca razionale, il sapiente si lascia ora prendere dalla contemplazione di ciò che vede nella storia del mondo e di Dio.
Sembra un peccato spezzettare ed entrare dentro queste parole così belle nella loro armonia.
Ma lo facciamo sempre per scoprire il messaggio bello che la Parola ha per noi.

"Mentre un profondo silenzio

avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo rapido corso".
Il silenzio della notte che tutto avvolge: è la magia che sentiamo quando restiamo di sera tardi in spiaggia o in mezzo alla natura ... tutto rallenta e si attutisce.
Silenzio e calma notturna sono gravidi, sembrano pronti a partorire qualcosa. Questo tipo di silenzio ci attrae al Silenzio e staccarci dalla notte avvolgente ci è faticoso. È in questo clima che il sapiente vuole coinvolgerci per farci vedere quello che sta per succedere.

"La tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale,
guerriero implacabile, si lanciò".
La Parola di Dio, in tutta la sua forza e bellezza, si lancia dal trono di Dio.
Ecco cosa partorisce il silenzio: la parola! Come in una sinfonia, le note musicali si sprigionano dalle pause e dai silenzi. Anche le pause sono musica, senza esse non esisterebbe la sinfonia.
Ogni parola, ogni nota musicale, ha per padre il silenzio.
È una parola efficace, come un guerriero che non sbaglia il bersaglio, che arriva all'obiettivo prefissato. Come un sibilo squarcia i cieli e scende.

"In mezzo a quella terra di sterminio,

portando, come spada affilata,
il tuo decreto irrevocabile
e, fermatasi, riempì tutto di morte;
toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra".
Ecco, adesso è chiaro di quale notte si parli: quella della grande attesa, decisiva, drammatica notte dell'Esodo, in cui la Parola di Dio annienta l'arroganza e il potere del faraone.
Prima apparentemente sottomessa, ora si erge maestosa tra cielo e terra.
La Parola, Logos, tocca il cielo e ha i piedi sulla terra: "Il cielo è il mio trono, e la terra è lo sgabello dei miei piedi" (Is 66, 1).
Questa discesa, questa scelta di penetrare nella terra, mostra la potenza inarrestabile del Signore.
Ogni resistenza ottusa che aveva impedito la liberazione del popolo con una stretta rapace, deve abbandonare la presa e cadere a terra vinta.

"Tutto il creato fu modellato di nuovo
nella propria natura come prima,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi".
La liberazione è vista come una nuova creazione, cancellando l'umiliazione dal volto degli schiavi e ridonando lo sguardo originale dei figli.
La parola è potente opera creatrice e ricreatrice: ridà dignità, salva dalla disperazione e dalla morte sociale.
Tutto questo "perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi".
La parola di Dio libera, porta salvezza: per questo è lanciata dal silenzio nella notte del mondo.

La nube, il mar Rosso, la strada aperta da Dio, evocano i momenti forti dell'esodo dall'Egitto e "coloro che la tua mano proteggeva
passarono con tutto il popolo,
contemplando meravigliosi prodigi".
Passa in secondo piano la fatica e il rischio mortale vissuto dagli ebrei in fuga dal faraone. Tutto è trasfigurato in un cammino protetto in cui il popolo contempla sereno le meraviglie del suo Dio.
È lo sguardo di chi si guarda indietro ed esulta perché il piede ha camminato sull'asciutto, la vita è stata estratta dalla fossa, un pericolo mortale annientato.

"Furono condotti al pascolo come cavalli

e saltellarono come agnelli esultanti,
celebrando te, Signore, che li avevi liberati". Immagini di libertà. Cavalli, agnelli, liberi di correre e saltellare, che così celebrano il Dio liberatore. Il pascolo ricorda che c'è un Pastore che nutre e continua a prendersi cura del suo gregge.

Rileggere continuamente la nostra storia nella gratitudine e nella lode è vera sapienza.
Riconoscere che ogni abisso diventa come "una strada senza ostacoli" ci ridona la speranza quando il domani è incerto e quando le notti non sono serene attese di bene.
Il Signore è il potente che guida la nostra vita: in lui non c'è tenebra e questo è il nostro futuro.

Commenti

  1. L'autore ha celebrato i prodigi di Dio nei confronti del suo popolo, per liberarlo dalla schiavitù dell'Egitto. Al termine del libro torna sull'atto finale dell'uscita dall'Egitto, il passaggio del mare, anche se si intrecciano altri aspetti di quel lungo itinerario attraverso il deserto per giungere alla terra promessa, come il dono della manna (v. 11). Tutto è decritto come un capovolgimento della creazione, che manifesta nel suo mutamento la potenza di Dio che viene a salvare il suo popolo. Niente è impossibile a Dio. Gli elementi cambiano davanti a lui che è il Signore dell'universo. Le parole della Sapienza ci suggeriscono con insistenza di affidare al Signore la nostra vita: egli infatti ci aiuterà a trovare la saggezza che ci permetterà di comprendere la via del bene e di gioire della sua presenza in mezzo a noi. Di fronte ai mutamenti profondi che hanno resa ancor più complessa e incerta la vita del mondo, la Sapienza ci sottolinea la presenza di Dio come fonte di speranza. Egli infatti non permetterà che i suoi figli restino schiacciati dalle forze del male che sembrano talvolta prevalere né permetterà a chi vive nella giustizia e nell'amore di essere sopraffatto. Il passaggio del mare è il compimento della Pasqua, è il passaggio nelle acque del battesimo che hanno generato in noi una creatura nuova.
    (Comunità di s. Egidio)

    RispondiElimina
  2. Un tocco apocalittico anche negli ultimi capitoli della Sapienza ci permettono di riprendere il passato per guardare meglio al futuro. Il passato è qui l'evento di liberazione per eccellenza che il popolo di Dio mette alla radice del suo essere di Dio: il mar Rosso. Un passaggio nell'acqua e nel caos che richiama una nuova nascita, una nuova creazione. Distruzione e morte non per eliminare le creature, ma il male che le ha contaminate e per rigenerarle a nuova vita. Un'esperienza di cui fare memoriale perché il presente ma soprattutto il futuro si modelli altrimenti. Una pagina di speranza che ci fa sentire bene, ci permette di scoprire la bontà del nostro essere con cui e per cui siamo stati creati. Tutto preludio di un nuovo passaggio che Gesù istituirà prima con la sua nascita, che mette cielo e terra in una nuova relazione, quindi con la sua morte che non rimane tale ma si rivela nuova vita.
    (Silvia Biglietti)

    RispondiElimina
  3. Dio spesso agisce nelle nostre notti, rischiarando-
    le con la luce della sua salvezza. Anche il silenzio che avvolge il
    suo operato non è sempre il silenzio di un ascolto, accogliente e
    ospitale. Talora, o spesso, è un silenzio muto, privo di parole di
    vita. È il silenzio delle nostre paure, delle nostre delusioni. Viene
    generato dal non sapere più dire parole di speranza, o dal non
    possedere ancora parole capaci di interpretare ciò che viviamo o
    che altri soffrono; è il silenzio che nasce dallo scontrarci con le
    nostre impossibilità, o dalla dura esperienza di non intravedere
    cammini di vita e di liberazione. Sono il silenzio e le tenebre
    oscure della disperazione, come quella nella quale si vengono
    a trovare i fuggitivi dall’Egitto, quando vedono davanti a sé le
    acque invalicabili del mare e percepiscono il sopraggiungere, alle
    loro spalle, dell’esercito del faraone con tutta la sua potenza
    militare. Proprio in questa notte e in questo silenzio Dio torna
    a far risplendere la luminosità della sua Parola, che rischiara le
    tenebre e rompe il silenzio, restituendo alle nostre labbra parole
    di fiducia e di lode. Allora, da questa Parola che è luce e suono,
    gli israeliti «furono condotti al pascolo come cavalli e saltellarono
    come agnelli esultanti, celebrando te, Signore, che li avevi libera-
    ti» (19,9). La Parola di Dio entra nei nostri silenzi e noi ritroviamo
    le parole dell’acclamazione e della lode.
    (www.dehoniani.it)

    RispondiElimina
  4. Tenebra, incertezza, disorientamento
    Questo ho vissuto
    anche ieri sera,
    Ma sono qui
    Grazie

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019