Salmo del 5 novembre 2019

Come un bimbo svezzato è in me l'anima mia
Sal 131 (130)

"1 Canto delle salite. Di Davide.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

2 Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l'anima mia.

3 Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre".


Salmo di 3 soli versetti, denso di significato, portatore di pace per la nostra anima inquieta. Un vero "canto delle salite", che risolleva da paure che il salmo mette in luce per dissolverle.
Penso che si colga di più la profondità e la bellezza di questo salmo partendo dalla fine.

"Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre".

È questo il tema del salmo: l'attesa!
Il popolo che nasce da una promessa non può che vivere dell'attesa del suo compimento.
Nella corsa e nell'affanno continuo per cercare certezze, l'uomo perde di vista la sua precarietà, il limite e il rapporto con gli altri, che vengono usati per raggiungere i propri fini.
La dimensione esistenziale dell'attesa mette in un'altra ottica tutta la propria vita; la meta non è rivolta alla realizzazione di se stessi, ma a colui che deve colmare i giorni con la sua venuta.
Ma non fa piacere affidare ad altro la propria tranquillità, perché tutto nel frattempo è fragile e provvisorio.
Attendere una scadenza precisa è faticoso, ma attendere che si realizzi una promessa, senza avere un termine chiaro, richiede ancora più fiducia e disponibilità.
Le immagini che dominano il salmo vanno lette e capite in questo senso. Come vive l'attesa un credente? Con quale atteggiamento di fiducia? E in attesa che la promessa di compia, come si comporta?

"Signore, non si esalta il mio cuore".
L'esaltazione in genere è un sostegno all'attesa. Penso a ciò che precede un concerto, una grande partita di calcio o l'arrivo di una celebrità.
Esaltare chi aspetta tiene alto il clima che esplode allo scoccare dell'inizio o dell'arrivo.
Niente di tutto questo per il salmista: confessa che nel suo cuore non coltiva l'esaltazione. Il suo è un altro modo di attendere.

"Né i miei occhi guardano in alto".
Ha gli occhi rivolti alla semplice e banale quotidianità che scorre giorno per giorno nella normalità. Non è un attesa caricata da una aspettativa grandiosa o esagerata.
La sapienza biblica insegna a fare i passi adeguati allo scorrere dei giorni, non fa estraniare dalla fatica quotidiana, ma se la carica fino in fondo.
Infatti continua affermando: "non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me".
Un ebreo che entra a pregare in sinagoga mette la kippah: è il copricapo religioso che rammenta al fedele di avere, fino alla sua testa, un limite che non può sormontare.

E' simbolo di sottomissione a Dio e il salmo ricorda che accogliere questo limite è salvifico.

"Io invece resto quieto e sereno".
Dopo aver detto cosa non fa, ecco ora la descrizione di come l'attesa è vissuta da chi prega.
"Quieto e sereno": come vorremmo avere un atteggiamento così nei momenti in cui la vita ci ferma nell'inattività e nell'attesa!
Attendere carichi d'ansia e di agitazione è una tortura che non porta a niente purtroppo!
Il salmista lo sa; per questo lo dice a noi e lo ripete a se stesso.
La quiete indica assenza di movimento, riposo che apre al nuovo che arriva, senza pre-giudicare il futuro che non conosciamo. Attendere rilassati è un dono che viene dalla fede.
L'agitazione di Marta e la quiete di Maria sono mostrate dal Vangelo come due modi per accogliere l'ospite Gesù: Maria si è scelta la parte migliore!

La sua attesa, che è attenzione e ascolto, sarà coronata dal riempimento completo del Veniente.

"Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l'anima mia".

È l'immagine centrale del salmo, attorno a cui ruota tutta la preghiera. Nell'antichità i bambini si svezzavano attorno ai tre anni e anche oltre. Sembra di vederlo questo bambino tranquillo in braccio a sua madre, fiducioso e sereno.
Non attende il latte perché è svezzato; gode semplicemente della presenza, dello sguardo, del contatto di chi ama.
Il salmista ci rivela, come ad amici intimi, come vive il suo rapporto col Signore: tra le braccia del Dio Abbà e Madre, al sicuro, in attesa del futuro, senza ansia, già contento di dove si trova.
Attesa e contentezza di dove si è, oggi ed ora, sono un unico atteggiamento che tiene lontane ansia e agitazione.
Come Israele deve attendere ancora il compimento pieno della promessa fatta ad Abramo, così il discepolo di Gesù deve attendere il compimento del ritorno del Cristo, quando Dio sarà tutto in tutti.

Vorrei saperla a memoria questa perla del salterio, ripetermela nei giorni spaventati da un futuro più grande di me e delle mie forze, che mi fa paura affrontare, che mi terrorizza al solo pensiero.
Voglio vivere per me il modo sicuro di un bambino che si affida senza preoccuparsi del domani, già oggi, tra le braccia della madre.
Pregando il salmo, mi affido a questa quiete e a questa pace che sembrava lontana e che invece la Parola mi sussurra e mi infonde.

Commenti

  1. "in verità io vi dico se non vi convertite e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli.petvio chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli" MT 18,3-4... Donaci signore di accertarci come tu stesso ci accetti, con i nostri limiti e le nostre debolezze: e di seguirti in umiltà di cuore con la semplicità e la serenità dei fanciulli.

    RispondiElimina
  2. La splendida immagine del bimbo svezzato in braccio a sua madre è invece la grande via della nostra fede e di tutta la nostra vita. Mi sembra che sia importante anche la precisazione che quel bimbo è “svezzato”: quello che era nel “lattante” un fatto biologico e istintivo, diventa norma e sapienza nella crescita della persona come nella vita della comunità credente. Bisogna rimanere piccoli e diventarlo sempre più! E di più! Questo è il fondamentale atteggiamento interiore di ognuno: vegliare a che la nostra anima, cioè la profondità della nostra persone e della nostra vita, sia sempre come “un bimbo svezzato in braccio a sua madre”. 
    (Giovanni Nicolini)

    RispondiElimina
  3. Questo bambino non è più allattato, è stato sottratto al seno della madre: guarda altrove, ormai, e ha altri interessi. Sta in braccio alla madre, ma non la guarda. Guarda il padre, in dialogo con il mondo che lo circonda e con chi lo domina. Il termine «bimbo svezzato», in ebraico gamùl, compare in alcuni testi dell’Antico Testamento. Ne citiamo tre. Il primo è nella Genesi, al cap. 21. Per la prima volta si dice di un personaggio che è svezzato. È Isacco, figlio di Abramo. Il suo nome significa figlio del sorriso: il Signore insegna ad Abramo e a Sara a sorridere, a sperare in Lui. Isacco viene svezzato, nel cap. 21, e nel cap. 22 può seguire il padre verso il sacrificio. Ora è il figlio pronto per dire ‘amen’, per aderire alla volontà del padre. Così il personaggio del nostro Salmo. Il secondo testo è nel Primo libro di Samuele, al cap. 2. Qui è Samuele lo svezzato. Viene portato dalla madre al santuario perché vi dimori. Egli resta presso Eli e cresce con lui. Il bimbo svezzato è colui che ormai appartiene alla casa del Signore e in essa diventa profeta. Nel Vangelo di Luca, al cap. 2, Gesù viene trovato dai genitori nel tempio e, sgridato, dice loro che ormai deve occuparsi «delle cose del Padre», delle faccende della sua casa.
    (incamminoverso.unblog)

    RispondiElimina
  4. L'ebraico dice: “Il mio cuore non monta in alto, non va sulle alture, i miei occhi non si tendono verso l'alto". Sono espressioni che richiamano il culto delle alture, cioè il culto degli idoli che si trovano sui monti e ai quali gli idolatri guardano per avere un'immediata sicurezza. Qui non si sta parlando dell'uomo che ha raggiunto una certa sicurezza nell’esistenza, ma di quello che cerca la sua grandezza non affidandosi agli idoli, alle opere delle sue mani, perché l'uomo biblico riconosce che non andare in cerca di cose grandi vuol dire riconoscere che “Dio solo è l’unico Grande”.
    – "Non vado in cerca di cose superiori alle mie forze". L'ebraico dice: “Non cammino”, cioè non mi muovo, non vivo la mia espressione umana basandomi su cose strepitose; non cerco le apparenze, ma mi fisso alla verità assoluta di Dio. L'uomo che riconosce che Dio è tutto, che Dio solo è grande, che di Dio ci si può fidare, ha capito il valore più importante di tutta la vita. Nulla è superiore alle forze dell'uomo quando compie ogni cosa in Dio e secondo la verità che Egli, giorno per giorno, ci manifesta; quando il fedele non cammina più dietro ai suoi sogni, ma nella verità di Dio.
    (figliedellachiesa.org)

    RispondiElimina
  5. In braccio
    Ti affida ad uno che ti sostiene
    Non devi più preoccuparti di altro
    Immerso nel seno protettore

    RispondiElimina
  6. L' attesa rafforza la speranza.
    Spero di incontrare....
    Spero un giorno di andarci...
    Spero che avvenga...
    Spero che andrà bene....
    Spero in una buona notizia
    Tutto questo sperare mi mette in attesa.
    Signore volgo lo sguardo verso di te e con fiduciosa speranza attendo te per guardare il tuo volto.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019