Salmo del 29 novembre 2019


Il suo amore è per sempre
Dn 3, 52-90

"52 Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53 Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54 Benedetto sei tu sul trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55 Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56 Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57 Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58 Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59 Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60 Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61 Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62 Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63 Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64 Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65 Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66 Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67 Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68 Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69 Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70 Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71 Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72 Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73 Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74 Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75 Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76 Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77 Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78 Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79 Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80 Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81 Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82 Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83 Benedite, figli d'Israele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
84 Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85 Benedite, servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86 Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87 Benedite, santi e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88 Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha liberati dalla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89 Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché il suo amore è per sempre.
90 Benedite, voi tutti che temete il Signore, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché il suo amore è per sempre".


Il Salmo responsoriale di oggi è tratto dal libro di Daniele, che la liturgia ci sta proponendo in questi giorni.
E' un lungo e antesignano Cantico delle Creature, ricco di gioia e meraviglia per la grandezza del nostro Dio.


Ma per comprenderne tutta la portata di bene che contiene, riassumo brevemente i fatti che lo precedono, sempre nel capitolo 3 del libro di Daniele.
Il re Nabucodonosor, primo re con cui Daniele si troverà a interagire nella sua vicenda di esule, aveva ordinato che chi non onorasse la sua statua come una divinità dovesse essere bruciato vivo.
Vengono denunciati tre giovani che rifiutano di prostrarsi: Azaria, Anania e Misaele, chiamati anche con il loro nome caldeo di Sadrach, Mesach e Abdenego, scelto per loro da Asfenaz, funzionario di corte del re (leggere questo nomi durante la Liturgia della Parola in chiesa è un vero esercizio linguistico).

I giovani vengono condannati e buttati nella fornace.
"Sadrac, Mesac e Abdènego, caddero legati nella fornace di fuoco ardente. Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore" (Dn 3, 23-24).
Più pregavano, sicuri del sostegno del Signore, e più gli aguzzini, su ordine del re, aumentavano la fiamma a dismisura tanto che rimasero bruciati gli stessi fuochisti.
"Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia" (Dn 3, 49-50).
La Parola è sconvolgente: non solo il Signore non abbandona i suoi figli, ma scende con loro nella fornace! Addirittura la fiamma distruttiva viene paragonata ad una brezza rinfrescante del mattino! Non c'è morte che il Signore non penetri per distruggerla, lui, l'amante della vita! Non c'è morte in cui siamo lasciati soli!

L'evidente intervento divino porta i giovani a intonare questo canto meraviglioso che ricorda tante immagini dei salmi.

"Benedetto sei tu".
Bene-dire di Dio è una delle forme più alte di preghiera e non dovrebbe mai mancare nella nostra giornata.
La Bibbia dice due cose della benedizione: Dio solo è depositario e dispensatore di ogni benedizione; quando l’uomo benedice Dio è per ringraziarlo di ciò che Lui è, e lodarlo per ciò che fa a favore dei suoi figli.
Ogni nostra benedizione è perciò risposta a Dio: "Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo" (1Gio 4, 19).
Con Paolo possiamo riassumere:
"Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo" (Ef 1, 3).


Quella dei tre giovani nel fuoco è una lunga litania festosa.
Scampare ad una morte atroce, in un modo così prodigioso, fa esultare il cuore di gioia.

I primi 6 versi contemplano la grandezza del Signore e sono scanditi con la frase: "degno di lode e di gloria nei secoli".
L'unico a cui rendere gloria, a cui alzare lo sguardo, non è certo un despota, un re qualsiasi, ma colui che è "Dio dei padri nostri".

Segue poi l'esortazione alle "opere tutte del Signore" affinché lo benedicano: "lodatelo ed esaltatelo nei secoli", riconoscendo con stupore che il Creatore interviene continuamente nel cosmo e nella storia.

Nel v. 88 i 3 giovani riconoscenti cantano:
"perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha liberati dalla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco".
Il Signore è grande proprio perché padrone della morte, libera, protegge, trae in salvo.

La conclusione è stupenda: il canto si ferma e colmo di gratitudine riconosce che il Signore è buono "perché il suo amore è per sempre"!
Penso che una preghiera così vera nasca sulla bocca di coloro che la morte l'hanno vista per davvero e che non sanno spiegarsi come è possibile essere ancora in vita.
E' l'esultanza degli ebrei che intonano il Canto del Mare, scoprendosi ancora vivi dopo aver passato incolumi il Mar Rosso.
E' il canto della notte di Pasqua che tutti i fedeli intonano all'annuncio della resurrezione del Figlio, di fronte alla tomba vuota.
E' il nostro canto quando facciamo memoria di come il Signore ci ha tratto dall'ombra della morte, dirigendo i nostri passi sulla via della pace (cfr. Lc 2, 29-32).

Commentarlo oltre è superfluo.
È da leggere e rileggere, lasciandosi cullare da questo canto o ascoltarlo come da questo video che vi condivido.

Commenti

  1. L’inno dei tre fanciulli è un invito a tutte le creature inanimate del creato, a tutte le categorie di persone di cui si
    compone il popolo di Dio, alle creature invisibili ed intelligenti, a lodare il Signore. Inizia con una serie di benedizioni
    direttamente rivolte al Signore nelle varie sedi della sua dimora: “Benedetto sei tu, nel tempio tuo santo glorioso,
    grandemente lodato e gloriosissimo nei secoli […] Benedetto sei tu sul trono del tuo regno […] Benedetto sei tu che
    scruti gli abissi, assiso sui Cherubini […] Benedetto sei tu nel firmamento del cielo” (Dn 3,53-56). La benedizione
    rivolta a Dio è l’approvazione delle perfezioni della natura e delle azioni di Dio. “Il firmamento”, letteralmente la
    lamina celeste, ossia la volta del cielo che, tenendo divise le acque superiori da quelle inferiori (Gn 1,6-7), fa da
    separazione fra il mondo terrestre e quello celeste, in cui Dio ha la sua santa dimora.
    “Il tempio”, la sede di Dio, possiede la gloria e la santità quali si convengono a Dio stesso. Il tempio di Gerusalemme,
    proclamato luogo santo della dimora di Dio, qui è piuttosto la dimora celeste. “Jahvè, nel tempio è il suo santuario,
    Jahvè nel cielo è il suo trono”. L’accostamento della presenza di Jahvè nel tempio con quella regale nei cieli esprime
    bene la fede d’Israele nella divina elezione del tempio di Gerusalemme quale sua dimora terrestre.
    (www.basilicacolleggiatabiancavilla.it)

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  2. IlCantico dei Tre Giovani nella Fornace ha l'aspetto di una lunga litania, scandita da ben 39 benedizioni rivolte al Signore. In pratica, l'intero cosmo, dalle potenze naturali fino agli uomini di più infima condizione, sono invitati a rendere gloria all'Altissimo, che è l'unico degno di essere esaltato con canti e preghiere. Non dunque l'idolo di Zeus; non il superbo Antioco IV Epifane, rappresentato dall'antico re Nabucodonosor e dalla sua pretenziosa statua; solo l'Altissimo è degno di essere venerato, e solamente a Lui si deve rivolgere non solo l'assemblea cosmica cui Azaria, Misaele e Anania si rivolgono.
    (www.fmboschetto.it)

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  3. Costantemente sono risuonati i tre verbi della glorificazione divina, come in una litania: "Benedite, lodate, esaltate" il Signore. È questa l’anima autentica della preghiera e del canto: celebrare il Signore senza sosta, nella gioia di far parte di un coro che comprende tutte le creature.
    (Giovanni Paolo II)

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  4. il cantico segue una traiettoria discendente, le cui tappe sono le seguenti:

    Il cielo, firmamento e mondo degli spiriti, vv.57-63;
    L’atmosfera che, tra cielo e terra, condiziona la vita: pioggia, rugiade, fuoco, calore, freddo ecc…,vv.64-73;
    La terra, dimora degli uomini e degli animali, vv.73-82;
    Israele, popolo di sacerdoti e di fedeli, vv.83-87;
    I tre martiri, v.88.
    La struttura del cantico può dar luogo ad alcune riflessioni teologiche. L’autore ricalca, nelle sue grandi linee, l’ordine della creazione quale appare nel primo capitolo della Genesi. Dalla maestà dei cieli, lo sguardo si sposta, sempre più meravigliato, sulla dignità dell’uomo, punto focale della creazione. In questa traiettoria non si può non essere colpiti passando dall’infinito cosmico alla piccolezza dell’uomo.

    All’esortazione alle “opere del Signore” succede l’appello agli “umili di cuore”. La meraviglia e la lode richiedono la lucidità dell’umiltà. Con l’invocazione alla terra degli uomini (vv.73-82) e ad Israele (vv.83-88), la meditazione passa dall’ordine del creato a quello della storia della salvezza.- la redenzione opera in questi due ordini e fa concorrere l’uno alla restaurazione dell’altro. L’ultimo versetto (in realtà il v.56) riporta la contemplazione sul Signore che domina il firmamento e i secoli, lo spazio e il tempo.

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  5. Benedire è dare vita a se stessi. Quando benefico Dio il volto è rivolto in alto, all'infinito e quindi non ripiegato sul mio ombelico, se guardo il cielo vedo la luce, se guardo la mia pancia vedo ombre. Quando benefico una creatura il mio volto è rivolto davanti e non a terra. Lo sguardo in orizzontale mi permette di vedere gli occhi di chi ho di fronte, il verde dei prati, l'altezza dei monti, il bisogno del fratello. Lo sguardo per terra mi fa vedere la fossa, la tomba, e vivere la morte. Benedetto sei tu Signore, che mi attiri a te, come il girasole cerca la luce, così i miei occhi cercano il tuo volto.

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